Accerchiamento Italia di A. Berlendis

Accade che gli ambienti, di cui ha teoricamente illustrato la funzione GLG, prima promuovano in modo coperto determinate azioni e poi ne evidenzino e rilancino in modo aperto gli effetti che esse hanno prodotto, occultandone ovviamente l’essere essi stessi la causa prima. 
Ricondurrei a questo, l’ennesimo attacco alla politica estera italiana, venuto dalla paludata rivista americana ‘Foreign policy’ in un articolo dal programmatico titolo ‘The bordello State’, in cui sotto la consueta coltre moralistica di escrementi si denunciano espressamente i legami  politici di Berlusconi con Putin e Gheddafi. Il prodotto di questa cloaca è subito stato rilanciato, come fosse oro colato  da ‘L’unità’, ‘Il fatto’ ed altri media, e dalle quinte colonne interne al nostro ceto politico; una per tutte: "la rappresentazione che di noi si fa all'estero è frutto di quello che facciamo vedere: pensiamo al 'rapporto speciale' di Berlusconi con Putin o all'accoglienza a Gheddafi" ha sentenziato Linda Lanzillotta ora rutelliana, ex Pd.  Anziché tacere, imbarazzarsi o blaterare pietose pseudospiegazioni personalistiche e psicologismi d’accatto, ci si poteva aspettare dagli ambienti della maggioranza governativa e dai media ad essa vicini una risposta che almeno segnalasse due fatterelli.
In primo luogo, l’autore James Walston, professore di relazioni internazionali all'American University di Roma, segnalata anche sul sito dell’ambasciata Usa in Italia (http://www.usembassy.it/usa/education/universities-it.asp): quindi per dirla con Alberto Sordi siamo di fronte  ad ‘Un americano a Roma’. Ci si sarebbe attesi, che di fronte ad un Nando Meniconi qualunque, che rimprovera il nostro paese di divenir servo (apre infatti con l‘”Ahi serva Italia” di dantesca memoria) gli fosse almeno posto il quesito: come mai la servitù rispetto agli Usa non lede la nostra sovranità nazionale ed è  pure sempre vantaggiosa per i nostri interessi nazionali, mentre lo stringere alleanze con la potenza russa emergente ad est ci porrebbe in una condizione di servitù deplorevole?  In secondo luogo, lo stesso Waltson dalle colonne del ‘Times’ (altro organo puntato contro l’Italia)  un anno prima profetizzava che Berlusconi “Se cadrà sarà perchè nessun tipo di lavoro d'immagine può nascondere i suoi errori nell'amministrazione dell'economia.”: a tal proposito sarebbe stato sufficiente valorizzare pienamente, e non farlo passare sotto silenzio, quanto riportato dall’articolo di Libero segnalato ed analizzato da GLG sul blog  “i rapporti di favore che Silvio Berlusconi ha costruito con Muammar Gheddafi e Vladimir Putin …valgono per il nostro paese un giro d’affari di circa 300 miliardi di euro”. Invece nulla di questo…
Non scomodando né Marx o Lenin, ma neppure altri (pochi per la verità) valenti teorici circa la natura dello Stato nella formazione sociale capitalistica, possiamo agevolmente trovare in un dizionario accademico  la verità veramente  minimale, alla portata anche dei nostri eminenti politologi, secondo cui “, uno Stato è un insieme di istituzioni che funzionano con personale specificamente statale. L’istituzione più importante dello Stato è quella che governa l’impiego dei mezzi di coercizione. Secondo, queste istituzioni sono  al centro di un territorio dotato di confini geografici, solitamente indicato come una società. E’ di cruciale importanza osservare che lo Stato è rivolto, al suo interno, alla società nazionale e , al suo esterno, a società più ampie fra cui deve farsi largo: il suo comportamento in una delle due sfere …può essere spiegato soltanto dalle sue attività nell’altra.” Conseguentemente, il punto  è sempre  lo stesso: se e con quali armi Berlusconi, non disponendo del controllo degli apparati decisivi dello Stato (nella contingenza italiana, l’apparato statale giudiziario o gli apparati di sicurezza) reagisce? Dalla tipologia delle reazioni mostrate, sembra cadere sotto la fattispecie disegnata mirabilmente, pur se riferita ad altro oggetto, il 24 agosto 1944 dai sarcasmi di Ennio Flaiano: “Ma come si batte questa gente?—ci chiediamo. Alla pistola, no: le pistole sono severamente proibite. Anche le spade sono proibite, a meno che non si tratti di spade antiche, oggetti d’arte o ricordi di famiglia ma è possibile battersi con un ricordo di famiglia? Mancano, inoltre, i cioccolatini per tentare un duello col cioccolatino avvelenato… Col cannone forse? Ma, si sappia, a Roma non c’è rimasto nemmeno il cannone del Gianicolo? E allora? E’ un problema serio, conveniamone.”