ECCO LA VERITA’ CHE DICIAMO DA ANNI (di Giellegi il 18 set. ’10)
Questo è un articolo di Libero che riprende quanto detto in un programma su Raidue tenuto da un altro giornalista (Paragone) dello stesso giornale (programma che non ho visto). Non dico che notizie simili non siano comparse (a pezzi e bocconi) anche su altri giornali. Però, proprio con la stessa chiarezza e nettezza? A me sembra di no. Questo giustifica il perché noi seguiamo in modo particolare Libero e Il Giornale, quotidiani che in molti altri casi (spessissimo) ci fanno venire l’orticaria; soprattutto quando si parla di mondo arabo e di Israele. Inoltre, molti dei temi tipici della destra, anche culturale, sono molto lontani da quanto almeno penso io (così come la maggior parte dei redattori, forse tutti). Tuttavia, su questa stampa compaiono talvolta, per motivi che non m’interessano affatto, verità scabrose che i reali subalterni agli Usa – dai “sinistri” ai destri finiani a tutti i sedicenti centristi, ai vari presidenti (e vertici in genere) di Confindustria e ABI, ecc. – vogliono continuare a nascondere.
In questo articolo si riportano alcuni nomi precisi, di personaggi incontrati da Fini durante il suo ultimo viaggio negli Usa, come John Kerry o Nancy Pelosi – importanti nell’establishment statunitense; guarda caso tutti democratici, del partito del “buon” Obama, osannato soprattutto a “sinistra”, ma anche da molta “destra” – riferendosi però più spesso ad “ambienti” americani. E’ ovvio in ogni caso che si tratta di quelli decisivi per la politica degli Usa; di ambienti dei gruppi dominanti, non certo però di quelli meno potenti, collaterali a chi comanda effettivamente e guida la politica (in particolare estera) di quel paese. Si parla di “ambienti” per volontà di nascondere qualcosa? Per restare volutamente nel generico? Anche per questo, in molti casi. Riferirsi agli “ambienti” significa lasciarsi la porta aperta per un domani spostare l’attenzione su altri che svolgerebbero una politica diversa, opposta. Tuttavia, è in genere corretto parlare di “ambienti”.
Ci sono troppi stupidi dappertutto, ma in Italia, e specialmente nella “sinistra”, essi sono una marea, per di più montante di anno in anno. Si è veramente convinti che la politica sia svolta da questo o quell’uomo; l’importante è credere (perché un’opportuna campagna mediatica lo fa credere) che sia buono o cattivo, intelligente o mediocre, soprattutto “etico” o furfante. Il presidente degli Stati Uniti è “il più potente uomo della Terra”. Così si dice e scrive per gli imbecilli! Il presidente conta fino ad un certo punto. Come sempre, la personalità ha una qualche “funzione nella storia” (Plechanov), nessuno lo nega. Una funzione, tuttavia, decisamente meno importante di quella di un gruppo dominante compatto e che riconosca, in modo abbastanza unitario o comunque senza grosse crepe intestine, come i propri interessi siano ben difesi da quella data “Amministrazione” (degli affari statali, propagandati quali affari generali della nazione, della popolazione che l’abita, ecc.).
Il presidente – e certo è opportuno che abbia anche una sua precisa personalità – è il rappresentante, la “vetrina”, di quell’Amministrazione, che a sua volta cura gli interessi dei gruppi dominanti; e, lo ripeto, è meglio che questi ultimi abbiano alcuni forti interessi comuni (allora “nazionali”), altrimenti il paese va in sfacelo, conosce continui strappi e caos (come l’Italia odierna). Se il presidente, magari trascinato dalla sua spiccata personalità, dimentica più del 50% (percentuale a capocchia ovviamente, così per dire) dei suoi compiti di rappresentanza, di vetrina, e pretende di fare di testa sua, rischia una “brutta fine” (negli Usa è accaduto relativamente spesso; proprio perché si tratta di una nuova formazione capitalistica, nata storicamente in modo molto diverso dal capitalismo borghese).
Tuttavia, per la sua funzione di rappresentanza (e vetrina) dei gruppi dominanti (o dei più rilevanti in quel momento), è meglio che il presidente non sappia nulla degli affari “sporchi”: di quelli che intaccherebbero la sua figura di “arbitro supremo”, il cui solo pensiero sarebbe prendersi cura degli interessi dell’intera popolazione (che poi questa non dia al presidente il 100% del suo gradimento, anzi talvolta ancor meno del 50, non ha alcuna rilevanza “in democrazia”). E’ il suo staff – o l’Amministrazione (vertici dello Stato) nel suo complesso – a seguire certi “affari”. In quest’ultimo, sembrano a volte emergere alcuni personaggi (tipo Kerry o la Pelosi); non ci si lasci fuorviare, è del tutto possibile che anch’essi parlino in generale, con la dovuta ambiguità, di ciò che sarebbe necessario fare. Kerry e Pelosi avranno espresso a Fini solo la loro “sollecita preoccupazione” per le sorti dell’Italia (e ovviamente per il benessere del suo popolo) a causa dei suoi rapporti troppo stretti con quei “paracriminali” di Putin (cioè con gli ambienti economico-politici russi con cui si concludono affari per decine di miliardi di euro) e di Gheddafi (idem come sopra), ecc. (figuriamoci l’Iran o la Turchia).
Basta che Fini (e “altri” andati negli Usa) siano dotati di una media intelligenza (anche mediocre è sufficiente) per capire come devono agire in Italia. Nel medesimo tempo – con metodi simili a quelli in uso tra gangster, dentro e fuori del carcere, quando comunicano ad esempio tramite annunci sui giornali – i membri più nascosti dello staff presidenziale si mettono al lavoro lungo le direttrici, che ormai si è deciso siano confacenti agli interessi comuni o prevalenti di quei dati gruppi dominanti di cui la presidenza (vetrina) è espressione. Ovviamente tali membri dello staff si tengono in rapporto con il Pentagono, con i Servizi segreti, con la diplomazia all’estero (che, a sua volta, intrattiene rapporti con apparati e corpi speciali del paese in cui quell’Ambasciata trama), ecc.
Il presidente, ma assai probabilmente pure i vari Kerry, Pelosi, ecc., ne sanno poco o niente, vedono solo gli “effetti” dopo qualche tempo. Probabilmente si congratulano fra loro, più facilmente con se stessi (e nemmeno davanti ad uno specchio, non fosse mai che poi l’immagine scappa e va a fare la spia!), ma continuano a “non sapere” nulla o quasi. Quando sono troppo informati, come Nixon durante il Watergate, è facile che ci rimettano la carica quando non la pelle. Essere al corrente dei fatti, il che significa avere rapporti troppo diretti con i membri dello staff (i famosi “ambienti”) in contatto con i vari apparati e corpi speciali, è pericolosissimo. Occorrerebbe che il presidente fosse un grande attore (ben oltre un Reagan, che come attore lasciava molto a desiderare).
In ogni caso, si rischia di meno seguendo adeguatamente tutta la trafila necessaria. La gran massa di gonzi crede che il presidente (persona buona o cattiva, intelligente o stupida, morale o immorale) sia quello che compie le azioni della Nazione, anzi sia la Nazione. Il presidente può a buon diritto, quando si compiono azioni nefande, dire che non ne sa niente, che anche lui è stato ingannato dalle apparenze, che è al massimo incorso in un errore come ogni uomo sulla Terra (così i gonzi lo sentono uno dei loro, fallibile alla guisa di un uomo comune qualsiasi). Intanto gli staff – i famosi “ambienti” – assassinano, organizzano colpi di Stato, finanziano organizzazioni politiche (e culturali, pagando lerci lestofanti che la “ggente” pensa siano grandi intellettuali, correndo a comprare i loro libri o ascoltandoli come oracoli in TV, senza rendersi conto che sono assai più colpevoli degli assassini perché sono pure vili e si nascondono dietro il presunto sapere, la presunta arte, ecc.). Insomma, tutto ciò che è del tutto “normale” in questo mondo di briganti. E lo dico senza alcuno sfizio moralistico; è così e, se si vuol pensare e agire in politica, si sappia infine che è così. Chi parte come Don Chisciotte per cambiare il mondo, in nome di una qualche Dulcinea (sia il comunismo o non so che altra cosa), è già predestinato alla morte (in senso spirituale, ideale, come minimo).
Ecco allora spiegato l’arcano degli “ambienti” americani che parlano con Fini (e non solo con lui), fatto di cui tratta questo articolo di Libero. Non è del tutto sicuro, ma vi sono discrete probabilità che Obama non sappia molto di “certe decisioni”, più facilmente è al corrente del minimo indispensabile che compete alla sua “alta carica”. Rientra insomma nell’ordine delle cose che non conosca i particolari delle prossime mosse degli “ambienti” in questione e dei “malleabili” italiani al loro servizio. “Faccino loro”, sanno quello che si deve fare, come condurre le losche trame; sono pagati per questo, hanno seguito corsi specifici al proposito, sono dotati di budget cospicui con cui influenzare e dirigere praticamente tutto ciò di cui hanno bisogno: uomini politici, di cultura, killer professionisti, ambienti mafiosi, malavita di piccolo e grosso calibro, giornali, case editrici, programmi TV, ecc. Insomma possono acquistare uomini e mezzi, “fattori” soggettivi e oggettivi dello sporco “processo lavorativo” che ha come “prodotto finito” (dotato di alto “valore d’uso”) il nostro asservimento. In questo processo produttivo sono convinto non si guardi affatto alla “combinazione ottimale dei fattori” secondo il principio dell’eguaglianza delle loro “produttività marginali”.
Ecco perché è corretto, nella sostanza, usare il termine “ambienti”. Non solo discutendo di quelli americani, che complottano con le nostre “sinistre” e “destre finiane”; anche degli “ambienti” (politicamente molto deboli a quanto sembra) che si sono “trincerati” dietro Berlusconi e che – se non escono allo scoperto; pardon, no, stiano al coperto, ma comincino a pagare chi di dovere per compiere le necessarie azioni con lo stesso “pelo sullo stomaco” dei nemici – sono fottuti. E adesso leggetevi questo illuminante articolo. Buona digestione!