DISINFORMAZIONE PERMANENTE (di Andrea Fais)
A che servono, ormai, i complotti nel mondo moderno? Sinceramente, non lo so e non saprei nemmeno tentare un ragionamento logico. Esiste, però, una mania tutta italiana, e a volte occidentale nel suo complesso, che si ostina nel voler ridurre ogni fatto a qualcosa di più immenso e di più vasto (e questo sicuramente può essere anche di per sé produttivo), ma al contempo pure di occulto e di invisibile. Laddove non si arriva attraverso la scienza e l’osservazione dei fatti, ci si avventura con la fantasia e con l’immaginifica visione, in una dimensione pseudo-dialettica estranea persino al piano dell’ipotesi, che, in quanto tale, nulla ha a che fare con certe figurative arti divinatorie di cui alcuni si piccano. È così che, fenomeni come David Icke, trovano spazio in televisione o su internet, aprendo degli autentici mercati di vendita, che vanno dai gadget ai dvd, dai libri ai siti di presunta e sedicente informazione.L’improvvisazione e la fantasia da romanzo gotico diventano gli strumenti di lettura della politica internazionale, e ci guidano in un mondo (che forse nemmeno un hippie imbottito di droghe riuscirebbe a dipingere), fatto di elfi, rettili, aerei (guidati da umani) che rilasciano scie chimiche nell’aria per uccidere gli umani (dunque pure i piloti stessi non appena rientrano dal volo..sic), astronavi pronte a partire, illuminati centauri concentrati in cavità terrestri ed impegnati a decidere le sorti del mondo e così via. Del resto, questo settore “letterario” punta alla massimizzazione dei profitti attraverso il minimo sforzo analitico e giornalistico, pari pressoché a zero, proprio nell’atto di sfornare qualcosa di puramente artefatto, spacciandone i contenuti per seri e scientifici, incrementandone, perciò, le vendite e la diffusione.Il fenomeno pare essere in crescita e coinvolge tutto: qualunque cosa accada nel mondo, qualunque cosa sia avvenuta in passato, viene riletta alla luce di “teorie tautologiche” ed autoreferenziali, sospese tra la falsificazione (o forzatura) delle fonti e l’autocitazione. Come al supermercato, c’è un panino per tutti i gusti, anche nella rete c’è un complotto per ogni ideologia: da quelli adatti per la sinistra, a quelli per la destra, tutti paiono riuscire a penetrare abbastanza agevolmente nel tessuto dialettico proprio per la “frustrazione politica” di certi ambienti ormai letteralmente insignificanti, persi nei loro dogmi biblico-ideologici, ed incapaci di leggere scientificamente (o quanto meno in modo apprezzabile) la realtà. Chi si rivolge a questa corrente complottista? Fondamentalmente gli ignoranti presuntuosi, coloro che, vittime dell’ozio e restii allo studio storico, politico ed economico della società, non posseggono nemmeno delle fondamenta metodologiche personali, e preferiscono utilizzare quelle (alienate) altrui.Se a sinistra, il nazismo e il fascismo diventano un movimento esoterico, finanziato di sana pianta dall’industria americana o addirittura dalle stesse banche, a destra il comunismo è inquadrato come il risultato di un complotto ebraico, se non diabolico, volto all’abbattimento di un fantomatico mondo della tradizione, non di rado, secondo alcuni già tramortito dalla massoneria in Francia, ad opera della Rivoluzione Francese. Ma c’è anche il complotto islamo-nazi-comunista, buono per integralisti cattolici e protestanti, pronti a fornire spunti di contrapposizione alle falangi occidentaliste “bianche e cristiane” del Nord America e dell’Europa Occidentale, oppure il complotto ebraico-cristiano contro il paganesimo, che potrebbe fare la felicità di diversi irriducibili odinisti in attesa del nuovo disco di Burzum. Vi sono anche versioni più moderate o sincretiche fra quelle prese in esame, come i numerosi santoni della nuova new-age, sempre in prima posizione per difendere l’Amazzonia e mescolare San Francesco con Dan Brown.L’importanza che Internet sta sempre più assumendo, conduce alla ribalta, dunque, veri e propri “protagonisti” della diffusione, che si affermano sullo schermo virtuale, creando un vero e proprio circuito comunicativo parallelo e sostanzialmente indipendente rispetto a quello della televisione e della carta stampata, così da fornirne una percezione di spontaneità e di alterità nei confronti del potere e dell’ordine costituito. Spesso si affermano veri e propri “idoli” che sfondano sul web, come pochi altri: tra questi, senza dubbio è fortissimo il nome di Noam Chomsky, beniamino preferito da molti complottisti in senso bipartisan, anche se ormai il nome italiano più noto è forse quello di Beppe Grillo, che da oltre dieci anni imperversa nel nostro Paese con spettacoli che si nutrono di minestroni dai più svarianti ingredienti politici e cabarettistici, e che, da almeno quattro anni, sta portando avanti una vasta opera di proselitismo attraverso il cosiddetto “mondo dei blog”.Ben lungi dall’essere dimostrata, questa sedicente “indipendenza”, riesce a convincere migliaia di aderenti in buona fede, e a muovere interi gruppi sociali, come nel caso de Il Popolo Viola, l’ultima creazione dell’antiberlusconismo militante, già capace diversi mesi fa di dare vita ad una giornata romana di protesta nei confronti del Presidente del Consiglio. La spontaneità di cui l’evento si era teoricamente nutrito urtava, e non poco, con una organizzazione importante, serrata e quasi partitica, così come ancora non è chiara la funzione delle propaggini, tutt’ora attive, di questo movimento (nato come sedicente gruppo di opposizione alle politiche del solo governo italiano) nelle città americane, inglesi, olandesi, danesi, francesi e così via.Guerre imminenti, attacchi starnazzati, golpe multimediali, carnefici spacciati per martiri, rivoluzioni annunciate e grida virtuali, riempiono ormai gran parte del tempo libero (e non solo) dell’utente medio occidentale della rete. Social network, all’interno dei quali gira praticamente di tutto, consentono di diffondere in rapida successione (attraverso condivisioni rapide di informazioni e notizie) argomenti assolutamente indimostrati, acriticamente scelti in base alle proprie opinioni politiche, o meglio ai propri gusti personali. Dimmi chi voti e ti dirò chi sei? No, questa frase ormai non è più attuale. Dimmi chi voti e ti darò la tua versione dei fatti… Una marea di sfumature politiche, una marea di notizie diverse, una marea di letture diverse dello stesso episodio, capace solo di generare una passiva confusione all’interno della quale ognuno, alla fine della giornata, è in pace con sé stesso, e tutti sono in pace con la società che dicono di voler cambiare.Lo scadimento verso il basso della nostra informazione è ormai ben sintetizzato dal patetico e delirante teatrino periodicamente mosso da Repubblica e da Il Giornale, dove la carta stampata è praticamente lo strumento di qualche gruppo di pressione per gettare fango o discredito sul gruppo concorrente. Anche qualora, vi sia un’inchiesta seria, che potrebbe persino sfondare nella giusta direzione (come quella di Rai Due, che recentemente ha inquadrato la probabile vera natura del riposizionamento politico di Gianfranco Fini), viene illegittimamente accantonata assieme a tutte le altre nell’armadio dei tanti complottismi, pronti ad essere scelti dal navigatore di turno, che spesso, ormai, si fa bastare un titolino o qualche riga scorsa velocemente, pur di mostrare agli “amici di facebook” lo scoop
che a lui piace.Siamo al paradosso dell’informazione, laddove nel mondo virtuale del web, chiunque, al di là di competenze e referenze settoriali, può aprire un suo spazio e cominciare ad esternare chiacchiere e barzellette, che un tempo si limitavano alla puntatina al bar nel pomeriggio del sabato, spacciando per concretezza analitica, il vuoto contenutistico dei suoi argomenti, senza alcuna fonte, senza alcuna dimostrazione e senza alcuna coscienza critica e preparazione settoriale. Oramai tutti possono discutere di tutto: l’economia, un tempo fisiologicamente riservata agli esperti nel settore, è sempre più sulla bocca dei nuovi guru della rete, che si improvvisano “marxisti”, “smithiani”, “keynesisti”, “decrescitisti”, “signoraggisti”, “finanziaristi” e chi più ne ha più ne metta; mentre la politica, come un tempo, si limita al solito tifo curvaiolo all’italiana tra i residuati bellici del Sessantotto e i loro squallidi odierni eredi. Segno dei tempi? Sicuramente. Tempi bui, ovviamente.