LE SCIOCCHEZZE DEGLI INTELLETTUALI HANNO LE GAMBE CORTE
(di Giellegi 19 mag ’10)
Fino all’inizio di questo secolo, i vari intellettuali (in massima parte di sinistra) continuavano a sostenere la fine degli Stati nazionali; e magari cianciavano di Impero al seguito di un individuo che le ha sbagliate tutte in vita sua; facendolo apposta, io credo, perché il suo intento era di sviare l’attenzione di bande di giovinastri (alcuni ormai con i capelli grigi ma ancora con camicie militari alla Che Guevara) verso insulsi movimentismi detti della Moltitudine. Anche i paludati “nonsochecosastodicendo” di “Le Monde diplomatique” seguivano queste scemenze sesquipedali. Alla fine, tutti si sono accorti che gli Stati nazionali continuano a sussistere e si stanno rafforzando, creando così una situazione di tipo multipolare. Adesso è difficile trovare qualcuno che sostenga la fesseria così di moda fino a due-tre anni fa.
Ancora invece resiste l’altra sciocchezza degli intellettuali: la società contemporanea come società dello spettacolo, del consenso mediatico, ecc. Perfino l’attuale premier italiano, così allergico alla “sinistra, da lui ridicolmente considerata quale covo di ancora comunisti, ci ha creduto; ha infatti pensato che fosse sufficiente “incantare” masse di cittadini. Di fronte all’antipatia che suscitano i presuntuosi e arroganti di sinistra, di rara incapacità e sicura demenza, è riuscito nel suo intento anche a lungo. E’ perfino stato in grado, malgrado lo si sia sempre dipinto come “l’amerikano” per eccellenza, di promuovere una politica estera dotata di qualche autonomia. Fin quando però non gli è giunto in faccia il “Duomo di Milano”. Non credo affatto che si sia trattato di semplice paura; solo ha dovuto rendersi conto di una verità elementare: non ha alcun controllo degli apparati dello Stato che “amministrano” la forza. Da allora, salvo un breve sussulto “d’antico” qualche settimana fa nell’ultimo incontro con “l’amico” Putin, ha progressivamente ceduto su tutta la linea. Siamo partiti con la visita in Israele e siamo, per il momento, giunti alla dichiarazione circa l’importanza fondamentale e decisiva della nostra missione in Afghanistan. Si pensa anzi di aumentare il nostro contingente, rispondendo alle sollecitazioni di Obama. Il premier sta cercando insomma di fare tutto il possibile per tranquillizzare chi effettivamente controlla gli apparati di cui sopra, ma contribuisce semplicemente al suo progressivo indebolimento. Almeno fino ad ora.
Difficile comunque pensare che, salvo colpi d’ala al momento non immaginabili, riesca a durare per molto. Quelli del centrodestra sono increduli: con una maggioranza simile (sulla carta), dopo aver superato la prova “democratica” delle elezioni regionali, è tuttavia accerchiato, messo nell’impossibilità di muoversi, mentre intorno a lui anche quelli che dovrebbero essere i suoi più fidati alleati, dalla Lega al suo Ministro dell’economia, stanno imbastendo un gioco quanto meno assai ambiguo. E il consenso mediatico? E l’appeal, così fondamentale nella società dello spettacolo? Tutte balle, come balle sono le “elezioni democratiche”. E’ necessario controllare gli apparati della forza.
L’unico intellettuale dotato di credibilità negli ultimi decenni è stato Kubrik con il suo 2001 Odissea nello spazio. Una scimmia, già ominide, raccoglie un pezzo di legno (un ramo tranciato) e colpisce in testa il membro di una “tribù” avversa, minacciosa, e lo ammazza (alla faccia del comunismo primitivo!). Un attimo di sorpresa, i nemici che si ritirano, l’urlo gioioso della vittoria e il lancio in alto della clava improvvisata; trenta secondi, si e no, di volteggio e trasformazione della stessa nell’astronave del futuro (ancora non arrivato). Tutta la storia dell’umanità è fatta di uso della forza, che è andata trasformandosi, anche tecnologicamente ma non solo tecnologicamente, in mille e mille modalità d’espressione diverse. Cambiano tali forme espressive, ma l’uso della forza è quello fondamentale. Lo “spettacolo”, il “consenso”, l’“egemonia ideologica”, e tutto ciò che ancora volete citare, sono strumenti che servono, sono a volte utilissimi, ma solo se dietro c’è la forza, la potenza. Altrimenti, malgrado le immani sciocchezze dette da intellettuali che non capiscono nulla della realtà, alla fine si cade, si resta a terra e mai più ci si rialza.
Per il momento, atteniamoci a questo insegnamento: l’uso della forza è il motore della storia. Quello che un “non comunista” intelligente come Cossiga ha recentemente definito forse il più grande teorico (e pratico) della politica, cioè Lenin, l’aveva capito alla perfezione. Altri intellettuali sciocchi, come alcuni dementi marxisti-leninisti dogmatici, hanno pensato che la forza del leninismo consistesse nell’aver ripristinato l’ortodossia marxista contro il revisionismo di Kautsky. Ironia del destino: il vero ortodosso era costui, che credeva alla pacifica conquista del 50% + 1 del consenso popolare, data la (creduta) crescita esponenziale del movimento operaio, in ciò seguito mezzo secolo dopo dal sedicente “eurocomunismo” del Pci togliattiano. Il povero Gramsci, svisato sia a “sinistra” che a “destra”, aveva ben parlato, leninisticamente, di “egemonia corazzata di coercizione”. Niente da fare: Togliatti, credendo di fare il furbo e di ingannare gli avversari, e una massa di intellettuali rimbambiti hanno sentenziato: ormai conta solo il consenso ottenuto tramite i “mezzi di comunicazione di massa”. Perfino una persona, pur “tragicamente” seria come Goebbels, è stato preso per un sostenitore ante litteram di tali idiozie.
Come tutte le bugie, le sciocchezze di questi intellettuali da “quattro palle un soldo” hanno le gambe corte. Però su questa cretinata tentano di resistere, visto che sulla fine degli Stati nazionali hanno dovuto cedere su tutta la linea. Ormai, però, i tempi sono in rapido cambiamento. L’importante è in ogni caso manifestare tutto il nostro disprezzo per questi intellettuali. Cialtroni, incapaci di pensare, alla ricerca di sciocchezzuole per compiacere i dominanti e disarmare chi almeno denuncia – comprendendo, con sano realismo, la sua impotenza odierna – l’immane merdaio in cui siamo immersi; e in cui resteremo immersi per tutta l’epoca della nuova politica delle potenze che si annuncia con sempre maggiore evidenza. Si mandi al diavolo questo ceto intellettuale, si dica chiaramente quale fetido odore ormai promana da esso. Per parafrasare una ben nota definizione che veniva data nel ’68, abbiamo a che fare con “idioti senza sufficiente quoziente di intelligenza”.
PS Vedo che oggi qualcuno (Belpietro su Libero) si accorge che sarebbe necessario un governo molto forte – ma non di quelli tecnici, di unità nazionale, ecc. richiesti dagli arruffoni della politica detta “centrista” – per ottenere qualche risultato. Il limite è che pensa solo alla riduzione di potere e di compensi relativamente alla casta degli alti dirigenti del settore detto pubblico; non pensa minimamente (cioè, non ci vuol pensare) a chi esercita il vero potere in Italia: la &ld
quo;casta” della finanza e grande industria decotta di tipo “weimariano”. Inoltre, Belpietro pensa che l’unico in grado di varare questo governo sarebbe ancora Berlusconi; e tuttavia “teme” che non ne sarà capace. Si ponga il problema di questa incapacità nonostante l’uomo abbia resistito a tanti attacchi di tutti i generi, abbia vinto ripetutamente “democratiche” elezioni e quant’altro. Non so se per incapacità propria o per impossibilità oggettiva (credo un po’ per questo e un po’ per quello), egli non ha il controllo dell’uso della forza. Belpietro ha poi paura del termine “eccezionale” con cui definisce il necessario governo; teme di essere frainteso. Non c’è da temere nulla: questo è proprio un momento da “Stato d’eccezione”. Sarebbe meglio ammetterlo invece di fingere sempre d’essere “democratici”, cioè esposti alle minacce di chi controlla effettivamente gli apparati della forza. Il problema è precisamente: per avere questo governo “eccezionale” contro chi ci si deve muovere? E quali gruppi politici (ed economici) dovrebbero muoversi e con netta decisione e durezza? E con intendimenti nazionali o di svendita della nazione allo straniero? La si smetta di girare intorno al problema.