Povera “mamma”: e’ morta e si continua a scucirla e ricucirla!

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Quando muore la mamma, nei confronti della quale (almeno questa è stata la mia esperienza) resta sempre assai solido il “cordone ombelicale”, i figli si riuniscono intorno al letto dove la salma è stesa con gli occhi chiusi e un pallore cereo sul volto, e piangono, piangono. Il dolore è forte, si è consci fin dal primo momento che, quando la ferita in qualche modo rimarginerà, resterà una cicatrice che tornerà, a intervalli, a dolere forte. In parole povere, soprattutto chi è vissuto a lungo in casa con sua madre, sentirà che un pezzo della sua vita se ne è andato con lei, che la vita futura non potrà più essere la stessa, che l’animo si rattrappirà spesso in spasimi improvvisi al ricordo di ciò che fu e non tornerà mai più.
Dopo un paio di giorni al massimo, però, è necessario seppellire la morta o, oggi meglio ancora, cremarla; tanto il vero ricordo non è in un corpo interrato o incenerito, è dentro di noi. Il dolore si assopirà ma resterà sempre pronto a nuovi periodici sussulti; la mancanza della “mamma” non sarà mai sanata in via definitiva. Tuttavia, la ragione ci dice che il maledetto tempo – che tutto corrode, e scaraventa inesorabilmente nell’inerte passato quanto di più vitale abbiamo vissuto – ha ormai provocato l’irreparabile e l’irrevocabile. Normalmente non accade che i figli, continuando a disperarsi e strapparsi i capelli, restino accanto al letto per giorni e giorni; e poi, davanti al progressivo disfacimento del cadavere, chiamino un imbalsamatore e successivamente, vedendo la salma permanere nella sua immobilità, un altro ancora, e poi un altro e subito dopo uno successivo, incazzandosi sempre più perché il cadavere assume un aspetto via via peggiore; a furia di scucire e ricucire, il bel viso pallido e sereno va assomigliando a quello del mostro di Frankestein, non si sa più se quei tronconi sono gambe o braccia, ecc. Soprattutto, il fetore ammorba l’aria, comincia ad uscire dalla stanza e a dar fastidio ai vicini, c’è pericolo di qualche epidemia.
Diventa indispensabile porsi qualche alternativa. O entra nella stanza una squadra di disinfestatori (con opportuna bendina sul viso), che mettono innanzitutto la camicia di forza ai pochi familiari ancora in lacrime e testardamente aggrappati alla salma, instradandoli verso case di cura per malattie mentali; e senza perdere altro tempo bruciano sul posto la salma perché è già troppo infetta per essere trasportata al cimitero. Oppure se lo stabile, in cui vi è la stanza della morta, è abbastanza isolato, gli si piazza sotto una potente carica di dinamite, si fa saltare il tutto e poi si fanno passare accuratamente sopra le macerie alcuni carri lanciafiamme. O ancora, soluzione più morbida, si mura ermeticamente la stanza, in modo che non ne esca più fetore e bacilli infettanti, e si lasciano i dementi senza cibo né acqua e con il solo ossigeno che quella stanza contiene prima d’essere murata.
In un paese di stupido buonismo (che non è bontà, ma una “malattia grave dell’anima”) come l’Italia si dovrà seguire l’ultima via. Però, almeno questa, seguiamola. Lasciamo intanto morire i “comunisti” che sono già sulla buona strada; e poi, speriamo che via via segua l’intera sinistra (a partire dai sindacati di Stato). Quando infine – in non so quali tempi, dato che la situazione è autenticamente mefitica – ogni cellula di questa sinistra sarà in disfacimento, possiamo essere sicuri che sarà in stato di avanzata putrefazione anche la destra che noi conosciamo; questa destra può esistere solo perché ormai – a partire dalla mitica Classe – ogni comparto sociale, che non viva sul mero assistenzialismo statale, non ne può più della sinistra, la considera una vera pestilenza del paese (naturalmente, prescindo per il momento da chi l’alimenta e vi sta dietro, cioè dalla spero ormai ben nota GFeID). Bisogna infliggere una dura lezione all’assistenzialismo statale (a partire da quello fornito alla GFeID); si vedrà allora entrare in dissolvimento la sinistra e dunque, per mancato obiettivo da colpire, anche la destra.
Ripeto che sarebbe assurdo fare previsioni sui tempi; tuttavia, è in questa direzione che debbono muoversi tutti coloro che sono contrari agli imbalsamatori e che avvertono il pericolo rappresentato da questa pestilenza. Secondo la mia opinione, il blog deve chiamare a raccolta tutti quelli che via via avranno coscienza della necessità della disinfestazione. Sappiamo che contiamo poco, ma quel poco lo dovremmo fare. Sarebbe stato nostro dovere precipuo dare a tempo debito onorata sepoltura alla “mamma morta”, che se lo meritava ampiamente perché è stata, per me, una buona mamma.
Tuttavia, non ci siamo riusciti anche perché la “cara mamma” aveva messo al mondo alcuni figli con padri impestati dalla sifilide; sono questi suoi figli (e nostri fratellastri) da condurre adesso in casa di cura o da murare nella stanza. Certo, sarebbe stato bello sottrarre loro la salma della “mamma tanto amata” prima che la facessero putrefare. Non ce l’abbiamo fatta; pensiamo ad isolare almeno gli “usciti di testa”. Che non combinino altri guai!