Il Sistema-Paese Italia di M. Tozzato
Sul Corriere del 20.03.2010 Giuseppe De Rita scrive:
<<negli ultimi sessant’anni non abbiamo conseguito innovativi assetti di sistema, ma abbiamo silenziosamente costruito un modello di sviluppo solido che ci ha fra l’altro permesso di resistere all’uragano che solo dodici mesi fa rischiava di abbattersi su di noi.>>
Ma nella situazione attuale in cui il nostro sistema-paese appare – da parecchio tempo prima dell’innescarsi dell’attuale crisi globale – in fase di stagnazione e quindi essenzialmente statico e “replicante” De Rita si domanda cosa sia necessario attendersi. Dal punto di vista del nostro blog sono risultate determinanti nell’aggravamento delle problematiche attuali lo smantellamento ( o quasi) di quel sistema industriale e finanziario “pubblico” (inteso nei termini anche recentemente specificati nelle riflessioni di La Grassa) che sorto ai tempi del fascismo era stato poi implementato nel periodo governato dai democristiani col contributo neanche tanto “nascosto” dell’opposizione (PCI). Il presidente del Censis descrive quelli che sono, attualmente secondo lui, i due atteggiamenti prevalenti all’interno delle forze politiche e economiche italiane:
<<La prima è di aspettare e sperare in qualche benefico influsso esterno; aspettare e sperare che si rimetta in moto la locomotiva tedesca; che ripartano i consumi di lusso coltivati dalle fasce ricche del pianeta; che l’effervescenza dei mercati finanziari mondiali si traduca non in una ennesima bolla speculativa ma in nuovi impulsi all’economia reale. E’ un atteggiamento non indebito, ma certo non induce all’attivismo e all’iniziativa.>>
Tra l’altro questa opzione comporterebbe ancora una volta il prevalere di una scarsa propensione all’innovazione che si concentrerebbe – come è ormai consueto negli ultimi decenni in Italia – nei settori di nicchia delle piccole e medie imprese caratterizzate da tecnologie di medio livello. Il sociologo prosegue poi introducendo la seconda ipotesi:
<<Cresce così una seconda propensione, centrata sulla convinzione che dalla crisi si esca (e nella ripresa si entri) solo se facciamo le riforme di sistema (della scuola come della ricerca, della pubblica amministrazione come della sanità o della previdenza, tanto per restare a quelle più quotate nell’opinione collettiva).>>
De Rita a questo proposito manifesta un quasi totale scetticismo; la “retorica delle riforme” gli appare poco credibile sia rispetto alle speranze degli strati medio-bassi sia in generale riguardo alla loro presunta efficacia. Alla fine egli sembra ritenere maggiormente affidabile il tradizionale procedere economico politico all’italiana, il cosiddetto “empirismo di governo” che dovrebbe accompagnare alcune dinamiche spontanee:
<<C’è anzitutto da capire ed accompagnare la tendenza degli attuali cassaintegrati a cercare anche una riconversione individuale […]. C’è in secondo luogo da capire ed accompagnare il formicolio post-letargo che sembra ridare voglia di riprendere l’iniziativa a molte delle medie e delle piccole imprese manifatturiere[…]. E c’è infine, ma non per ultimo, da capire ed accompagnare il profondo e quasi improvvisato processo di ristrutturazione del terziario. Processo quasi invisibile perché si attua in molecolari microdecisioni e microcomportamenti (in singoli piccoli esercizi commerciali, in singoli piccoli studi professionali, in singole e piccole aziende di trasporto, ecc.); ma che porta in lento progresso ad una maggiore efficienza e competitività del settore e del sistema.>>
A tale proposito nel recente convegno del Censis 'Il Terziario è un'industria?',il direttore generale GiuseppeRomaha affermato che:
<<Oggi industria e servizi hanno perso un po' i confini che avevano in passato, abbiamo un sistema economico sempre più ibrido[…]. Il rapporto tra industria e servizi è molto stretto, complementare, quasi rovesciato.>>
Questi cambiamenti si sarebbero accentuati negli ultimi 20 mesi, in coincidenza con la crisi economica; il direttore generale ha poi continuato, facendo riferimento al rapporto curato dall'istituto di ricerca, ricordando che
<<questo terziario, che negli anni scorsi è cresciuto in modo rilevante, si sta adesso 'sgonfiando', razionalizzando. Si deve pensare al fatto che 3 milioni di posti di lavoro negli ultimi 15 anni nel Paese sono arrivati da questo settore, di cui 2,5 milioni dipendenti e 500 mila autonomi […]. Si sta riducendo lo spontaneismo e l'improvvisazione propri del settore dei servizi degli ultimi quindici anni, ma si deve ancora lavorare su questo.>>
Roma ha quindi sottolineato che per le aziende del settore "deve essere fondamentale l'internazionalizzazione” sottolineando poi che vanno soprattutto razionalizzate quelle piccole strutture che difficilmente potremo riportare a “posizioni intermedie". Per il direttore del Censis, comunque, il terziario va ripensato per il futuro: "Meno spontaneità e improvvisazione, più organizzazione, più struttura e lavoro in rete".
Un altro relatore ha ricordato che
<<la priorità resta quella di rafforzare la dinamica del ritorno alla crescita, con un'economia reale che è fatta di un'industria che è e deve restare preziosa, ma anche di un'economia di servizi che rappresenta almeno il 50% dell'intero sistema economico. Il problema di fondo che emerge in questo periodo è quello della produttività, che è particolarmente rilevante nel settore del terziario. Questa sfida per la produttività può essere vinta "puntando sull'innovazione".>>
Ho riportato queste considerazioni per introdurre un problema e una questione che meritano, io credo, di essere approfondite. Ciò non toglie che nelle nostre riflessioni il ruolo preminente debba sempre essere rappresentato dalla possibilità di un autonomo sviluppo di industrie e anche servizi a tecnologia avanzata che riescano a muoversi a livello competitivo in ambito internazionale e in settori strategici – non, però, necessariamente e sempre su grande scala – a partire, comunque, da un’ aspra lotta con quella GFeID che continua a rappresentare un peso e un freno per le possibilità di sviluppo del nostro paese.
Mauro Tozzato 21.03.2010