La Sorkà di Sarkò di G.P.
Questo pezzo non è mio, cioè almeno non direttamente perché spesso non sono in me, il mio io viene posseduto dall’italiano medio che reprimo, punisco, scaccio, esorcizzo dal corpo, dalla mente e dai pensieri quotidiani, ma che puntualmente riappare come un diavoletto malefico ed un istinto irrefrenabile a dire sciocchezze.
Questo troglodita interiore mi coarta a pronunciare giudizi puerili, mediocri e di senso comune. Tuttavia, devo lasciare sfogare quest’ospite indesiderato che s’insinua negli anfratti oscuri dell’anima, altrimenti il male s’ingrossa e diventa generale, una prigione di banalità dalla quale risulta impossibile evadere. Tutta questa vicenda della sig.ra Carlà, moglie di Sarkò, anagrammaticamente detta la Sorkà, sta diventando un’ossessione internazionale e anche del sottoscritto. Si sa, questi islamici non hanno una gran dimestichezza con i liberi costumi di una libera società occidentale (però anche molti di noi che fanno i progressisti lo sono, su certi argomenti, solo fino a prova contraria) ma non si possono nemmeno prendere tanto sul serio quando si lasciano andare a minacce o ad affermazioni poco lusinghiere sulla première dame, accendendo da parte nostra crociate di intolleranza uguali e contrarie che tirano in ballo Maometto, le sue mogli e tutti i discepoli di Allah. Certo Carlà dopo esser scesa dalle passerelle, dove leggiadra come un’antilope e sfavillante come una Ferrari ci ha shoccato con tutto il suo bendiddio, ha cercato di costruirsi un’altra dimensione personale e pubblica, prima cantando e poi occupandosi di politica. Non che la signora non ne avesse diritto, semmai difetta di talento perchè la sua originalità, tanto in musica che in affari mondiali, è pari alla differenza d’altezza tra lei e il suo illustre marito: 10 centimetri scarsi che sono pur sempre a vantaggio di Madame su Monsieur. Ma 10 cm è anche il raggio d’azione dell’intelletto della Bruni la quale proiettandosi a migliaia di km di distanza da Parigi ha creato un vespaio su un tema da lei profondamente sentito come il rimmel sulle ciglia. Carlà sarà entrata forse in empatia con la poveretta che rischia la lapidazione in Iran perché con i suoi trenta amanti dichiarati avrebbe fatto medesima fine se per sfortuna fosse nata nel paese degli ayatollah. Ma la presidentessa dimentica che Akineh Mohammadi Ashtiani, questo il nome della donna accusata di adulterio, è altresì imputata dell’omicidio del marito. Adesso, Monsieur Le President de la France di sicuro non rischia niente stando vicino alla sua donna che è ben più sensata di una persiana (almeno nel senso della tapparella) ma quando la notizia degli amori dell’indossatrice fece il giro del mondo, Nicolas non la prese per niente bene. I francesi, così mitteleuropei a parole, se la risero sotto i baffetti come un qualunque meridionale nostrano. E noi italiani? Appunto, stessi commenti se non più esagerati perché nel Belpaese non facciamo sconti ai minotauri, reali o in potenza che siano, e alle femmine troppo generose e lubriche. Per farla breve, Carlà poteva evitare di immischiarsi in questa vicenda perché ha procurato più danni che benefici alla causa. Da par nostro, speriamo che la donna iraniana sia risparmiata dalla lapidazione che come tutte le pene a morte è un obbrobrio morale e sociale, oltreché un atto disumano da biasimare ovunque sia evocato. Bene, ora che il berluschetto-folletto si è sfogato mi sento nuovamente in me. Per lui chiedo scusa a tutti voi, ma abbiate comprensione per uno sciocco spirito di retroguardia che si diverte a provocare.