LA “PASSERELLA” COMUNISTA

 

Fortunatamente l’epopea dei partitini comunisti in Italia sembra essere definitivamente arrivata al capolinea. La rissosità delle varie correnti e dei suoi leaders, gli estremismi infantili e meramente estetici, le scissioni a catena, i tatticismi vacui e pretestuosi, sono soltanto piccoli e fastidiosi detriti sfuggiti all’impietosa polverizzazione operata dalla mola della Storia. Nonostante sia lapalissiano che un’epoca si sia del tutto conclusa, questi poveri decerebrati continuano a cianciare di rifondazioni comuniste, di occupazione degli spazi di emancipazione, di ritorno alle origini, di libertà civili e bla bla bla bla….

Potrei farvi un programma comunista in soli cinque minuti, inanellando i soliti luoghi comuni sul mondo che cambia e sulla necessità che i comunisti siano partecipi di questo cambiamento, aggiungendovi, ad ogni punto programmatico, le consuete e consunte paroline magiche che fanno tanto radicalismo clamoroso, utile solo ad infervorare i pochi militonti rimasti: recupero della conflittualità nella società e nei luoghi di lavoro, antagonismo di classe,  centralità del mondo operaio, antiglobalizzazione, e via vaneggiando all’infinito.

Una vera e propria passerella degli zombies e degli orrori, una bottega di anticaglie inservibili da vendere, a carissimo prezzo, a quei poveri di spirito (la bbbbbbbbase) che hanno tanta buona fede e sempre poca volontà per rimettersi a pensare.

In questi anni ne abbiamo viste davvero di tutti i colori, con predominanza della tonalità rosso-vergogna. Ancora qualche mese fa Paolo Ferrero, nuovo segretario di Rifondazione Comunista, era afflitto da un dubbio amletico: candidare o no Vladimir Luxuria alle europee?

Poveretto Paolo, mentre lui si ingarbugliava nella “contabilità elettoralistica”, per una possibile resurrezione parlamentare, perché “tiene partito” oltre che famiglia, la signorina Luxuria aveva in mente esclusivamente lo star system e le passerelle modaiole di Valeria Marini, già amica del cuore di Sir Fausto Bertinotti. A questo sono ridotti i comunisti in Italia e vorrebbero pure essere presi sul serio. “Proprio non ne hanno a sufficienza quelli che ancora pretendono di essere “comunisti”? La domanda che si pone La Grassa non è poi così retorica. Questi qui non si faranno mai da parte finché qualcuno non si deciderà ad organizzare una vera e propria pulizia etnico-identitaria contro di loro. I nostri compiti sarebbero abbastanza chiari ma non si vede all’orizzonte la formazione di quel blocco sociale capace di agire come una ruspa per sgombrare definitivamente il campo da tutti i rimasugli del passato, aprendosi finalmente un varco verso la nuova fase.