DOVE STA LA CORRUZIONE (di Giellegi il 16 sett. ’10)

   Gli ultimi indecenti avvenimenti siciliani – con le manovre pasticciate e a direzione multipla tra autonomisti, Udc, finiani, Pd, ex del Pdl, rutelliani e… non ricordo chi altro – dimostrano a iosa che la causa della corruzione, politica e non morale come pensano imbecilli o farabutti, non risiede in Berlusconi, ma esattamente laddove interviene la “manina d’oltreoceano” con al seguito i nostri ignobili “poteri forti”, le poche grandi imprese parassitarie al comando nella Confindustria e nell’ABI. E ci indicano pure con chi sta la “mafia”, accreditata sempre al solito Berlusconi mentre, in tutta la storia dell’Italia contemporanea (almeno dallo sbarco degli “Alleati” in Sicilia fino ai giorni nostri), essa è stata in stretto contatto con le gang americane, legate da mille fili ad ambienti politici degli Stati Uniti, ambienti che influenzano pesantemente la politica di quel paese. E’ l’attacco a quei pochi sussulti di autonoma politica estera italiana a determinare l’accentuarsi del caos politico, senza che nessuno badi al recente voto in Italia: l’importante è buttare giù Berlusconi.
   D’altra parte, i “sospetti” articoli benevolenti verso quest’ultimo siglati in questi giorni da Della Loggia e De Bortoli (pezzi da 90 del giornalismo “orientato” dai suddetti “poteri forti”) ci segnalano che al bastone s’intende unire la carota. I parassiti che stanno strozzando l’Italia sperano – con l’apparente avallo della sciocca indecisione del Cavaliere in merito alla necessità di un “colpo d’ala” elettorale per liberarsi di tanta immondizia – nella “svolta” di quest’ultimo; essi sondano la possibilità ch’egli abbia capito infine l’inutilità di opporsi loro e ai loro “referenti” americani.
   Ancora una volta, ritengo questo lezzo di putridume sintomo della fondamentale giustezza delle mie ipotesi. Intanto è per me certo che Berlusconi è sempre stato effetto e non causa della corruzione (politica) italiana seguita al colpo di mano degli ambienti già sopra considerati, attuato tramite il loro braccio armato rappresentato dalla Magistratura, un corpo che dovrebbe essere immediatamente sciolto ove si volesse veramente ripulire l’ammorbato ambiente politico italiano. Berlusconi è stato l’elemento di resistenza al colpo di mano in questione. Tuttavia, ipotizzo appunto che egli rappresenti non tanto (e non solo) i suoi interessi – come si è cercato di far credere e come anch’egli ha in fondo lasciato credere, mai chiarendo chi aveva dietro di sé (ma era questo “chi” ad impedirgli ogni rivelazione del genere) – quanto quelli dei residui di gruppi soprattutto legati all’industria “pubblica”, quasi completamente annientata seguendo le decisioni dei “golpisti”, prese in molte sedi e riunioni; di cui resta emblematica quella del giugno 1992 sul “Britannia”.
   Difficile dire se adesso Berlusconi – vedendo indeboliti ulteriormente tali gruppi dopo 16 anni, in cui essi non sono stati in grado di rivelarsi apertamente e d’imporsi nell’ambito di un migliore controllo degli apparati dello Stato, soprattutto dei suoi “corpi speciali” – stia facendo un ripiegamento tattico o invece strategico, come lascerebbero supporre i mutamenti d’opinione dei giornalisti pagati dai “poteri forti”.  Questi giudizi sono un’“apertura di credito”; bisogna vedere se l’“uomo di Arcore” (ben diverso dal rude e forte “Uomo di Aran”) fa il furbo, prendendo tempo, o se al contrario ha deciso di durare, cedendo le armi. Lo si vedrà dalle prossime mosse di politica estera, da quelle delle nostre imprese di punta, dai discorsi di Scaroni, Guarguaglini, e via dicendo.
   Per il momento il marcio dilaga. Il “merito” di questo groviglio schifoso va ascritto alla “sinistra”, al “centro”, alla “destra” (finiana e dei complottisti entro il Pdl). Come ben si vede, si riscontra pure in tal caso come le vecchie categorie politiche della destra, sinistra, ecc. non abbiano più il minimo senso; sono aria fritta! Vi è solo la scelta tra un minimo di autonomia o il cedimento totale alla “manina d’oltreoceano”. O si decide per lo sviluppo dell’industria avanzata oppure si ripiega sull’aiuto a superate imprese delle vecchie fasi d’industrializzazione, affiancandosi ad una finanza di parassiti, servi degli Usa. Berlusconi è solo la soggettivazione, la personificazione, dello spartiacque tra due scelte, tra due schieramenti in sorda lotta. E’ quest’ultima che dobbiamo seguire; tutte le altre sono a questa subordinate. Nessuna salvezza, ad esempio, per il lavoro salariato se vince a mani basse “lo straniero”.