TUTTO S’INTORBIDA SEMPRE PIU’


Partirò, com’è spesso mia abitudine, da lontano, dal 1993-4, subito dopo l’annientamento del vecchio regime DC-PSI ad opera dell’operazione detta “mani pulite”, patrocinata da non ben individuati ambienti economico-politici americani e da quelli italiani invece ben noti, guidati dall’allora loro “capo”, l’Avvocato. Tutti sembrano aver dimenticato come è entrato in politica direttamente Berlusconi, dopo aver tentato di patrocinare a sua volta un gruppo politico che sapesse raccogliere l’elettorato “disperso” democristiano e socialista. Berlusconi appoggiò pienamente il patto MaroniSegni (verso la fine del 1993) che sembrava poter lanciare il nuovo “soggetto politico”, patto immediatamente “sfiduciato” da Bossi che fece “saltare il piatto”. A questo punto Berlusconi diede tempo pochissimi mesi per nuove iniziative, chiarendo che altrimenti sarebbe sceso direttamente in campo lui; e così fu.
Perché tutto ciò accadde? Perché i post-piciisti (guidati da Occhetto, che straparlava di “gioiosa macchina da guerra”) – nell’euforia di essere riusciti a scampare alla sorte comune degli altri partiti “comunisti” dopo il “crollo del Muro”, divenendo il punto di riferimento dei suddetti ambienti americani e dell’establishment italiano guidato da Agnelli – avevano fatto esplicita promessa di espropriare Berlusconi nel caso avessero vinto, cosa della quale, con quel po’ po’ di forze economico-finanziarie alle spalle, erano sicuri (ecco i risultati del “delirio di onnipotenza” in cui cadono gli stupidi del tipo dei post-piciisti, scampati alla “triste sorte” grazie ai loro reiterati tradimenti da servi quali erano e sono).
Berlusconi, dunque, entrò in politica per difendere i suoi interessi di imprenditore. E questo suo carattere, malgrado il vero o finto “amore” per la politica esploso negli anni successivi, permane tuttora. Tuttavia, i post-piciisti, alleatisi con alcuni democristiani sfuggiti a “mani pulite” tradendo anch’essi il loro passato, hanno dato vita ad un mostruoso impasto neocattocomunista, talmente “incollato con lo sputo” che, per resistere, ha dovuto puntare tutte le carte sull’ antiberlusconismo. Ecco allora che – grazie anche a pessimi clown e giornalisti, del tutto adatti ai cervelli di quel ceto “piccolo-borghese” che è divenuto l’ossatura dei diesse e della Margherita – per dodici anni siamo stati bombardati dal “conflitto d’interessi”, dallo strapotere mediatico e dall’incipiente affermazione totalitaria del fascismo di Berlusconi, dall’“estero che ci guarda” e ci deride per le figuracce di questo personaggio. Così abbiamo oggi il peggior governo di tutti i tempi, un governo meschino e ridicolo, con individui “piccoli piccoli” che si danno arie di “professionisti” e sono la caricatura dei già non eccelsi politici degli anni ’70 e ’80 del secolo scorso. Abbiamo un Premier che è servo, ma uomo di potere e pieno di “conflitti di interesse” pur senza aver mai posseduto un’impresa, né aver mai avuto capacità di guida di una qualsiasi istituzione; basti vedere le pessime figure rimediate come presidente dell’IRI e della Commissione Europea (e lasciamo perdere la nefandezza di questi organismi della Europa sedicente unita).
Non c’era nessun fascismo alle porte, nessun totalitarismo mediatico e nemmeno le conclamate leggi ad personam; semplicemente, come già detto, abbiamo un ex premier (che ha perso le elezioni senza chiamare le squadracce a sostegno del suo potere) e un capo dell’opposizione, che pensa soltanto a difendere i suoi interessi e quelli dell’azienda destinata ai figli. Proprio per questo, l’unico obiettivo che in definitiva si prefigge è di uscire dalla politica senza ulteriori danni. Ed è sempre per questo che ha
individuato il suo principale nemico, e pericolo, in Prodi e negli ambienti finanziari che muovono quest’ultimo. Adesso, il suo Giornale – e anche la Mediolanum Holding che fa capo a Fininvest – non si dimostrano sfavorevoli all’ultima manovra del potere finanziario, il Nuovo Unicredit, che pure ha come riferimento politico determinati ambienti di centrosinistra, ma non prodiani. Del resto, la nuova manovra di potere (economico ma con precisi riflessi molto più complessivi) è per il momento bilanciata e controllata (“a zona”) da parti della finanza francese vicine al nuovo presidente della Repubblica, nonché da quel Tarak Ben Ammar che si dice sia “amico” di Berlusconi (diciamo che ci sono insomma dati interessi comuni).
Stiamo però attenti che, intanto, gli ambienti di centrosinistra stanno conquistando tutti i posti di governo e sottogoverno possibili; vogliono occupare tutta la RAI e anche qui si sono inventati il nuovo pericolo “berlusconiano”: l’acquisto di Endemol da parte di Mediaset. Una ulteriore forzatura. Endemol, tramite il solito gioco delle “scatole cinesi”, è in mano a tre soggetti, un terzo per ciascuno. E gli altri due soggetti, oltre a Mediaset, sono una società di John De Mol, ideatore e già proprietario di Endemol, e un fondo finanziario che appartiene alla Goldman, enorme concentrazione finanziaria americana, che abbiamo visto mettere le mani su una parte non indifferente del potere in Italia, ma giocando soprattutto tramite Intesa-San Paolo (dunque Bazoli, il maître di Prodi). Certo, la Goldman è capace di giochi bipartisan – come fa negli stessi USA, avendo piazzato uomini in posti cruciali sia nella passata Amministrazione Clinton che in quella di Bush – ma comunque non è certo una “appendice” di Mediaset.
Questi furfanti di sinistra occupano tutto l’occupabile – avendo ricevuto 24000 voti in più alla Camera e 250000 in meno al Senato – e continuano a “gridare al lupo” (berlusconiano) per fare i loro porci comodi, aiutati dai clown e giornalisti di cui sopra (con l’aggiunta di scrittorucoli e registucoli cinematografici, e buffoni vari del genere), oltre che dai veri “poteri forti” (forti almeno qui, in questo povero paese di “provincia” che è la solita Italietta di sempre). Non scordiamoci inoltre che Bazoli, cattolico, non fa parte della finanza vaticana; anzi la contrasta (come si è visto in occasione della defenestrazione di Fazio). Bene, diranno i soliti laici coglioni. Niente affatto, perché la finanza vaticana (che è un apparato di potere capitalistico come qualsiasi altro) è in chiaro attrito, e non da poco tempo, con quella predominante statunitense. E il “cattolico” Bazoli (con il suo maggiordomo Prodi, anch’esso “cattolico”) è stato fino ad ora, e probabilmente continuerà ad essere, in stretta combutta con la suddetta Goldman e con altre grandi banche USA. Adesso, con il nuovo Unicredit, si potrebbe profilare un contrasto – in Italia intendo dire – che per il momento resta però “in latenza”. Il centrosinistra, sempre cementandosi con l’antiberlusconismo, tenta di mantenere gli equilibri (così utili al potere) tra prodiani e diessini (una parte), che sono, in ultima analisi, gli equilibri tra Intesa-San Paolo e nuovo Unicredit. Potranno durare? Riusciranno a combinare le cose in modo da ottenere anche il tacito assenso-consenso di Berlusconi con una adeguata “buona uscita”?
Non facciamo al momento previsioni. Accontentiamoci di dire apertamente che ci stanno raccontando tante favolette, e ancor di più ne racconteranno nei prossimi mesi e anni, prima di scatenare, eventualmente, la resa dei conti decisiva. Ma solo eventualmente; tempi e modi dipendono dalle e(in)voluzioni del nostro quadro politico, da
l lento o più veloce marcire della situazione economico-politica italiana, dall’andamento di questa meschina Unione Europea, dalla più o meno prossima entrata
in una nuova epoca policentrica (e per merito di chi vi si entrerà? Soprattutto della Russia e/o della Cina e/o di qualche altro paese?). Per il momento, mi dispiace doverlo dire (anzi ripetere): c’è da augurarsi la crescita di un profondo disgusto popolare per queste forze politiche italiane: di destra, di centro, di sinistra, di sopra e di sotto, ecc. Lo schifo dovrà essere assolutamente generale e veramente bipartisan. E’ necessario, intanto, che il popolo lo provi e ne ricavi una nausea crescente con ritmo esponenziale.
21 maggio