Non è difficile sapere chi sostiene Fatah al Islam. Intervista al generale francese Alain Pellegrini di redazionale

Un anno, un giorno dopo l’altro, dopo l’offensiva israeliana contro il Libano e alla vigilia della riunione a La Celle Saint-Cloud del forum interlibanese, pubblichiamo la versione francese dell’intervista concessa al magazine Al-Intikad dal vecchio comandante dell’UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebanon), il generale Alain Pellegrini. Tuttavia, per evidenti ragioni politiche, i nostri colleghi libanesi sono stati costretti a togliere alcuni nomi, noi, invece, pubblichiamo la versione integrale dell’intervista non “ripulita”.
Il generale di divisione Alain Pellegrini è stato direttore della divisione Africa e Medio-Oriente della direzione del servizio informazioni militari a Parigi, poi consulente AfricaMedio-Oriente del capo di Stato Maggiore dell’esercito (CEMA) francese. Dal gennaio 2004 al gennaio 2007 è stato il comandante dell’UNIFIL. Ha risposto alle domande di Nidal Hamade.
Come vedete l’avvenire del Libano?
Alain Pellegrini: Non sono ottimista né per il Medio-Oriente in generale né per il Libano in particolare. Non vedo segni evidenti di un avanzamento nel trattamento dei dossiers politici. Al contrario, la testardaggine prende il sopravvento nella vita politica locale
Un anno dopo la fine della guerra nel sud del Libano, come valutate il lavoro svolto dalla forza UNIFIL?
Alain Pellegrini: Le forze UNIFIL sono riuscite nella loro missione che consiste nel sorvegliare sulla sicurezza, sulla stabilità e sul cessate-il-fuoco alla frontiera libanese-israeliana. Esse continuano a preservare la sovranità del Libano grazie alla collaborazione con l’esercito libanese che ha potuto riorganizzarsi nella regione dopo una lunga assenza.
Eppure la violazione da parte israeliana dello spazio aereo libanese continua senza che l’UNIFIL reagisca?
Alain Pellegrini: l’UNIFIL non può mettere fine alle violazioni aeree israeliane perché non dispone di armi antiaeree equivalenti a quelle detenute dagli israeliani. Gli armamenti dell’UNIFIL non sono efficaci per colpire gli aerei israeliani ad alta quota. I missili migliori sono quelli delle forze francesi, il modello MISTRAL, la cui portata non supera i 1500 metri.
Così la storia dei missili francesi lanciati contro gli aerei israeliani non è credibile? Alain Pellegrini:No, non del tutto, questa storia è in parte vera. Questo incidente ha avuto luogo allorquando gli aerei israeliani hanno sorvolato a bassa quota la forza francese. L’obiettivo era quello di lanciare dei missili che proteggessero la forza francese che si sentiva minacciata. Il bersaglio non era quello di arrestare le violazioni dello spazio aereo del territorio libanese perché quello non è possibile. Ma l’UNIFIL sorveglia per impedire le violazioni terrestri sulla Linea Blu, e noi abbiamo sempre dato l’ordine di fare fronte a tutte le violazioni terrestri israeliane.
Prevedete una nuova offensiva israeliana contro il Libano?
Alain Pellegrini:non credo, almeno nel breve periodo per due ordini di ragioni:
i. la presenza delle forze UNIFIL complica lo scoppio di una nuova guerra.
z. i problemi di cui soffre l’esercito israeliano dopo la guerra del luglio scorso Secondo voi chi ha perso la guerra del luglio 2006?
Alain Pellegrini:Non lo so. Ma la suddetta guerra ha causato dei danni considerevoli al Libano. Quanto ai suoi riflessi in Israele, questa offensiva ha provocato una crisi nell’esercito. Una crisi che non sarà risolta nel breve periodo
Dite dunque che Israele ha perso la guerra?
Alain Pellegrini:Non dico questo. Ma Israele non aveva obiettivi politici determinati in questa guerra. D’altronde nemmeno quelli militari erano chiari.
Un’operazione contro l’UNIFIL è costata la vita a sei soldati spagnoli. Questo vi ha sorpresi e chi, secondo voi, ha pianificato tale operazione?
Alain Pellegrini: l’attacco è stato sferrato da estremisti salafiti che noi sorvegliavano. Sapevamo che stavano preparando qualcosa contro di noi. Si muovevano collettivamente sulle macchine senza essere armati. Noi avevamo sottolineato la minaccia che questi rappresentavano ed abbiamo avvertito il governo libanese che ha proceduto all’arresto di alcuni di loro.
Si tratta di libanesi?
Alain Pellegrini: alcuni tra loro sono libanesi altri sono stranieri
Prevedete altri attentati contro le forze UNIFIL
Alain Pellegrini:si, questo genere di operazioni resta molto probabile. Noi non possiamo impedire questo genere di operazioni in questa regione. La situazione sul piano della sicurezza non è facile da controllare
Quello che succede nel campo di Nahr el-Bared vi ha sorpresi?
Alain Pellegrini:noi abbiamo previsto questo genere d’incidenti già da molto tempo. Abbiamo avvertito il governo libanese nel novembre scorso della presenza di estremisti salafiti nel campo di Nahr el-Bared. Io ho segnalato personalmente al governo di Beirut tutto ciò prima della mia partenza. Li ho avvertiti della presenza di qualche gruppo che minaccia la stabilità del paese. Mi hanno risposto che prenderanno questo problema sul serio.
Secondo voi chi c’è dietro Fatah al-Islam?
Alain Pellegrini:non avete bisogno di molti ragionamenti per capire chi lo sostiene. Sono estremisti sunniti attivi in una regione che è sotto controllo di una fazione conosciuta.
Chi indicate?
Alain Pellegrini: quelli che finanziano Jound el-Cham a Saida sono gli stessi che stanno dietro a Fatah al-Islam nel campo di Nahr el-Bared.
Gli Hariri?
Alain Pellegrini: (largo sorriso…)
Che ne pensate della politica di Sarkozy per il Libano?
Alain Pellegrini:una nuova politica è all’opera all’Eliseo ed i vecchi metodi non hanno più corso. Così gli attori politici libanesi devono ammettere la nuova politica della Francia. La Francia deve essere più ferma con i libanesi e soprattutto con i suoi propri alleati. Essa deve domandare loro di assumersi le loro responsabilità, perché il periodo
passato è stato caratterizzato dal non adempimento di tali impegni, e qualcuno è giunto a credere di non aver alcun conto da rendere.
Che interesse avete a negoziare con la Siria?
Alain Pellegrini: sapete bene che occorre negoziare con tutti gli attori della vostra regione. Questo fa parte della cultura politica dei popoli della vostra regione. La Siria ha la sua influenza e questo implica che bisogna negoziare con Damasco. Ciò non vuol dire che bisogna piegarsi al volere siriano. Il dialogo potrà essere utile al fine di convincere la Siria alla collaborazione piuttosto che impigliarsi in una situazione delicata. Il dialogo è realismo politico.
Si evoca un possibile allargamento della missione UNIFIL per controllare la frontiera siriano-libanese.
Alain Pellegrini:non c’è alcun interesse a far entrare l’UNIFIL in conflitti interni al Libano. Ma è sempre possibile discutere a proposito della presenza delle forze UNIFIL alle frontiere con la Siria
Cosa pensate della missione ONU nell’affare dell’assassinio del presidente Rafic Hariri?
Alain Pellegrini:il fatto di avere designato Detliv Mehlis per condurre l’inchiesta è stato un grosso errore. Bisognava designare qualcuno che conoscesse bene la situazione in Libano e i conflitti politi libanesi. Almeno dovevano circondarlo da consiglieri esperti, che conoscessero la situazione e le sue manipolazioni politiche. I consiglieri devono indicare all’inquirente come comportarsi con ciascuna delle personalità del paese. Mehlis è sotto l’influenza di un gruppo libanese risaputo. Egli è stato vittima delle manipolazioni di alcuni membri di questo gruppo e delle pressioni statunitensi. Quanto a Serge Bremmertz, è una persona preparata che lavora lontano dalle pressioni politiche.
Cosa pensate del prolungamento della detenzione dei quattro ufficiali superiori interpellati da M. Mehlis?
Alain Pellegrini:prima di parlare di tale prolungamento, io mo interrogo sulla ragione della loro detenzione dall’inizio. Lasciatemi dire qualcosa, io conosco il colonnello Jamil da molto tempo, prima di essere assegnato all’ambasciata francese. Vi confermo, con ogni oggettività, che Jamil è un uomo giusto e onesto. E’ un uomo di parola che non mi ha mai sorpreso e che ha sempre mantenuto i suoi impegni. È possibile uscire da questa situazione illegale liberando i detenuti sotto cauzione. Questi sarebbero poi chiamati a passare due-tre volte alla settimana da un centro governativo determinato per confermare la loro presenza nel paese. Tale cosa è di uso corrente in Europa.
Perché non sono stati liberati?
Alain Pellegrini:è il Consiglio di Sicurezza dell’ONU che ha rifiutato sotto la pressione USA, di accordare loro la libertà
Alcuni dicono che voi siete stati più vicini alla posizione libanese rispetto al vostro successore ora al comando dell’UNIFIL, il generale Claudio Graziano?
Alain Pellegrini:penso che il generale Graziano dipenda dal potere politico italiano, e quest’ultimo è di un avviso non sempre conforme alla natura della missione UNIFIL. L’Italia ha interessi vitali in Libano. E’ il primo partner commerciale del Libano, sopravanzando anche la Francia che è il secondo. Questo spiega gli ordini dati al generale Graziano. Nessuno invece s’intrometteva nel mio lavoro.
Pensate di aver stabilito delle relazioni amichevoli nell’ambiente libanese?
Alain Pellegrini:prima di considerare il lato professionale, io ho dei legami familiari con il Libano. La moglie di mio zio è libanese. Quanto alle mie relazioni con gli attori libanesi queste risalgono nel tempo. Sono cominciate quando era assegnato come militare all’ambasciata di Francia a Beirut. Sono stato responsabile di una forza che ha salvato molti responsabili libanesi al momento della guerra civile, tra cui Michel Aoun e Nabih Berri.
Pensate di pubblicare un libro sulla vostra esperienza libanese?
Alain Pellegrini:si, ma non subito, perché certi elementi che mi auguro di rivelare potrebbero essere pregiudizievoli per alcune personalità libanesi ancora in servizio.
(Intervista al generale francese Alain Pellegrini, geostrategie.com, traduzione dal francese di G.P.)