IL GRANDE CENTRO
Il risultato elettorale risicato ottenuto dalla coalizione di centrosinistra, può essere foriero di alleanze trasversali tra le due coalizioni e, soprattutto, tra le forze più centriste (che vede l’UDC e la Margherita condurre i giochi, con la prospettiva, tra qualche tempo, che la stessa Forza Italia, o parti di essa, non restino avulse da alleanze successive), con l’obiettivo esplicito di risolvere il problema costituito dai partiti più estremi (in senso ormai solo culturale e autoreferenziale) che sono comunque in grado di rallentare alcune “riforme” fondamentali richieste a gran voce dai capitalisti italiani e stranieri.
Occorre chiarire una faccenda basilare che è quella dell’irreversibilità storica della caduta della D.C. che non si ricostituirà mai più, a causa di contesti economici, politici, sociali (oltrechè storici ovviamente), palingeneticamente mutati, che richiamano i soggetti politici di centro a ridefinire le proprie prospettive contrattando ogni decisione politica con i poteri dominanti e rinunciando così a qualsivoglia autonomia (episodi come quello di Sigonella, dove l’Italia dissimulava una qualche reazione ad interferenze sulla propria sovranità, non saranno nemmeno più immaginabili).
Questo nuovo centro (del quale si percepisce l’aura) dovrebbe profilarsi come ago della bilancia fondamentale e trasversale ai due schieramenti “antitetico-polari”, al fine di far passare ciò che alcuni partiti (per motivi culturali o di profilo sociologico) sarebbero restii ad accettare.
Solo per fare un esempio. L’attuazione della legge Biagi così com’è non potrebbe mai essere votata dai parlamentari di Rifondazione, non certo perché i comunisti nostrani abbiano una prospettiva anticapitalistica, ma perché i loro voti vengono soprattutto dai giovani precari e dai settori più deboli della società italiana nonché da parti del lavoro dipendente (dei quali occorre comunque tener conto). Ecco che allora la parte centrista interverrebbe a supporto del governo facendo approvare ciò che deve essere approvato (perché lo richiedono i fantomatici mercati o l’UE), mentre Rifondazione Comunista può “dignitosamente” astenersi o persino votare contro. Insomma tutti contenti e con la faccia pulita.
In questi giorni si stanno moltiplicando, non a caso, le solite sciocchezze sul deficit pubblico che hanno come obiettivo principale il rastrellamento di risorse aggiuntive (da destinare a chi?) da risparmiare con i tagli sulla spesa pubblica.
Lo stesso Centro potrebbe divenire superfluo laddove si andranno a toccare gli interessi dei lavoratori autonomi, in tal caso la coalizione governativa (che sta già annunciando un giro di vite sulla faccenda) agirà con la propria conformazione “naturale” col sostegno dei poteri capitalistici che hanno appoggiato congiunturalmente l’Unione.
Tuttavia le questioni più spinose resteranno quelle riguardanti i così detti “gioielli nazionali”, dal settore energetico (dove sono previste privatizzazioni e fusioni) a quello finanziario (che ha già mostrato il proprio ribollimento con le faccende torbide di questi ultimi mesi) fino a quello industriale (dove sono previste le più grosse dismissioni con aggravi per la collettività sia in termini di occupazione (persa) che di uso della Cassa Integrazione.