EUROPA: UN CADAVERE CHE PUZZA di G.P.

L’Unione Europea è politicamente morta, c’è solo il suo cadavere inzombito che si aggira per il Continente con lo scopo di azzannare i popoli e loro diritti. Un corpo in putrescenza che appesta l’aria e avvelena le speranze. Una comunità velleitaria che sin dal principio, anziché fondarsi sullo spirito e sulle identità nazionali, sulle tradizioni e sulle specificità culturali dei suoi aderenti, è nata col marchio infame della bestia, col sigillo dei banchieri e dei loro forzieri, con l’impronta dei grandi capitali senza frontiere. Non terra della patrie, non unione di popolazioni, ma ricettacolo delle oligarchie di ogni nazione.
L’Europa, in verità, non è mai esistita se non come consiglio di amministrazione di affaristi ed imbroglioni. Le sue istituzioni spettrali, a cominciare dal Parlamento, sono senza competenze decisionali ed assolvono all’unico compito di praticare manovre diversive mentre finanzieri e speculatori assaltano il fortino per appropriarsi del bottino. L’Europa aguzzina delle sue genti e schiava di altri continenti, bordello imperiale dell’emisfero boreale, signora desovranizzata e percossa che si sta scavando la fossa. Nessuna politica estera, nessuna prospettiva geopolitica, nessun consenso, nessuna capacità di proporre un cambiamento. Tutti contro tutti ed ognuno più o meno succube dell’amministrazione americana. Appena essa è stata toccata nel portafoglio, all’indomani della crisi greca, si è dissolta dimostrando, se mai ce ne fosse stato bisogno, di non essere mai sorta.  Ed ora l’ultima ciliegina sulla torta. Proprio per evitare che qualcuno bussi ancora alla sua porta decide di accentrare le politiche economiche e quelle di bilancio di tutti i governi nazionali. Prossimamente non saremo più padroni nemmeno in casa nostra. Tanto le politiche finanziarie che quelle per lo sviluppo saranno delineate e approvate preventivamente da Bruxelles. Gli Stati presenteranno in quella sede i loro progetti per ottenere l’asseverazione della Commissione europea in un quadro di massima coordinazione (leggi limitazione) dei singoli provvedimenti nazionali con quelli degli altri paesi membri. Come ha scritto Marcello Foa nel suo blog “…sarà Bruxelles, e non più il Parlamento, a decidere come lo Stato italiano debba risanare i conti pubblici e rilanciare la propria competitività, seguendo una pianificazione decennale che dovrà essere coerente con la struttura del blocco europeo e prevalente rispetto alle visioni nazionali”. Ovvero, dovremo cedere un'altra fetta di sovranità nazionale alla vampiresca Europa dei bucanieri e dei faccendieri (a sua volta asservita alla più potente finanza Usa) che per non pagare i guasti combinati in tutti questi anni si sta rivalendo delle sue perdite sul popolo. Complimenti ai nostri politicanti che stanno autorizzando quest’ultima schifezza, a partire da quel chiacchierone di Tremonti, prima paladino di una rinascente etica antimercatista (diffidare sempre dei preti e dei moralizzatori!) ed ora nuovamente ascaro delle burocrazie sovranazionali di Bruxelles.