Spioni e provocatori


Dopo il crollo del muro, fin verso la fine degli anni ’90, mi presi la briga (con tanta noia e per sciocco senso del dovere) di fare alcune conferenze (o simili) in giro per l’Italia, in un momento in cui – pur se personalmente non ci credevo – c’era nella sinistra detta “estrema” una certa euforia e speranza di rifondare ciò che non poteva affatto esserlo. In ogni modo, per non deludere certi compagni, mi “sacrificai” a girare un po’. Ad ogni conferenza c’era un bordighista (non più di uno; e non sono in grado di dire se fosse in buona fede o uno che si dichiarava tale mentendo) puramente e semplicemente dedito alla provocazione con argomenti schematici e scolastici come quelli di un Giotto. Non lasciava nemmeno che io finissi di parlare e interveniva subito con obiezioni di qualche secolo fa. Se il moderatore della conferenza sapeva fare il suo mestiere e lo zittiva, apriti cielo: gridava alla repressione, faceva il martire, ecc. Se invece, il suddetto era di “pasta frolla”, si sviluppava solo un battibecco a due fra me e il furfante. Dopo mezz’ora o poco più la sala era vuota perché tutti si erano scocciati del fatto. In entrambi i casi, il “bordighista” era visibilmente contento, si capiva perfettamente che quello era il solo scopo per cui era intervenuto.
Non so se questi soggetti erano mandati da “qualcuno” oppure se si trattava solo di manifestazione di quella demenza tipica di certi ambienti fondamentalisti (del genere dei testimoni di Geova). So però bene che, durante i regimi fascisti, personaggi simili furono spioni della polizia di regime (come, a quanto si dice, lo fosse dell’OVRA uno scrittore italiano che vergò anche, all’inizio, alcuni buoni romanzi). Nei regimi formalmente “democratici”, è invece più facile che non siano pagati proprio da nessuno e che rispondano solo ad impulsi del loro bacato cervello. Del resto, non mi interessa saperlo; l’importante è denunciarli apertamente per quello che sono: provocatori di professione. Essi boicottano le riunioni o discussioni mandando tutto a puttane e costringendo solo alla lite. Quando frequentano quelle di sinistra, la loro tattica è di presentarsi come indefessi campioni del comunismo e dell’anticapitalismo. Per esempio, in campo internazionale, mettono tutti i paesi sullo stesso piano. Negli anni ’30 erano parificati Germania, Italia, Francia, Inghilterra, Giappone, Usa e … Urss. Così agivano i provocatori, fingendosi comunisti critici del “tradimento” della rivoluzione russa. Ed infatti, erano lasciati liberi e tranquilli mentre i comunisti seri (alla Gramsci) morivano, o almeno languivano, in carcere.
Oggi, in periodo di pace e di “democrazia” – e ormai caduta ogni illusione sul “socialismo reale” – gli eredi (spirituali) di quei personaggi esiziali continuano imperterriti nella loro opera. E’ chiaro per tutti i “sani di cervello“ che siamo ancora in sostanziale monocentrismo statunitense; gli unici paesi (per nulla affatto “socialisti”, anzi certo strutturati in dominanti e dominati) che di fatto (come spesso si dice: oggettivamente; non certo perché campioni di giustizia e liberazione degli oppressi) si stanno muovendo nella direzione di una riduzione del predominio Usa, che è nell’interesse di tutti i popoli oppressi (specialmente in certe aree del mondo), sono Russia e Cina (e pochi altri). Ebbene, questi provocatori mettono tali paesi sullo stesso piano di quello imperiale. Fanno finta di essere contro tutti i paesi capitalistici, ma sono invece in perfetta solidarietà antitetico -polare con i filo-imperialisti. Tra l’essere per la piena globalizzazione capitalistica ed essere, alla rinfusa e senza distinzioni, contro ogni paese capitalistico (in una fase storica, in cui non siamo ancora in situazione di imperialistico policentrismo, ma invece uno di essi è predominante) c’è perfetta equivalenza.
Quel che conta non è il + o il – messo davanti alla “cifra”, bensì quest’ultima; e questa cifra è provocare, disturbare l’analisi seria della struttura geopolitica dei capitalismi e la loro crescente interconflittualità. Questo disturbo avvantaggia esattamente il capitalismo predominante, nello stesso senso delle tesi negriane sull’Impero acefalo e diffuso (con fine degli Stati nazionali). I provocatori – un tempo sicuramente al soldo dei servizi segreti di certi paesi, oggi immagino solo per motivi “caratteriali” e di stupidità congenita – usano il “concetto” della notte in cui tutte le vacche sono nere, onde obnubilare l’autentica critica dell’attuale società che ha una specifica, ma ancora mal studiata, struttura internazionale.
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E’ ora di dare un taglio alle provocazioni perché questo blog (e sito) ha delle ambizioni: di riunire alcune teste, non “indurite” dal troppo sforzo per pensare (il Nulla), al fine di produrre nuove e più taglienti analisi critiche. Quindi, sono pienamente concorde con G.P sulla necessità e utilità di mettere un filtro “antispam”. Dobbiamo discutere di cose serie e chiunque, qualsiasi sia il motivo per cui lo fa, cerca di creare caos va mandato “affanculo”; e subito! Via i provocatori!!
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