UFFA CHE NOIA di Giellegi il 24 ott ‘10
“Con le chiacchiere non si cuoce il riso” recita un intelligente detto cinese. Possiamo anche citare quello che si riferisce allo “scagliare il sasso e poi nascondere la mano”. Entrambi si attagliano alla doppia mossa della “più alta carica dello Stato”. Le meschine e indecorose manovre della fu maggioranza, precipitatasi in massa a cercare di afferrare la “mano nascosta”, dimostrano che il Pdl è ormai allo sbando non meno del Pd. Il “bipartitismo” PAB e PB (già da me citato nel precedente intervento), da sempre allo stato “gassoso”, è adesso allo squagliamento avendo ricevuto l’ennesimo duro colpo dalla tenaglia costituita dalla prima e terza carica dello Stato. Abbiamo più volte chiarito in questo blog che non cadiamo nella rete di credere che i due manovratori della tenaglia siano anche gli ideatori della stessa. Non cominciamo a vaneggiare che il “comunista” e il “fascista” mostrano, pur essendo ormai degli ex, di essere prodotti storici di due antitetiche, ma solidali, forze totalitarie. Queste sono sciocchezze da ciarpame politico.
Abbiamo più volte detto che non esistono più né comunismo né fascismo, nemmeno come forze in qualche modo trasformate; ci sono solo alcuni rigurgiti nostalgici, ma che servono al massimo come piccoli scampoli di “masse” da manovrare elettoralmente (per il momento, magari in attesa di utilizzarle altrimenti nello scardinamento della società italiana). I veri manovratori stanno altrove e soprattutto all’estero (in specie negli Usa), trovando pezzi importanti d’appoggio in settori industriali e finanziari italiani (la GFeID, da altri detta “poteri forti”), che non potrebbero mai sopravvivere senza mostrarsi correi degli stranieri e in grado di imporre una “dittatura democratica” antinazionale nel nostro paese. Se il “popolo” non vota secondo i voleri di questa accolita di servitori dello straniero, è necessario creare il maggior caos e sbandamento possibili, servendosi come complemento anche della UE, al fine di incutere il timore di un nostro sfacelo sociale, di un impoverimento economico, ecc. Il “popolo” non andrà a votare fino a quando non sarà spaventato, disorientato, in preda al fuggi fuggi, in modo da affidarsi “democraticamente” agli esecutori “politici” (si fa per dire) di stranieri e GFeID.
Il colpo di Stato fu impostato nel 1992-93 con “mani pulite” (e sul panfilo “Britannia”), fu eseguito ma trovò un’inaspettata resistenza da parte di settori degli “sconfitti”, di fatto nascostisi dietro Berlusconi, approfittando soprattutto dell’elettorato Dc e Psi che, nella sua parte maggioritaria, mai avrebbe votato uno schieramento guidato dagli ex Pci, gentaglia capace di rinnegamenti troppo rapidi senza avere a disposizione il tempo, impiegato dalle socialdemocrazie dei maggiori paesi europei, per trasformarsi in partito cardine (nucleo centrale del PAB) dei grandi gruppi dominanti. Non è un caso che, salvo la breve parentesi in cui un servitore zelante di appartenenza ex piciista fu necessario per condurre l’Italia in guerra contro la Jugoslavia (convincendo gli eterni “trinariciuti” che lì era in atto un genocidio), il PAB si è sempre dovuto affidare a personaggi esterni al Pci, in genere democristiani. E tale periodo non sembra finito, tanto è vero che Casini ci spera proprio tanto, mentre Fini può al massimo puntare a ripetere il “colpaccio” che ha portato alla presidenza un ex piciista (un ex fascista sembra proprio il giusto “colpo di pendolo” per “fare media”).
Il “resistente” (nulla a che vedere con la Resistenza, meglio specificare con i cretini che sono in circolazione) al colpo di Stato, eseguito in salsa giudiziaria, era il meno peggiore esistente al momento, ma comunque sempre scadente. Non è riuscito minimamente a realizzare ciò che andava fatto: a) creazione di un autentico blocco sociale di potere, consolidando veramente e unendo intanto attorno a sé, come primo passo, i cosiddetti ceti medi produttivi, le “partite Iva”, i lavoratori “autonomi” o come diavolo li si vuol chiamare; b) controllare parti decisive degli apparati di Stato per influenzare in modo preponderante la “democrazia” e metterla sotto tutela, cosa che ha invece lasciato fare agli altri; c) formare un vero gruppo dirigente abile e capace, non individui raccogliticci, spesso perfino ingenui o troppo frettolosi nel voler approfittare del potere apparentemente avuto (quando non è apparente, non si incappa in certi “incidenti”); d) trovarsi alleati più solidi, non la Lega dell’immediato “ribaltone” e pronta a rifarlo oggi per interessi molto particolari e null’affatto “nazionali”, per poi “inventarsi” un Pdl portandosi in casa il serpente che oggi trama con i suoi nemici.
Al di là del tempo (penso non lungo, se continua così) che durerà, credo si possa dichiarare fin d’ora chiusa l’epoca berlusconiana. Non faccio previsioni sulla successione. Mi sembra che il groviglio sia particolarmente intricato; è necessario afferrare lo svolgimento di alcuni processi particolari per previsioni di qualche credibilità. Il gioco è legato indissolubilmente a quanto accadrà in campo internazionale. La disposizione delle nostre forze in campo è ormai nella più completa baraonda (detta gentilmente “trasversalismo”); solo il verificarsi di eventi a noi esterni consolideranno questo o invece quel “virus” della nostra infezione sociale. Non c’è alcuna possibilità di risanamento effettivo in un paese privo di gruppi sociali e dirigenze politiche dotate di una visione nazionale. D’altronde, se esistessero, nessun’altra soluzione sarebbe possibile se non quella dell’energica e “invasiva” operazione chirurgica. Questa metterebbe fuori gioco anche noi. Personalmente, tuttavia, l’appoggerei perché aprirebbe finalmente la prospettiva di un’autentica critica alle scelte servili che stanno operando gli attuali gruppi dominanti (quelli pre essendo stranieri e gli italiani invece soltanto sub).
Per il momento sembra si sia destinati al servaggio. Una prospettiva positiva si aprirebbe soltanto se si attuasse LA soluzione definitiva per il PAB con la costituzione di una nuova forza politica autoritaria in azione per i dominanti; ma contro quelli sub. Poi, sarebbe possibile scavare nuove vie per la critica nella roccia; senza dubbio con grandi “sacrifici”. Si tratta però di una soluzione accennata solo per completezza di discorso, non per previsione realistica.