UNO SCENARIO SEMPRE PIU’ GRIGIO E DEPRIMENTE
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Tutti presi dalle meschinità di casa nostra trascuriamo, molto provincialmente, quanto avviene nel mondo (anche molto vicino a noi). Brevi annotazioni in merito. Tutto sommato, ritengo che si sia verificato il meno peggio (ma proprio di un soffio) con l’elezione di Sarkozy in Francia. Questa convinzione si è comunque formata in me dopo aver preso atto che negli ultimi anni si era ormai consumato quel minimo di “indipendenza” che tale paese manteneva. In effetti, tale fatto si è reso evidente in questi giorni con l’unanime consenso della UE all’appoggio che USA e Israele stanno dando al golpista palestinese Abu Mazen, senza più veli nel suo servilismo rispetto ai “padroni” tanto da formare un autentico Governo fantoccio, copia conforme di quelli esistenti in Irak e Afghanistan.
Perfino un giornale come Il Giornale scrive di lotta a “suon di dollari” a favore di Abu Mazen e Fatah. Aggiungiamoci anche i tanks israeliani e il quadro è completato. Questa abdicazione europea ad ogni benché minima opposizione alle manovre americosioniste sembra dover durare a lungo; e porterà ad una decadenza, meritata, della nostra area; di sicuro ad una sempre maggiore dipendenza.
E adesso passiamo appunto alle mediocrità di casa nostra. Tutto sembra far supporre che siamo agli inizi di una nuova operazione “giudiziaria” di tipo tragico-farsesco come la vecchia “mani pulite”. Nel 1992-93 fu distrutta una certa strutturazione politica pluridecennale, per motivi di cui ho parlato più volte; oggi si cerca di completare l’opera rimasta allora incompiuta. I nostri gruppi finanziari e decotto-industriali, autentiche orde di cavallette devastatrici di questo paese, non riescono ancora ad infilare la manovra politico-istituzionale “giusta” per non essere più disturbate nelle loro scorrerie e lotte per bande “come nella Chicago degli anni ‘20” (o anche nella Napoli odierna).
Quelli che negli anni novanta approfittarono dell’azione della magistratura adesso protestano. Si dichiarano innocenti. Diciamo subito che, pur se non si rileverà nulla di penale a loro carico (ed io me lo auguro veramente, poiché sono stufo di questi mezzi di lotta non politici), essi ne usciranno inzaccherati e non dovranno mai più assumere arie di superiorità morale o di dedizione alla causa della popolazione nel suo complesso; sono dei politici tipici dei sistemi capitalistici, in cui il legame tra dominanti (e oppressori) e gruppi di potere politici serve ad arricchire piccole minoranze a spese della grande maggioranza. Tutto normale in sistemi del genere, purché la si smetta con le finzioni.
Non è tuttavia detto che non ci saranno risvolti penali. Se “qualcuno” vuol distrugger gli attuali equilibri politici – e sembra che questo “qualcuno” esista – premerà affinché avvengano regolamenti di conti come quindici anni fa. Naturalmente, verranno perseguite decine di persone e si faranno moltissimi processi. Fra una decina d’anni, così com’è accaduto con “mani pulite n.1”, la maggior parte dei processi porterà ad assoluzioni e la maggior parte degli incriminati odierni sarà prosciolta. Intanto però si sarà raggiunto…..forse un bel nulla come quella volta; cioè un bel nulla relativamente agli intendimenti di coloro che volevano affermare il loro predominio in modo assoluto e senza opposizioni (gli si mise invece di traverso quella fastidiosa zanzara di Berlusconi; e il famoso “qualcuno” lo ha ancora in mezzo ai piedi a disturbargli i piani di totale predominio).
Non è difficile individuare dov’è il nido di vipere da cui si snodano le nuove trame di potere. Un anno fa il “qualcuno” appoggiò il centrosinistra, con Prodi alfiere; anche se quest’ultimo era fin troppo legato alla finanza di Intesa (che poi assorbì, poiché non di fusione ma di annessione si tratta in realtà, il San Paolo), sembrava essere per il momento l’uomo adatto a favorire i progetti dell’intero establishment della Rcs. Tale lobby era però sicura che il centrosinistra vincesse in modo schiacciante, così da liquidare Berlusconi (e favorire a destra l’ascesa di un Casini o almeno Fini) e da mettere in angolo anche la sinistra detta radicale. Piani del tutto sballati in seguito all’esito delle elezioni. E’ seguito un anno di disastri, provocati certo dal Governo, ma anche perché dietro ad esso sono ripresi, pur se ancora sordamente, scontri tra i vari banchieri (Intesa-San Paolo e Unicredit che a sua volta ha “attratto a sé” Capitalia) e tra gli industriali decotti; con Tronchetti sotto tiro (e nessuno deve piangere per questo, sia chiaro), Benetton “avvisato”, Montezemolo che tenta di portarsi in pole position.
E’ ovvio che il Governo è composto da incapaci, che Prodi è un mediocre “pompato” per l’occasione, Padoa-Schioppa e Visco sono due “scarsità” anch’esse innalzate per convenienza, Bersani è un “brav’uomo” ma più o meno come io sono un recordman dei 100 metri. E si potrebbe continuare con ogni altro dei 103 o più ministri e vice del più numeroso (e catastrofico) governo della Repubblica. Tuttavia, va riconosciuto che non poteva governare, non avendo vinto le elezioni alla grande; così come voleva l’establishment della Rcs (e dintorni) al fine di stabilire la sua aperta dittatura di finanzieri e vampiri grande-industriali, di parassiti succhiatori della ricchezza prodotta dai lavoratori salariati e autonomi. Ad un anno di distanza, allora, ecco le “corazzate” mediatiche dell’establishment di cui sopra (citiamole nominativamente: Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa e Sole24 ore) riprendere il tentativo di distruggere un sistema politico per crearne un altro più utile ai suoi scopi di predominio (ma tramite continue rivalità interne, che non facilitano il raggiungimento dell’obiettivo).
Ci si ricorderà spero che a fine maggio del 2005 in una località che ora non ricordo, ancora vigente il governo di centrodestra, si tenne a porte chiuse (e con l’intervento di Montezemolo e di altri importanti uomini del suddetto establishment) un seminario organizzato dalla Margherita, che fu – coincidenza? – immediatamente seguito dall’accelerazione dell’attacco a Fazio e ai “furbetti del quartierino”, con l’aggiunta di Consorte (Unipol) che voleva acquisire la BNL (la vicenda che è stata rispolverata oggi). Si trattò di una prima importante battaglia – non certo una scaramuccia – per spostare certi equilibri. Allora sembrò in auge soprattutto la finanza cattolica (ma non vaticana; appunto Intesa, ecc.), con alle spalle pezzi da 90 della finanza americana come la Goldman Sachs, alcuni ex “dipendenti” della quale sono finiti al vertice della Banca d’Italia, nel governo di centrosinistra in qualità di viceministro dell’economia, ecc. Senza dimenticare che lo stesso Prodi ha lavorato per tale istituto americano, il quale ha oggi in carico Mario Monti e, da pochi giorni, Gianni Letta (consigliere di Berlusconi).
Lasciamo perdere molti maneggi dell’ultimo anno, concentrati soprattutto sulla Telecom e che hanno visto, nel complesso, frustrati certi intendimenti della parte finanziario-politica che possiamo sintetizzare nel duo Bazoli-Prodi. Un paio di mesi fa, con “alte intenzioni scientifiche” (sono virgolette di ironia, non di citazione), si tiene a Milano un seminario organizzato dalla Rcs e dalla Bocconi; quattro giorni di riunioni (stavolta a porte apertissime) che però vanno assimilate, per il significato politico, a quelle del maggio 2005. Ancora una volta in strana coincidenza, D’Alema paventa che ci
sia qualcuno intenzionato a rilanciare gli (in)fausti di “mani pulite n. 1 ”. Passa un mese o poco più e l’attacco, concentrico, inizia; e sempre con l’uso smodato, e di “prima fila”, della magistratura. E’ lecito sospettare qualcosa? Più che lecito, visto che, se Il Giornale, facendo il suo mestiere di “destra”, preme sui Ds, i sopraccitati giornali dell’establishmenti aprono il fuoco su entrambi i lati del ceto politico.
Come scordarsi che nel seminario di Milano si è preso aperto partito per una riedizione in qualche modo centrista del governo in Italia, con condimento di “tecnici” quali Monti (lo ricordo: oggi alla Goldman) e Giavazzi, più o meno della stessa levatura ma in aperta polemica con i ministri economici dell’attuale governo? Inoltre, gli ambienti di cui stiamo parlando pompano adesso il “Luca”, sostenendo che ha l’85% di consensi. Sembra abbia perso smalto – rispetto a un anno fa – Rutelli, ma ci sono voci di pressioni su Veltroni perché scenda in lizza; intanto, quanto meno, quale possibile leader del futuro partito democratico. Nel frattempo, si tiene “in cottura” Prodi, ma nemmeno troppo, tenuto conto della disistima e disprezzo veramente da record che sta crescendo nel paese nei suoi confronti. Non lo si vuole far cadere subito, prima che sia pronto il quadro desiderato dall’establishment. Intanto, si mettono uomini fidati in tutti i posti cruciali, ivi compresi quelli relativi ai vari corpi delle forze armate. Già il cambio alla Guardia di Finanza – pur se nemmeno il centrodestra ha il coraggio di dirlo apertamente – non sembra per nulla avulso da pressioni politiche dei soliti ambienti. A giorni scade il mandato del capo della polizia, e si può essere sicuri che “qualcuno” ha già in testa un successore.
E’ difficilissimo fare previsioni su come finirà questa complessivamente ignobile vicenda, manovrata da forze per nulla oscure e certo indecenti. Francamente, credo (e spero) che le sporche operazioni oggi in atto facciano la stessa fine di quelle post-mani pulite, di quelle post-riunione organizzata dalla Margherita nel maggio del 2005; e di tutte le altre mene che continuano però a sfibrare questo paese, a renderlo sempre più meschino e miserabile, con una classe dirigente economica e politica del più basso livello mai raggiunto in Italia.
Teniamo comunque ben presente che, dopo la liquidazione della prima Repubblica, non si è mai smesso di tramare per arrivare a stabilire in Italia una rete di poteri, sottratti ad ogni controllo cosiddetto “democratico”, e invece intenzionati a controllare tutti i cittadini tramite uomini sicuri messi a capo dei vari apparati che sorvegliano da vicino la nostra vita. Inoculando il tenace virus dell’antiberlusconismo a milioni di italiani, evidentemente rimbambiti da organi sedicenti culturali di cosiddetta sinistra che spargono veleni a non finire, l’establishment, servendosi precisamente dei settori politici di questa sinistra – ma puntando oggi alla “deviazione” al centro – sta tentando per l’ennesima volta, in quindici anni, di limitare le nostre già striminzite “libertà”.
L’importante è che non torni Berlusconi! Fior di imbecilli, che un tempo conoscevo come persone (quasi) serie, non sanno ripetere altro. In campana dunque! Dopo millenni di storia, sempre caratterizzata dagli stessi inganni dei dominanti, vogliamo infine convincerci che il vero lupo è chi grida al lupo? Il nemico pericoloso, e del tutto antidemocratico, si annida nella Rcs, in Mediobanca, in Generali, ecc. E ovviamente nella Fiat, come al solito. Berlusconi si arrabatta, sfrutta alcune indubbie capacità mediatiche (adatte al popolo italiano), cerca di giostrare tra il suddetto establishment e la ricerca di alleati nella piccola imprenditorialità e nel lavoro autonomo. Ma non è il più pericoloso, non riesce a stabilire il contatto tanto agognato con chi non lo vuole nel
“salotto buono”, cioè nel covo di coloro che dell’Italia hanno fatto “la Chicago degli anni ’20”. Questa è la verità, “amici” di sinistra ormai bell’e cotti di cervello!
E veniamo appunto alla Fiat, una delle principali cellette dell’alveare in cui ronzano le “apine” che accumulano i progetti sempre falliti da 15 anni a questa parte, ma sempre ritentati come sta appunto avvenendo in questi giorni. Era sull’orlo del fallimento, ma Marpionne (pardon, Marchionne) ha fatto il miracolo. Si dice, anzi l’ho letto come sicuro, che il vecchio ad, Fresco, vendette i titoli Fiat che gli erano stati dati come parte della liquidazione perché anche lui (e un ad dovrebbe avere accesso ai libri contabili, ai piani pluriennali, alla situazione delle risorse finanziarie e mercantili, ecc.) vedeva un futuro tutto nero. Invece no, arriva il Mago, e tutto va a gonfie vele in un batter d’occhio. Certo è strano che un’azienda, che si sostiene essere ormai in condizioni floride, chieda al governo (per cui invitò a votare tramite il direttore di un giornale su cui ha molta presa) i prepensionamenti, la rottamazione, ecc.
Ciò è molto curioso; evidentemente, però, questo non basta per andare dal rosso al nero di bilancio. Non conosco i trucchi di questi imprenditori – perché nell’azienda di mio padre, quando ci lavorai, ero nel settore tecnico-produttivo, non in quello amministrativo – tuttavia immagino che sia un po’ come i dati Istat sul costo della vita (e, oggi, sui tassi di crescita del Pil). In qualche modo, che non so immaginare (lo ammetto), è stata creata la “realtà virtuale” di un’azienda solida, in pieno sviluppo, che espande le sue quote di mercato all’interno, all’estero, forse anche sulla Luna. Ho letto alcuni mesi or sono un’intervista all’ad della Toyota (certo, si tratta di un concorrente) il quale, alla domanda sulle prospettive della Fiat, ha sorriso, sornione, e ha detto che aspetta il prossimo biennio prima di pronunciarsi.
Provo a fare un’ipotesi previsiva. Se le manovre attualmente in atto – quelle di cui ho appena sopra discusso e che penso siano state esposte (in modo mascherato e distorto ovviamente) nella quattro giorni di Milano alla Bocconi – sortiranno infine un buon risultato, allora la Fiat metterà le mani, tramite un governo apertamente amico e controllato dall’establishment di cui sopra, sulle risorse del paese: in forme nuove o che magari ricorderanno invece quelle del regime fascista negli anni ’30 (IRI, ecc.). Se però l’operazione in corso di svolgimento, come credo (e spero), fallisce ancora una volta, è molto probabile che non ci siano altre prove d’appello. Per Intesa-San Paolo, per Unicredit Group, e qualche altro, ci sarà forse ancora “ciccia” da godere; ma la Fiat non se la passerà troppo bene. E allora non so se il Luca riuscirà a “buttarla in politica”, una volta terminata la sua presidenza confindustriale. Tutto da vedere, insomma. Purtroppo, si sta giocando sulla nostra pelle, e stare a vedere non è una gioia.
21 giugno