Sempre “silenzio assordante”

(19 AGOSTO 08)
Riporto la risposta di Cossiga all’articolo di Geronimo (Cirino Pomicino) pubblicato ieri sul blog. Vorrei esser chiaro. Non sono un ingenuo che crede a Cossiga quale puro portatore di verità; sono convinto alteri anche consapevolmente quelle informazioni che, comunque, vuol comunicarci. E tale alterazione compie delle operazioni ambigue; ad esempio sostanzialmente antiarabe (con la scusa del terrorismo islamico). Nell’insieme, però, non sarebbe un politico astuto se non dosasse la “verità” (e il suo contrario) dei “fatti”. Il problema centrale non è però qui. Come lo ha preso molto sul serio Geronimo (che ovviamente sa bene con chi ha a che fare), lo dovremmo ascoltare con attenzione anche noi, perché ci sta in ogni caso trasmettendo la notizia che sono in gestazione fatti non irrilevanti per noi, le nostre istituzioni e quant’altro. Naturalmente ce lo trasmette secondo le sue modalità, che pongono in chiave personale quanto riguarda la politica e le istituzioni appunto. Ad esempio, Cossiga finge di aver paura per la sua pelle. Non credo proprio sia così. Con questa “distorsione” apparentemente solo personale (e molto “umana”), egli ci fa sapere che il pericolo è per il nostro assetto politico-istituzionale. Se pone dubbi sulla sinistra, è per ricordare la sporca operazione giudiziaria – concordata tra americani, settori industrial-finanziari italiani e l’unico partito “comunista”, di tutti quelli europei (e non solo), che si salvò dal totale scompaginamento (e talvolta dissolvimento), seguito al crollo del muro e allo scioglimento e smembramento dell’Urss – al fine di sbaraccare un certo regime che, ci rivela Cossiga (ma francamente lo avevamo sospettato da molto tempo), si permetteva certe “libertà” verso gli americani. Al suo posto fu appunto deciso di metterne un altro, composto di puri rinnegati ormai vendutisi “anima e corpo”, che non avrebbe posto problemi, se non quello di qualche finzione al fine di meglio ingannare il proprio elettorato, non tutto pronto al suddetto rinnegamento come i suoi ignobili dirigenti. Ciò che dice Cossiga è in perfetta sintonia con quanto interpretato da Preve e me ne Il teatro dell’assurdo (1994-95), in cui si metteva in luce che, in questo paese, l’essere e l’apparire divergono completamente. E oggi sempre più. Il filoamericano Berlusca, il più filo che ci sarebbe (addirittura filo-Bush), non lo è invece se paragonato a certi altri ambienti di destra, ma anche e soprattutto di sinistra. Solo che non ha certo il coraggio di liberarsi di determinati personaggi (e Cossiga fa qualche nome di chi Berlusca lascia in carica pur se sarebbe per lui pericoloso; ma lo è veramente o l’ex presidente lo desidererebbe rimosso per altri motivi?). Così come del resto sarebbe da spiegare il “ribaltone” della Lega nel 1994 o i fatti del G8 a Genova nel 2001 – dove, se non ricordo male, era ancora capo della polizia quel personaggio che Geronimo afferma essere assai legato all’intelligence americana – che erano chiaramente indirizzati a mettere in difficoltà il governo appena insediatosi; e che non poteva certo avere il coraggio di smarcarsi dalla polizia (del resto, se non ricordo male, ben appoggiata e coperta da Fini). E molte altre cose potrei ricordare di quell’evento su cui adesso soprassiedo; ad es. certe voci di accordi tra no global e forze dell’ordine (circa la breve occupazione di qualche metro della “zona rossa”) poi saltati per motivi non chiari (o magari troppo). Comunque, lo ripeto: l’essere e l’apparire stanno in Italia – e come diretta conseguenza della losca manovra detta “mani pulite” – agli opposti o quasi. E ripeto pure che, prendendo la scusa di una certa vena di “follia” di Cossiga, nessun finto alternativo, antisistema, ecc. – anche di quelli che imperversano con le loro finzioni “estremiste” nei blog e siti del “libero” Internet – disturba il “silenzio assordante”. Molti più complici di quanti si creda ci sono in queste sporche manovre giocate dietro le quinte. E sono manovre bipartisan, con una sinistra complice fino al buco…. Stiamo ben attenti! Siamo in mano a sporcaccioni, ma anche “apprendisti stregoni”.
LETTERA DI COSSIGA AL GIORNALE
Caro Direttore,
ho letto senza stupore l’articolo del caro amico Geronimo pubblicato dal tuo giornale; ma, come dirò più avanti, dovrebbe destare stupore il fatto che, ma a ben vedere anche questo si spiega molto
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facilmente!, sulle rivelazioni dell’«Accordo Moro» con i movimenti, anche a carattere apertamente terroristico, palestinesi e forse anche con altri movimenti terroristici europei, compresi quelli che facevano capo al famoso Carlos, non si sia aperto un grande dibattito e la sinistra, sempre accusatrice delle male azioni dei «servizi segreti deviati», con alla testa i «democristiani pentiti» alla Rosy Bindi e alla Dario Franceschini, non abbia chiesto l’immediata costituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta.
I fatti sono ormai noti nelle loro linee generali. Tutto ha avuto origine da un’intervista, fattami da un caro amico vostro collega, pubblicata sul quotidiano vostro confratello milanese, nella quale avanzavo il dubbio, sempre più condiviso anche dalla sinistra radicale, che la strage della stazione di Bologna non sia da imputare alla Mambro e al Fioravanti, ma ad una involontaria deflagrazione di una o due valigie di esplosivo, che qualche attivista palestinese trasportava «in franchigia», secondo le clausole del sopradetto accordo.
Fraintendendo, certo non involontariamente, quello da me dichiarato, il portavoce del rinato Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, organizzazione a carattere terrorista che ha trasferito la sua «centrale» dal Libano alla striscia di Gaza, alleata ad Hamas contro lo Stato di Israele e contro l’Autorità Nazionale Palestinese, ha smentito che fossero stati i palestinesi a compiere l’attentato della stazione di Bologna e ha rivelato l’esistenza dell’«Accordo Moro» con i movimenti di liberazione palestinesi anche a carattere terroristico che, in cambio della «mano libera» in Italia, avevano garantito la salvaguardia del nostro Paese ed anche degli obbiettivi italiani all’estero, purché non cooperanti con il sionismo e con lo Stato d’Israele, da atti di terrorismo, accordo che a dire il vero fu sempre rispettato, dato che anche l’attentato all’aeroporto di Fiumicino del 1985 fu portato esclusivamente al banco di accettazione della compagnia aerea israeliana El Al e solo israeliane o ebree furono le vittime, e gli attentatori uccisi non furono colpiti dalle nostre forze di polizia ma dagli agenti segreti dello Shin Beth, dissimulati sotto le vesti di impiegati della compagnia di bandiera israeliana. Questa intervista è stata confermata con dovizia di particolari da un famoso e rigoroso magistrato quale è il giudice Priore, titolare delle più importanti inchieste giudiziarie del dopoguerra in materia di terrorismo: dal caso Moro all’attentato al Papa, al caso Ustica e così via, magistrato integerrimo non certo di sinistra o «girotondino», non uso a utilizzare sentenze o ordinanze per «riscrivere la Storia» o per dare giudizi morali o politici o per sostituirsi al legislatore, ma anche dalla sinistra sempre rispettato.
Alcuni quesiti questi fatti hanno posto alla mia mente. Perché quella parte della sinistra e dei «democristiani pentiti», che ha sempre puntato il dito contro i «servizi segreti deviati» e sempre pronta a invocare la legalità e il giustizialismo, tace? Una risposta c’è. Per essere coerenti con se stessi, bisognerebbe mettere sotto inchiesta l’operato di Aldo Moro; ma essi l’hanno eretto a «icona» dell’Ulivo, poi della Margherita, poi dell’Unione e ora dell’alleanza Partito Democratico-Italia per le Manette e le Forche, riducendo un grande statista, grande esperto di politica estera e di utilizzo, diciamo anche un po’ spregiudicato dei servizi segreti e delle loro «covert action», a un piccolo «cattocomunista» d’accatto.
Perché magistrati come il giudice Priore, che tutto sapevano, non sono intervenuti contro una palese violazione della legalità anche costituzionale? Perché, come Aldo Moro, sapevano che esisteva a fondamento della Repubblica e a tutela della comunità civile una «ragion di Stato» che poteva e doveva portare in situazioni emergenziali a valicare i limiti della stretta legalità. Certo fortunati Aldo Moro, l’ammiraglio Martini, prima capo del controspionaggio, poi dello spionaggio e poi del SID e del Sismi, che non fossero arrivati ancora nelle procure e negli uffici d’istruzione ragazzi del ’68, che non essendo riusciti a conquistare il governo dello Stato con la loro caricatura della rivoluzione, cercano di farlo a colpi di sentenze, ordinanze e veline ai giornali! Sarebbero finiti tutti in galera!
Perché il dottor Bassam Abud Sharif ha svelato queste cose, ora? Forse per ricordare che oggi è in vigore un «Accordo Tizio-Caio-Mevio-Sempronio» che ha tenuto al riparo l’Italia, unico Paese non dico in Europa, ma nel mondo, da attacchi di Al Qaida e dalla galassia dei movimenti islamici radi-
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cali che direttamente o indirettamente ad essa si riferiscono, compresi i Talebani, gli Hezbollah e Hamas, magari avendo come contropartita la tolleranza nel nostro Paese verso gli imam e le moschee centro d’agitazione radicale, i caveat alle nostre missioni militari all’estero, la conduzione antisraeliana e filo-Hezbollah della missione Unifil del disinvolto Gen. Graziano, che anche il Governo Berlusconi tiene al suo posto, e così via. Vuoi un consiglio, caro Direttore? «Si taccia!», come da questo momento farò anch’io, perché, pur avendo ottant’anni, io a conservarmi la pellaccia ci tengo e voglio evitare bombe o sventagliate di mitra, islamiche o israeliane che siano.
Francesco Cossiga
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