A DIR LA VERITA’
A dir la verità, preferirei che Preve, soprattutto quando dice di dedicare un saggio a Labica – personaggio che veramente lo merita e che ha avuto grandi meriti – parlasse sul serio di lui lasciando stare me. Anche perché d’ora in poi non lo baderò proprio più, altrimenti mi sentirei anch’io “malato” com’è evidentemente ormai lui. Comunque preciso, solo per certi lettori magari non conoscitori del sottoscritto, che io non sono un comun(itar)ista. Il che significa che non sono un comunista utopico, fantasticante sull’Uomo. So che Preve crede anche nel Cavallo, nell’Asino, nel Cane, ecc. Io credo solo nei sei gatti che ho, ma non ho mai visto il Gatto, la riterrei la visione di uno che non ha completo equilibrio, quello che affettuosamente chiamavo, in tempi andati, un “basagliato”.
Non è un caso che abbia riportato, con breve commento, quei “Brani” tratti dalle Glosse a Wagner. Ma non erano diretti a Preve, visto che so bene esistere tuttora un certo gruppo di quelli che Marx chiamava “professori” o “maestri di scuola tedeschi” (che ragionano in un certo modo e che esistono, per fortuna sempre in minor numero, anche in Italia). D’altra parte, Marx li dipinge sarcasticamente, ma con molta precisione (anche psicologica) quando scrive: “Tutto ciò che non è in grado di fare egli stesso, il professore lo fa fare all’ ‘Uomo’ il quale peraltro è ancora una volta semplicemente l’uomo professorale che ritiene di aver compreso il mondo una volta che lo ha classificato sotto rubriche astratte”. Preve è uno, ma uno soltanto, di questi “professori” dileggiati da Marx. Non si senta sempre chiamato in causa proprio lui; di “professori”, che creano un loro mondo fantastico, il mondo reale è pieno. Per fortuna, ci sono un bel po’ meno di comun(itar)isti.
Io, molto semplicemente, credo che o il mondo reale, quello odierno, è attraversato da dinamiche dirette, non deterministicamente ma comunque almeno probabilisticamente, a creare le condizioni di possibilità del comunismo intravisto da Marx – e fondato sull’associazione dei “produttori”, ai diversi livelli sociali e lavorativi – oppure è a dir poco disonesto raccontare balle sul futuro comunismo creato dall’Uomo. In questa fase, non s’intravvedono dinamiche simili, nemmeno se uno fa il più grande sforzo di fantasia, pensando a quello che può accadere di qui a cent’anni. Ritengo quindi onesto non stordire giovani menti, non ingannare poveri derelitti, raccontando loro quello che l’Uomo (non i “vili” e “concreti” uomini che al comunismo manco ci pensano nel 99,9% dei casi, bensì l’Essenza Umana, questa fantasmagorica creazione della mente dei “professori”) farà in un radioso futuro. Io non sono più comunista in questo senso: mi vergognerei di andare in giro a raccontare simili panzane. Preve ritiene di farlo? Ha uno stomaco assai meno delicato del mio; per me non le sa nemmeno più raccontare bene, ma trova chi ci crede. Siamo tutti contenti, basta che non mi coinvolga facendomi affermare cose così secche e definitive.
Come in un film di James Bond, “mai dire mai”. Cosa posso io sapere di quel che accadrà in un futuro, soprattutto lontano qualche secolo? Io dico solo che il comunismo, quello pensato con molto realismo e concretezza da Marx, non è all’ordine del giorno: le tendenze da lui previste – e per lui in pieno svolgimento mentre viveva, tanto che pensava ad un comunismo nient’affatto lontano, come ho esaurientemente mostrato esibendo non so quante dichiarazioni marxiane – non si sono affatto messe in moto. Quelle che credeva di aver individuato hanno manifestato con chiarezza un andamento del tutto differente. A questo punto, non posso dire nulla di concreto sul comunismo per il futuro prevedibile (sempre non con assoluta certezza, ma con una buona dose di sano realismo). Se invece si fantastica sull’Uomo, il “professore” – come diceva Marx – gli fa fare quello che lui pensa nella sua testa; ma resta soltanto un suo pio desiderio o una sua immagine onirica. Il comun(itar)ismo è nella testa fantasticante di Preve, ormai molto diverso dal pensatore che avevo conosciuto in altri tempi; non esiste invece nella mia testa di individuo saldamente ancorato a “questa terra”. L’unico mio torto è quindi di non voler volare finché non avrò “scoperto” – ai fini del comunismo – gli alettoni, l’uso adeguato dell’attrito dell’aria oppure un motore a reazione, ecc.
Fino ad allora io resterò “a terra”, Preve “sbatta pure le ali” lanciandosi dalle altitudini del suo “Uomo”; chi lo segue si schianterà assieme a lui. Io non riderò; nemmeno però mi emozionerò troppo. Continuo nel mio “banale” tran-tran molto terreno. Del resto non mi curo; mi si lasci in pace. E non si faccia finta di essermi amico per poi continuare con articoli, fra l’altro molto scadenti e che non fanno alcun onore a chi li scrive, in cui si continua a dire che non conosco Marx e che questi va assimilato ad uno dei “professori tedeschi” da lui invece disprezzati come si meritavano, essendo solo dei saputelli capaci di giocare con quattro categorie astratte buone per incantare i citrulli.
Spero sia l’ultima volta che Preve mi molesta con le sue insensatezze, cui ho già risposto mille e una volta, anche indirettamente com’è mia abitudine per evitare scontri personali; la prossima volta chiudiamo la faccenda una volta per sempre.