LA GUERRA DEI GASDOTTI di F. D’Attanasio
Un breve intervento per segnalare una notizia, a mio avviso, di una certa rilevanza. Su questo blog, in merito, in altre occasioni, avevamo già speso parole, trattasi della questione dei gasdotti. L’Unione europea avrebbe confermato il proprio appoggio alla costruzione del gasdotto Nabucco e la Banca europea degli investimenti (Bei) sarebbe disponibile a fare la sua parte con un finanziamento fino al 25 per cento del progetto. Durante il summit di Budapest tra i paesi interessati alla pipeline, il commissario europeo all’energia Andris Piebalgs e il presidente della Bei Philippe Maystad avrebbero sollecitato i governi coinvolti nel piano per far sì che gli stessi possano raggiungere un accordo a tal fine entro la fine di Marzo. Il gasdotto in questione dovrebbe portare in Europa il gas dell’Asia centrale, dal Turkmenistan attraverso Turchia, Bulgaria, Romania, e Ungheria, dovrebbe sboccare in Austria. Il punto nodale è che tale progetto risulta, allo stato attuale delle cose, concorrente a quello altrettanto grandioso del South Stream: un tracciato alternativo che raggiungerebbe l’Europa aggirando l’Ucraina ma di stampo prevalentemente russo-italiano. Il Nabucco contrariamente al South Stream gode delle simpatie e, se non erro, anche dell’appoggio finanziario degli USA. Siamo di fronte ad una intrigata vicenda di portata strategica geo-politica non di poco conto, e l’Italia ne è coinvolta in pieno; essa potrebbe fungere da cartina di tornasole, nonché costituire una occasione per il nostro paese per riscoprire un ruolo importante nel consesso delle nazioni maggiormente sviluppate. Non scordiamoci come grazie soprattutto all’azione dell’Eni ed in virtù di una chiara volontà di Berlusconi, tra Russia e Italia si stiano coagulando dei legami non solo di natura prettamente economico-commerciale ma anche politica, e questo oltre atlantico, negli ambienti che contano, immaginiamo non susciti poi così tanto entusiasmo. D’altronde più che la Cina, quella che più oggi sembra impensierire la potenza ancora largamente predominante, è proprio