ASSALTO RESPINTO di G.P.
L'assalto è stato respinto. Il Governo, seppur per pochi voti, ha ricacciato indietro l’accozzaglia di destra-centro-sinistra che costituisce il partitume unificato antiberlusconiano (PAB), questa formazione culturalmente ed ideologicamente eteroclita tenuta insieme dalla malta del potere autoreferenziale e dal comune intento di riportare l'Italia sotto l'ombrello Atlantico, dopo la piccola svolta filorussa del Cavaliere.
Che la politica estera dell'Esecutivo, per quanto inconseguente e poco coerente nelle sue linee generali, fosse l’imperdonabile vulnus per il quale B. avrebbe dovuto subire l’onta del disarcionamento lo si era capito da mesi, da prima ancora che le rivelazioni del sito Wikileaks portassero allo luce le note riservate e confidenziali con le quali le feluche statunitensi informavano la propria Amministrazione in Madre Patria circa le cattive compagnie del Caimano che compromettevano gli interessi geopolitici di Washington.
Finiani e sinistri hanno giocato di sponda per abbattere il Governo criticandone quotidianamente l’agenda estera, indirizzata, secondo costoro, a stringere intese politiche e commerciali antiamericane con le orde barbare dell’Est, del Nord Africa, del Medio-oriente, ovverosia coi russi, coi libici, coi bielorussi, coi kazaki, con gli iraniani. Tutta gente impresentabile solo in quanto non disponibile ad abbassare il capo in segno di deferenza verso l’Impero ideocratico Americano palesemente in difficoltà dopo l’entrata del mondo nella fase multicentrica.
Il refrain lo ha ripetuto proprio ieri sera a Ballarò il portavoce di FLI Bocchino: Berlusconi è il portavoce del Cremlino in Europa. Berlusconi è il cameriere degli autocrati di Mosca. Berlusconi va a braccetto con personaggi poco raccomandabili, da Putin a Lukashenko, da Gheddafi a Nazarbaev. Ecco chi sono i veri servitori dei governi stranieri, coloro che non hanno nemmeno la fantasia di riportare con parole diverse ed originali i contenuti letti nei rapporti degli ambasciatori Usa. Sono costoro le quinte colonne interne che rischiano di condurre la nazione allo sfascio più devastante mentre oltre i confini della Penisola si scatenano nemici e falsi amici pronti a gettarsi su uno Stato claudicante in preda alle convulsioni sistemiche. Non passa giorno che la stampa internazionale non invochi la caduta di B., ieri è stata la volta del FT il quale, ça va sans dire, ha tirato fuori nuovamente la storia del legami del Presidente del Consiglio col Premier russo. Anything but Berlusconi, tutto tranne Berlusconi, così la vedono gli inglesi, gli americani, i francesi, i tedeschi e chiunque altro non tolleri il protagonismo italiano sulla scena mondiale.
Adesso che ha ottenuto questa risicata fiducia in Parlamento B. deve imprimere una necessaria svolta politica alla sua azione onde tirare l’Italia fuori dalla palude. Di sicuro non può pensare di governare con gli spiccioli di voti in più ottenuti sugli avversari. Con il braccio di ferro in aula il Cavaliere ha dimostrato che non esistono maggioranze alternative alla sua. E’ questo il momento di recarsi dal Capo dello Stato per invocare nuove elezioni senza temere che quest’ultimo possa ricorrere agli stratagemmi parlamentari per metterlo alla porta ed affidare la transizione a fantomatici traghettatori tecnici. Ma deve agire in fretta perché la debacle istituzionale è già finita nelle piazze dove i provocatori stanno tentando d’inscenare un golpe colorato, come dimostrano gli episodi di violenza accaduti ieri a Roma. Può anche darsi che i contestatori scesi in strada siano in buona fede ma quel che conta è la funzione oggettivamente reazionaria che essi stanno incarnando, in un momento molto delicato per la tenuta delle istituzioni democratiche. Mi dispiace dirlo, ma mentre studenti e no global si prestano a giochi più grandi di loro che rischiano di fomentare un caos sociale deleterio per gli interessi collettivi e per la democrazia italiana, i ragazzi dell’estrema destra (come quelli riuniti intorno a Casa Pound) stanno conducendo una battaglia sensata a protezione della sovranità nazionale e in difesa delle grandi imprese di punta come Eni e Finmeccanica. Si tratta di azioni dimostrative, vedi l’occupazione del palazzo di Finmeccanica a Roma contro le privatizzazioni e i tentativi di spezzettare gli assets strategici di tali compagnie che diverrebbero immediatamente preda della finanza internazionale (dietro la quale si cela la solita manina d’oltreoceano), ma è un segnale dei tempi che cambiano e del fatto che non tutti in Italia hanno mandato definitivamente il cervello all’ammasso. Esistono ancora margini per ribaltare la situazione, se B. e le forze politiche ed economiche che lo sostengono non sapranno sfruttarli il rischio di cadere nel baratro si farà sempre più concreto.