L'Italia è in serio pericolo a cura di G.P.
L'articolo firmato da Renato Besana, dal titolo “La nostra auto sufficienza infastidisce gli Usa”, non smentisce la felice linea sposata da Libero sui recenti accadimenti che hanno visto coinvolta la nostra Finmeccanica, indebitamente colpita da sospetti di corruzione e pretestuosamente accusata di gestire fondi neri. L'obiettivo, nemmeno tanto velato, è quello di screditare l'immagine pubblica di un'azienda superavanzata che dà fastidio a qualcuno.
Vorremmo che metteste la vostra attenzione su alcuni punti focali, sottolineati dal giornalista di Libero, che sono fondamentali per capire la genesi dei problemi italiani e i rischi a cui andiamo incontro:
1.Sono gli Usa e la Casa Bianca ad aver agito nell'ombra contro una nostra impresa di punta perché infastiditi dal protagonismo italiano in settori strategici dell'economia, direttamente collegati al ruolo facilitatore degli Stati, i quali, tramite siffatti affari, veicolano interessi di politica estera.
2.Il bersaglio dell'amministrazione americana è Silvio Berlusconi, reo di aver inaugurato una stagione di proficua partnership, anche basata su rapporti personali, con paesi come la Russia, la Libia, la Turchia, il Venezuela che notoriamente non sono allineati sui diktat di Washington.
3.Besana riporta le collaborazioni nel settore energetico con i vari progetti sui gasdotti che hanno annichilito il tentativo americano di far avanzare un proprio progetto alternativo, teso ad isolare la Russia e gestire con più facilità gli approvvigionamenti di gas dell'Europa (Nabucco vs South Stream e Nord Stream).
4.Nell'articolo vi è una non casuale citazione da Mattei che riporta alla mente le iniziative condotte dal grande Presidente dell'Eni, il quale si era spinto sino a rompere l'isolamento dell'Urss e di alcuni paesi arabi, stringendo con essi accordi commerciali in palese contrasto con la linea atlantica: “Non c'è indipendenza politica se non c'è indipendenza economica”. Appunto, ieri come oggi questo smarcamento italiano dalla agenda americana potrebbe costare la vita a qualche "recalcitrante".
5.Negli anni '90 l'Italia fu costretta a mettere sul mercato i suoi tesori pubblici sospinta dai piani americani che prevedevano, nel nuovo contesto monocentrico, un ridimensionamento delle iniziative economiche autonome dei paesi satelliti e della loro stessa sovranità nazionale. Iniziava il New American Century. Dice testualmente Besana: “…la liquidazione della prima repubblica per via giudiziaria culminò nella svendita al grande capitale anglo-americano della nostra impresa pubblica, concomitante all'attacco speculativo contro la lira e all'insediamento d'un governo' tecnico guidato da Ciampi. Dal dopoguerra opera infatti "il quarto partito" come lo chiamava De Gasperi – formato da segmenti dell'industria e della finanza con solide sponde Oltremanica e Oltreoceano, nonché molteplici e trasversali agganci in parlamento”. Concetti inequivocabili che rimandano al connubio tra FBI, magistratura politicizzata, spezzoni delle istituzioni e poteri del cattivo vapore (GF&ID) che si associarono per far cadere un'intera classe dirigente, colpevole di non inchinarsi alle esigenze totalitarie e messianiche dell'ipertrofico alleato d'oltreatlantico.
6.Questi poteri forti, interni ed internazionali, non hanno ancora abbandonato il progetto di impadronirsi pienamente del nostro paese. Hanno uomini collocati nelle alte sfere dello Stato, della politica e degli organismi economici. Di uno di questi giannizzeri potrebbero servirsi per dare concretezza alla loro spallata putschista: “D'un imminente governo guidato da Draghi la stampa estera parla da mesi. Il perché l'ha spiegato Le Monde riferendo che l'Eliseo non avrebbe mai acconsentito a nominare il governatore di Bankitalia alla guida della Bee in quanto egli era stato il vice presidente per l'Europa della Goldman Sachs. Non possiamo dare le chiavi dell'Europa, hanno detto i francesi, a un uomo degli americani. Ragione per la quale palazzo Chigi gli andrebbe a pennello”.
Più chiaro di così non poteva essere e noi, scusateci la poca modestia, ci prendiamo il merito di averlo raccontato con anni d'anticipo.
La nostra auto sufficienza infastidisce gli Usa di Renato Besana
Niente di nuovo, purtroppo: le trame interazionali che s'intravedono dietro l'attacco sferrato dalle procure contro Finineccanica sanno d'antico. Si tratterebbe, come Libero ha documentato, d'una ritorsione ispirata da alcune lobby statunitensi che non hanno-tollerato le invadenze dell' azienda – italiana nel lucroso comparto della difesa. il bersaglio grosso, sullo sfondo, resta Silvio, cui non si perdona l'ostentata disinvoltura nel promuovere gli interessi nazionali. Non è certo la prima volta che la politica italiana si trova in questa situazione. «Non c'è indipendenza politica se non c'è indipendenza economica», soleva ripetere Enrico Mattei, che si comportò di conseguenza: osò sfidare, con successo, il cartello delle Sette Sorelle, strinse accordi – con Nasser, acquistò petrolio dall'Urss in piena guerra fredda, si affacciò in Algeria, volse lo sguardo al Sudamerica. Sappiamo quel che gli sarebbe toccato in sorte.
Oggi I'Eni, per iniziativa di Berlusconi, collabora con Gazprom per il gasdotto South Stream, destinato a portare il metano russo fino in Austria e in Italia; il progetto è inviso a molti dei nostri partner europei e soprattutto agli Usa. Nel gennaio di quest'anno, l'Enì ha firmato col governo venezuelano un accordo per la formazione d'una società mista che prevede, tra l'altro, l'estrazione di 75 mila barili al giorno a partire dal 2013, e Chavez non si può certo annoverare tra gli amici dell' America. il presidente del Consiglio, in prima persona, non soltanto s'è speso con «l'amico Putin», ma ha trattato con Gheddafi per assicurarsi le risorse energetiche di cui la Libia dispone. I rapporti personali con Bush e l'incondizionato appoggio alle sue iniziative, vedi Iraq, gli avevano evitato guai irreparabili. La nuova amministrazione democratica ha però altri riferimenti, ai quali la strategia d'indipendenza energetica dell'Italia provoca qualche fitta allo stomaco.
Negli anni Novanta, la liquidazione della prima repubblica per via giudiziaria culmino nella svendita al grande capitale anglo-americano della nostra impresa pubblica, concomitante all'attacco speculativo contro la lira e all'insediamento d'un governo' tecnico guidato da Ciampi. Dal dopoguerra opera infatti "il quarto partito" come lo chiamava De Gasperi – formato da segmenti dell'industria e della finanza con solide sponde Oltremanica e Oltreoceano, nonché molteplici e trasversali agganci in parlamento.
Anche la scissione del PdL, mancata per un soffio a cavallo delle regionali, sembra abbia questa origine: Berlusconi è finito, gli americani non ne vogliono più sapere di lui, andavano dicendo i finiani ortodossi alla ricerca di proseliti (perfetta continuità con il vecchio Msi che, finanziato dalla Shell, votò nel 1953 contro l'istituzione dell'Eni). I padroni delle ferriere avevano deciso che era venuto il momento di prendere il potere. il colpo di
mano non riuscì, Montezemolo s'è ritirato, ma il progetto è rimasto in piedi.
D'un imminente governo guidato da Draghi la stampa estera parla da mesi. il perché l'ha spiegato Le Monde riferendo che l'Eliseo non avrebbe mai acconsentito a nominare il governatore di Bankitalia alla guida della Bee in quanto egli era stato il vice presidente per l'Europa della Goldman Sachs. Non possiamo dare le chiavi dell'Europa, hanno detto i francesi, a un uomo degli americani. Ragione per la quale palazzo Chigi gli andrebbe a pennello.