LA CHIESA FERITA di G.P.

Qualche giorno fa sono apparsi su Il Giornale due articoli tematizzati e contestualizzati sui pesanti attacchi contro la Chiesa cattolica che da un po' di tempo stanno mettendo in grave imbarazzo le alte gerarchie ecclesiastiche e lo stesso Pontefice. I due pezzi sono stati affidati a penne di spicco del quotidiano di proprietà del fratello di Silvio Berlusconi, ovvero il suo direttore Vittorio Feltri e lo scrittore pugliese Marcello Veneziani (i due interventi avevano lo stesso titolo: La chiesa è sotto attacco). Quest’ultimi hanno tentato di indicare il fronte dal quale partono le batterie di missili che stanno pericolosamente sibilando sulle teste dei preti concentrandosi, per così dire, sui soli “utilizzatori finali” del clima d’intimidazione e smerdamento, generato ad arte per destabilizzare l’alta istituzione cattolica.
Ovviamente, non ci sono riusciti in quanto, pur essendo due giornalisti intelligenti, non so se per mancanza di temerarietà o altro, si sono soffermati esclusivamente sul ruolo della magistratura arrogante e fuori controllo che ormai pretenderebbe di essere l’unico potere legittimo in Italia, tanto da potersi sostituire sia al potere temporale che a quello spirituale. In parte ciò è vero ma, come abbiamo imparato dalla recente storia d’Italia, i giudici diventano protagonisti della scena nazionale allorché le condizioni ambientali, sociali e politiche, sono favorevoli alle loro “coraggiose” iniziative ed allora, e solo allora, si permettono di caricare a testa bassa le istituzioni dello stato, alcune forze dominanti (ma in decadenza), ed anche il "partito di Dio".
Tuttavia, le ragioni per cui il Vaticano sta prendendo calci nei denti sono molto più profonde e sostanziali ed attengono a precise scelte, in campo economico e politico-religioso, compiute dagli organi direttivi dell’organizzazione cattolica in questa fase storica. In primo luogo, c’è la finanza Vaticana che all’epoca del governatore Fazio aveva tentato di sottrarsi dalla stretta mortifera di quella americana la quale in Italia, come ben sappiamo, è ben rappresentata e servita dalla Grande Finanza parassitaria, a sua volta legata ai drappelli industriali assistiti dallo Stato (Fiat e consimili). Quella partita finì male con il Governatore sputtanato, defenestrato ed indelebilmente marchiato dal bacio sulla fronte dei “furbetti del quartierino” che si dimostrarono essere dei veri dilettanti allo sbaraglio. C’è poi la questione del riavvicinamento della Chiesa romana a quella ortodossa russa, come ben riportato in un pezzo di Mauro Tozzato apparso su questo blog (Chiesa e finanza) dove le recenti mazzate contro le sfere ecclesiastiche (scandalo dei preti pedofili, denuncia dei presunti trascorsi nazisti di Ratzinger, le case di Propaganda Fide ecc. ecc.) vengono ricollocate in un più cogente orizzonte politico e spiegate attraverso una non banale analisi richiamante la lotta per l’egemonia culturale tra i  blocchi 'politico-culturali' in Europa, Russia e Stati Uniti” che inevitabilmente si intreccia “con fenomeni di carattere economico-finanziario e geopolitico” caratterizzanti l’attuale era multipolare. Non sarà nemmeno un caso se gli attacchi più feroci contro il Papa provengano proprio da due paesi, gli Usa e Israele, che rappresentano il sodalizio più stretto all’interno della sfera predominante occidentale. Le dichiarazioni di Mons. Babini, l’unico prelato che ha avuto l’audacia di rappresentare la situazione senza eufemismi e ghirigori dottrinali, danno man forte alla nostra ipotesi. Dice il Monsignore che contro la Chiesa si sono scaraventati:  “…i nemici di sempre… ritengo che sia maggiormente … … un attacco sionista, vista la potenza e la raffinatezza [dello stesso], loro non vogliono la Chiesa, ne sono nemici naturali." Ma non si può pronunciare la parola sionismo e la sua essenza ideologica senza metterla in relazione con l’americanismo. Soprassiedo, invece, sulle accuse di deicidio lanciate dal presule perché  rientrano in una disputa tra religioni che qui non ci interessa quasi per nulla, resta comunque il dato di fatto che le posizioni della direzione pontificia sono mal tollerate da chi la vorrebbe meno attiva sul piano interno e internazionale.