Il Re sabaudo, il Conte di Cavour e Giuseppe Mazzini.
Quando andavo a scuola, sui manuali scolastici ed anche universitari, il Re sabaudo, il Conte di Cavour e Giuseppe Mazzini erano accomunati da una corrente unitaria e da un “fraterno” comune sentire, dimenticando che il terzo fosse stato condannato a morte dai primi due e che la persecuzione sabauda nei confronti del rivoluzionario fosse proseguita anche in pieno periodo unitario.
La mistificazione della Storia è un esercizio permesso quando la Storia stessa è costruita da lobbies o associazioni massoniche che perseguono interessi particolari capaci di rendersi applicabili universalmente. Questo è la differenza tra le sette e le lobbies.
In Italia, non so se applicabile anche altrove, la lotta politica è tutta a favore di lobbies che pur perseguendo lo stesso obiettivo (la rendita, il profitto) si fanno una concorrenza spietata. Le sette, indicate approssimativamente con “residui di un comunismo otto-novecentesco”, sono al momento assopite a vivere o sopravvivere dalla possibilità di rendersi utili alle lobbies attraverso il lascito di qualche briciola.
Le sette comuniste, che di comunismo evidentemente ne sanno poco o niente, parlano di attacco al grande capitale delle multinazionali e propugnano un mondo futuro costruito di fratellanza, egualitarismo e libertà, giocato strumentalmente e fuori dalla Storia, su tre pilastri formali ripresi dalla Rivoluzione Francese (che li sostanziò in un regime “borghese” attraverso il diritto positivo) e che gli pseudo nostalgici non sanno neppure in che senso renderli attuabili, se non attraverso un a carta d’intenti e di buoni propositi.
Oggi noi abbiamo un Mazzini che persegua una politica che non sia figlia di nostalgie e di buone intenzioni?
Probabilmente si. Nel senso che vi è qualcuno che guarda attraverso la luce del pensiero oltre il buio degli steccati facili, soltanto che finchè non si dimostra oltre che un buon teorico anche un organizzatore politico, ogni teoria viene risucchiata nel mucchio delle belle parole.
La teoria non è nulla senza una visione strutturata di quello che si vorrebbe fosse la realtà pensata.
Teoria e prassi, se separate, sono puri esercizi accademici.
< In fondo, il pensiero è sempre lo stesso di un tempo pur con molte sfumature e “variazioni sul tema (impossibile descriverle tutte nel loro numero indefinito)> Gianfranco La Grassa, Una prima mossa. Verso una nuova politica.
Ecco, lo scarto è tra queste sfumature moderne e il passato a fare del pensiero un pensiero attuazionista, affinché si possa compiere la “nuova politica”.
Stefano Moracchi, 23 gennaio 2009
Le teorie in effetti rimangono spesso mucchi di parole senza attuazioni pratiche. Questo avviene persino nelle scienze fisiche e naturali, dove nella gran parte dei casi le parole sono sostituite da formule matematiche. Tuttavia, si tratta sempre di sentieri indicati che non è detto non servano un giorno ad iniziare un reale viaggio, dandosi infine gli opportuni “mezzi di trasporto” su cui salire. Normalmente, anzi, chi si mette in viaggio dovrà ogni tanto scendere dal mezzo di trasporto e correggere o tracciare ex novo ampi pezzi del percorso segnato sulla “piantina” (teorica). A me sembra il modo migliore per viaggiare veramente e scoprire nuove lande. Altrimenti, tanto vale aggirarsi a casaccio qua e là sperando di incocciare la strada giusta; ma ci vuole egualmente tanto tempo, e l’errare alla cieca può condurre in una forra o burrone dove si casca dentro e…..chi si è visto si è visto.
GLG