PROMEMORIA (di GLG il 20 aprile)
In un certo senso mi riallaccio a quanto scritto da Mauro in merito ai rapporti tra Eni e Gazprom. In effetti era sembrato, negli ultimi mesi, che ci fosse qualche problema di incomprensione dopo alcuni anni di pressoché perfetto accordo. Adesso, l’entrata della Gazprom negli “affari” libici dell’Eni, le discussioni, che non sembrano ostili, attorno alla partecipazione dell’Edf al consorzio Southstream, ecc., dovrebbero indicare che invece non si presentano particolari difficoltà nei rapporti tra le due aziende. Esse configurano, fra l’altro, una politica estera italiana dotata di una certa autonomia strategica in fatto di fonti di energia (tradizionali). Smentite sono pure alcune dichiarazioni critiche di parte russa su certe aperture dell’Eni al Nabucco. Restano in effetti alcune poco simpatiche affermazioni di Scaroni (negli Usa e altrove) indirizzate in tal senso; in netto contrasto con altre precedenti (di alcuni mesi o un anno fa), in cui l’ad italiano aveva nettamente escluso ogni possibile congiunzione tra i due progetti: quello russo-italico e quello patrocinato dagli Usa, con il servile appoggio degli organismi comunitari europei, teso a danneggiare anche gli interessi italiani, con la miseranda scusa di rendersi autonomi rispetto alle forniture di gas russo.
Mi sembra utile ricordare poche cose del passato più recente. I rapporti tra Russia e Italia in merito alla questione energetica furono sicuramente al centro dei colloqui tra Berlusconi e Putin in Sardegna nell’estate del 2003 (se non ricordo male Putin rientrava da un viaggio in Algeria e/o Libia, dove già erano stati discussi accordi con quei paesi). Ricordo, come semplice coincidenza, che a partire da quell’anno si manifestò il sempre più netto ritorno della Russia come potenza (quasi) mondiale dopo la dissoluzione dell’Urss nel 1991. Qualcuno data tale ritorno dal 2001; in quell’anno, per ragioni evidentemente tattiche, il paese eurasiatico aveva di fatto seguito Bush jr. nella sua lotta al “terrorismo” che aveva portato all’invasione dell’Afghanistan. Se si vuole, si possono notare sussulti di dignità russa, dopo le vergogne di Eltsin, già nel 1999 con Primakov. Insomma, anno più anno meno, si può ben dire che, con l’inizio del XXI secolo, comincia la rinascita dell’autonomia russa.
E’ invece indubitabile che il 2003 segna l’inizio di una politica estera italiana più attenta ai rapporti con la Russia; il fulcro di questi ultimi consiste proprio negli accordi tra Eni e Gazprom, però si allarga anche ad altri settori, primo fra tutti quello aviatorio (accordi con la Sukhoi) e mostra potenzialità anche per gli affari del settore delle nostre piccolo-medie imprese. Importante è però soprattutto l’effettuazione di qualche mossa italiana appena un po’ più autonoma rispetto agli Usa; e anche rispetto alla nostra finanza e grande industria più arretrata (tipo Fiat & C.), succubi di tale paese “imperiale”. I nefasti dell’epoca di “mani pulite”, della svendita della nostra industria “pubblica”, dell’aggressione alla Jugoslavia (Governo D’Alema al seguito servile di Clinton) – tutti nefasti procuratici dalla sedicente “sinistra” – vengono non certo sanati, ma un po’ attenuati, dall’azione di un personaggio considerato “il fascismo in ascesa”. Da quel momento sempre più forsennata si fa la campagna denigratoria e di attacco al “fascista” da parte della “sinistra” (l’autentico sicario politico degli Usa) e della stampa della suddetta finanza e grande industria sempre bisognosa di aiuti e assistenza da parte della spesa pubblica.
Dopo i primi accordi, stilati evidentemente in quella seconda metà del 2003, la politica dell’Eni si fa più precisa, ma resta impacciata, come appesantita da probabili contrasti interni al management, dove evidentemente – soprattutto dopo l’incidente/assassinio di Mattei – vi furono forti infiltrazioni non autonomiste rispetto al paese predominante. Nel 2005, il Governo procede al cambiamento del vertice: se ne va Mincato e arriva Scaroni. Si nota una maggior scioltezza della nostra azienda. Poiché non è certo un uomo al comando che decide dell’efficienza e politica industriale di un’azienda di quelle dimensioni, è del tutto evidente che la nomina del nuovo dirigente significava una diversa politica di maggior accordo con la Gazprom anche a costo di malcontenti americani, che infatti si sono manifestati a più riprese (come ad un certo punto fu certificato dal sen. Guzzanti, che parlò apertamente di certe dichiarazioni da lui raccolte presso un’Ambasciata straniera, facilmente identificabile con quella statunitense).
Si arriva così al massimo dello scatenamento antiberlusconiano man mano che si stringono viepiù i rapporti con la Russia (e tra Eni e Gazprom), con anche crisi interne al cosiddetto centro-destra. Infine, sembra verificarsi un cedimento pressoché completo con il viaggio del premier in Israele, più una serie di altre mosse (anche verso gli Usa) e di dichiarazioni, effettivamente servili, tanto da far assomigliare sempre più Berlusconi al D’Alema “clintoniano”. Ad un certo punto, pure Scaroni “mette fuori il capino” e fa quei pronunciamenti pro fusione tra i progetti Southstream e Nabucco che hanno sicuramente, al di là delle smentite ufficiali, irritato la controparte russa.
Adesso, negli ultimi giorni, tutto sembra rimettersi sui binari “giusti”. Naturalmente, è meglio non fidarsi troppo. Alcune osservazioni non possono tuttavia non imporsi. Intanto, non è molto credibile una resipiscenza di Scaroni. O costui aveva fatto le precedenti dichiarazioni per pura tattica, al fine di coprirsi nei confronti delle pressioni, sicuramente molto dure, degli ambienti americani; oppure c’è stato un sotterraneo, ma non certo discreto, intervento del settore politico in rapporti con la Russia (credo sia chiaro quale sia) per ricondurre la situazione nel suo alveo precedente. In tal caso, si tratterà di vedere come si assesterà la politica italiana, oggi in discreto marasma sia “a destra” che, ancor più, “a sinistra”. In questo momento, ma tutto cambia da un giorno all’altro, i settori più indecentemente filoamericani – Pd, Idv e “sinistre” varie – sembrano i peggio messi. Anche i loro sostenitori finanziari-industriali non sono più quelli di solo pochi anni fa. Gli Usa stanno manovrando, tentando di ri-orientarsi in un mondo che si va facendo assai complicato. Sarebbe errato, penso, interpretare certi contrasti con Israele come puro gioco delle parti; più probabilmente, la complicatezza della situazione mondiale vede sorgere divergenze tattiche.
In ogni caso, non sarà da sorprendersi se magari Scaroni seguirà la sorte di Mincato; non subito, fra un anno o poco più. Ripeto, però, che tutto è reso più complicato da un gioco che si è fatto assai oscuro, sotterraneo, dove ciò
che si vede è spesso il contrario di ciò che è. La lettura degli avvenimenti sarà difficile. Estremamente facile è invece provare disgusto totale verso questa presunta “sinistra”, che ha raggiunto livelli di indecenza intollerabili. Tutto lì.