LA PRESUNTA SVOLTA DI NAPOLITANO (di GLG 29 apr ’10)

 

Negli ultimi giorni, per ben due volte il Presidente della Repubblica ha rilasciato dichiarazioni, che ci si è affrettati a leggere semplicisticamente, con mentalità piatta, mai sforzandosi di andare oltre il significato letterale di quanto si sostiene in politica, campo in cui non solo è lecito, ma spesso doveroso, dire esplicitamente “bianco” lasciando agli interpreti meno banali di valutare se veramente quanto affermato è tale qual è o nasconde altri sensi. Sia sul 25 aprile sia sulle “toghe”, Napolitano ha manifestato opinioni, del tutto non opinabili e perfino ovvie, che hanno invelenito gli imbecilli della “sinistra”, in specie di quella che si ritiene radicale e antifascista (mentre è solo sfascista ed eversiva), mentre ha sollevato tanta soddisfazione nella “destra” che vi ha letto una nota di “revisionismo”.
Intanto, bisognerebbe mettersi in testa che il Quirinale non è la semplice residenza di un uomo eletto Capo dello Stato (un capo del tutto formale e con pochi poteri reali). E’ un luogo necessariamente attraversato dai molteplici fili intercorrenti tra vari apparati istituzionali, fra cui anche i “corpi speciali” (non solo la Magistratura, ma perfino quelli “in armi”, i servizi segreti, ecc.); e intrattiene inoltre relazioni con Ambasciate straniere e via dicendo. E’ dunque logico che si tratta di un luogo, dove il gruppo di persone che vi lavora (con un suo dato vertice) non può non avere in qualche modo il polso della situazione interna e internazionale. Difficile, quindi, che “sul Colle” non si sia avvertito quanto sono riuscito a captare io e ad esprimere nel mio penultimo intervento. Anzi, da “lassù” la sensazione – che un povero “emarginato” quale sono, usando il solo cervello, ha avuto – è senz’altro corredata da ampi dossier informativi.
Dopo poco meno di vent’anni di rinnegamenti, tradimenti, uso improprio e fazioso della “giustizia”, campagne denigratorie a base di intercettazioni telefoniche, gossip, scandali inventati, ecc. i primi sicari (la “sinistra” dei rinnegati) di ambienti Usa e dei nostri settori economici più arretrati e decotti hanno fallito miserevolmente il loro compito. Hanno mobilitato tutto il mobilitabile, ma non avendo idee – quando si è tradito il proprio passato e ci si è venduti per il classico piatto di lenticchie, quali idee possono rimanere? – hanno cercato di individuare in un singolo personaggio tutto il Male del mondo. La pantomima di questi farabutti, però anche stupidi, è perfino durata troppo; è durata proprio per la pochezza dei loro avversari, e certo per l’appoggio di una potenza come gli Usa, che ancora sono il primo fra gli Stati nazionali in lotta per la supremazia mondiale.
Adesso, effettivamente, sembra che i nodi siano venuti al pettine. Cercare di sostituire i falliti del Pd con gli ottusi eversori dell’Idv non ha avuto gran successo. I sinistri “estremi”, con i giovani (e meno giovani) dei centri sociali, con l’“Onda” che è ormai ondina piatta, avrebbero voluto porsi come le avanguardie di chissà quale radicalismo, ma le condizioni oggettive non sono quelle di quarant’anni fa e nemmeno di venti. Come, più in grande (molto più in grande), gli Stati Uniti hanno dovuto adattare la loro tattica, pur sempre “imperiale”, alla nuova epoca che avanza, così nella loro meschinità e povertà di idee e di prospettive le classi dette dirigenti del nostro paese (in realtà al servizio della potenza predominante) hanno bisogno di inventarsi nuove strade per mantenersi a galla ancora per qualche anno, onde continuare a svolgere questa loro funzione di servizio.
Anche oggi vi sono notizie precise circa i piani per tentare l’assemblaggio dei sedicenti centristi e di Fini; era anzi tutto predisposto nel caso fossero andate male per il centro-destra le elezioni regionali. La miseria politica degli avversari di tale schieramento si è manifestata ancora una volta. Comunque il tentativo continuerà, anche se il successo dell’operazione è assai dubbio, poiché le truppe dovrebbero essere ancora fornite dalla “sinistra” e dalla Cgil, una volta che si rassegnassero alla pura funzione di portatori d’acqua, rinunciando a difendere troppo strenuamente il loro bacino elettorale ormai costituito dai ceti della sfera pubblica o vivacchianti sugli ormai scarsi sovvenzionamenti provenienti da quest’ultima.
Adesso, non mi metterò a fare alcuna illazione sul fatto se il Presidente della Repubblica è parte di questi piani oppure no. Personalmente, credo che si tenga piuttosto neutrale nell’attuale contingenza. Il Quirinale ha semplicemente preso atto che, in ogni caso, è indispensabile un cambiamento, che è ormai finita in un vicolo cieco la fin troppo lunga strada imboccata con “mani pulite”, con la demonizzazione di un solo personaggio. In ogni caso, vanno riformulate le politiche di contrapposizione allo schieramento attualmente al Governo. Non sono quindi convinto che le dichiarazioni di Napolitano debbano essere prese come sintomo di “revisionismo”; sono il riconoscimento della fine ingloriosa di un tentativo portato avanti tramite il rinnegamento del proprio passato, senza la benché minima valutazione critica dello stesso, con in più la svendita obbrobriosa agli Usa e ai gruppi dominanti del peggior capitalismo italiano.
In tal senso, dunque, quanto detto dal Presidente segna a suo modo un tornante; lo spirare di un’epoca di pura vergogna del ceto politico – e ancor più di quello intellettuale, del tutto scandaloso nel suo crollo “cerebrale” – che ci si è ostinati a definire di “sinistra” e “progressista”, mentre era il sintomo di un male incurabile. Per troppo tempo, si è voluto fingere che questo male provenisse da Berlusconi, che ne era invece il mero effetto “di ritorno”. Adesso, finalmente, il fenomeno appare in chiara luce: la “sinistra” ha devastato questo paese. Il “corpo sociale”, per quanto ancora incertamente, dà segni di reazione all’infezione. Quelli, tra le classi dominanti, che ancora vivono di quest’ultima, che vogliono rilanciare l’epidemia, sono obbligati a dichiarare conclusa una fase poco meno che ventennale e stanno cercando altre vie. In campana!