GEAB N.50 CONTESTO EUROPEO E CATALIZZATORE USA – ESPLOSIONE DELLA BOLLA DEL DEI DEBITI PUBBLICI OCCIDENTALI- TRAD. di G.P.

Il secondo semestre 2011 segnerà il momento in cui l' insieme degli operatori finanziari del pianeta finalmente capirà che l'Occidente non rimborserà una parte importante dei prestiti richiesti nel corso degli ultimi due decenni. Secondo LEAP/E2020, sarà infatti verso l’ottobre 2011 – a causa dello sprofondamento di un grande numero di città e di stati americani in situazioni finanziarie inestricabili in seguito alla fine dei finanziamenti federali dei loro disavanzi, mentre l' Europa farà fronte ad una necessità molto importante di rifinanziamento dei suoi debiti (1) – che questa situazione esplosiva si rivelerà in tutta la sua ampiezza. 

L' amplificazione mediatica della crisi europea in materia di debiti sovrani dei paesi periferici di Eurolandia genererà il contesto di tale esplosione da cui il mercato americano “dei Munis„ (2) ha già portato un assaggio nel novembre 2010 (come previsto dal nostro gruppo fin dallo scorso giugno nella GEAB N°46 con un mini-crash che ha visto andare in fumo tutti i profitti dell’ nno in alcuni giorni. Questa volta il crash (compreso il fallimento del gruppo di ri-assicurazione “monoline” Ambac (3)) si è svolto con discrezione (4) poiché la macchina mediatica anglosassone (5) è riuscita a dirottare l'attenzione mondiale su un nuovo episodio della sitcom fantasiosa “la fine dell’ Euro o il remake monetario dell’influenza H1N1„ (6). Tuttavia, la sovrapposizione degli chocs negli Stati Uniti ed in Europa costituisce una configurazione molto inquietante, comparabile secondo il nostro gruppo allo choc di “Bear Stearn„ che precedette di otto mesi il fallimento di Lehman Brothers e il crollo di Wall Street nel settembre 2008. Ma i lettori del GEAB sanno bene che gli chocs importanti di rado finiscono in prima pagina con molti mesi d’anticipo, mentre i falsi allarmi quasi sempre (7)!

In questo numero 50 del GEAB, anticipiamo dunque l' evoluzione di questo choc terminale dei debiti pubblici occidentali (in particolare dei debiti americani ed europei) come pure i mezzi per premunirsi. D'altra parte, analizziamo le conseguenze strutturalmente molto importanti delle rivelazioni di Wikileaks sull’influenza internazionale degli Stati Uniti e la loro interazione con le conseguenze globali del Quantitative Easing II, programmato dalla Fed. Questo numero di dicembre del GEAB è naturalmente l'occasione per valutare la pertinenza delle nostre anticipazioni per il 2010, con  un tasso di successo che per quest’anno è del 78%. Sviluppiamo anche consigli strategici per Eurolandia (8) e gli Stati Uniti. E pubblichiamo l'indice GEAB-$ che permetterà ormai ogni mese di seguire sinteticamente l'evoluzione del dollaro US rispetto alle principali valute mondiali (9). In questo comunicato pubblico del GEAB N°50, abbiamo scelto di presentare un estratto di anticipazione circa l’esplosione della bolla dei debiti pubblici occidentali.

Così, la crisi dell’ indebitamento pubblico occidentale si accentua molto rapidamente per la pressione di quattro costrizioni sempre più forti:

. l' assenza della ripresa economica negli Stati Uniti che strangola l' insieme delle Comunità pubbliche (tra cui lo Stato Federale (10)) abituate in quest'ultimi decenni ad un indebitamento facile e ad entrate fiscali importanti (11)

. l' indebolimento strutturale accelerato degli Stati Uniti tanto in materia monetaria, finanziaria che diplomatica (12) che riduce la loro attitudine ad attirare il risparmio mondiale (13)

. il prosciugamento mondiale delle fonti di finanziamento economico che accelera la crisi di sovraindebitamento dei paesi periferici europei (di Eurolandia come Grecia, Irlanda, Portogallo Spagna,… ed anche del Regno Unito (14)) ed inizia a toccare i paesi-chiave (USA, Germania, Giappone (15)) in un contesto di rifinanziamento molto importante dei debiti europei nel 2011

. la trasformazione di  Eurolandia in un nuovo “sovrano„ che elabora gradualmente altre regole del gioco per i debiti pubblici del continente.

Queste quattro costrizioni generano fenomeni e reazioni variabili secondo le regioni/paesi.

 

Il contesto europeo: il cammino dal lassismo al rigore sarà in parte pagato dagli investitori

 

Dal lato europeo, si assiste così alla trasformazione laboriosa, ma incredibilmente rapida, della zona euro in un tipo di entità semi-statale: Eurolandia. La parte faticosa del processo non attiene soltanto alla debole qualità del personale politico interessato (16) come martellano in lunghe interviste “i precursori„ dell'Europa quali Helmut Schmidt, Valéry Giscard d' Estaing o Jacques Delors. Non avendo mai dovuto far fronte ad una crisi storica di questa ampiezza, un po' di modestia farebbe loro bene. Questo lato gravoso dipende anche dal fatto che le evoluzioni in corso nella zona euro sono di un'ampiezza politica gigantesca (17) e che sono effettuate senza alcun mandato politico democratico: questa situazione paralizza i dirigenti europei che passano il loro tempo a negare quello che stanno per fare, cioè, costruire un tipo di entità politica che si doterà di componenti economiche, sociali, fiscali,… (18) Eletti prima che la crisi scoppiasse, non sanno che i loro elettori (ed allo stesso tempo i soggetti economici e finanziari) sarebbero in gran parte soddisfatti di una spiegazione sul corso delle decisioni previste (19). Poiché la maggior parte delle grandi decisioni a venire è già identificabile, come noi analizziamo in questo numero del GEAB.

Infine, c'è il fatto che le azioni di questi stessi dirigenti sono dissecate e manipolate dai principali mass media specializzati nelle questioni economiche e finanziarie, di cui nessuno appartiene alla zona euro, e che tutti al contrario sono ancorati alla zona $/£ dove il rafforzamento dell'Euro è considerato come una catastrofe. Questi stessi mass media contribuiscono direttamente a imbrogliare le carte sul processo in corso in Eurolandia (20). Tuttavia, si può constatare che quest'influenza nociva diminuisce poiché, tra “la crisi greca„ e “la crisi irlandese„, la volatilità indotta sul valore dell’Euro si è affievolita. Secondo il nostro gruppo, nella primavera del 2011 questo diventerà un fenomeno trascurabile. Non resterà dunque altro che la questione della qualità del personale politico di Eurolandia che sarà profondamente rinnovato a partire dal 2012 (21); e, più fondamentale ancora, il problema considerevole della legittimità democratica dei formidabili avanzamenti in materia di integrazione europea (22). Ma in un certo modo, si può dire che da qui al 2012/2013, Eurolandia avrà istituito i meccanismi che le avranno permesso di resistere allo choc della crisi, anche se le occorrerà legittimare a posteriori la loro esistenza (23).

In materia, cosa che contribuirà ad accelerare l'esplosione della bolla dei debiti pubblici occidentali, e che interverrà in modo concomitante per il suo catalizzatore US, è la comprensione da parte degli operatori finanziari di ciò che si nasconde dietro il dibattito “delle Eurobligations„ (o E) (24) di cui si inizia a parlare da alcune settimane (25). A partire dalla fine 2011 (al più tardi) la sostanza di questo dibattito inizierà ad essere rivelata nel quadro della pr
eparazione della perpetuazione del Fondo europeo di stabilizzazione finanziaria (26). Ma, cosa che apparirà bruscamente per la maggioranza degli investitori che speculano attualmente sui tassi esorbitanti debiti greci, irlandesi, ecc.…, è che la solidarietà di Eurolandia non si estenderà fino a loro, in particolare quando si porranno i casi della Spagna, dell’Italia o del Belgio, qualsiasi cosa ne dicano i dirigenti europei oggi (27). In breve, secondo LEAP/E2020 occorre aspettarsi un'operazione immensa di scambi di debiti sovrani (sulla base della crisi globale in materia di debiti pubblici) che vedrà offrire Eurobbligazioni garantite da Eurolandia a tassi molto bassi contro titoli nazionali a tassi elevati con una detrazione dal 30% al 50% poiché, nel frattempo, la situazione dell’ insieme del mercato dei debiti pubblici occidentali si sarà deteriorato. I dirigenti di Eurolandia nuovamente eletti (28) (dopo il 2012) saranno democraticamente legittimati ad effettuare tale operazione di cui grandi le banche (anche europee (29)) saranno le prime vittime. È molto probabile che alcuni creditori sovrani privilegiati come la Cina, la Russia, i paesi petroliferi,… si vedranno proporre trattamenti preferenziali. Non si lamenteranno poiché l'operazione avrà per conseguenza quella di garantire i loro importanti averi in euro.

Notes:

(1) Plus de 1.500 milliards € par an en 2011 et 2012, en incluant bien entendu le Royaume-Uni.

(2) C'est le marché des bons municipaux US (les « Munis ») qui sert à financer les infrastructures locales de transport, de santé, d'éducation, d'assainissement, … Il pèse près de 2.800 milliards USD.

(3) Source : Reuters, 08/11/2010

(4) Dans un article du 20/11/2010, SafeHaven d'ailleurs ouvertement de l' « omerta » des grands médias financiers sur le sujet.

(5) Le Financial Times a par exemple recommencé depuis un mois à consacrer deux ou trois articles par jour en une de son site à la soi-disant « crise de l'Euro » ainsi qu'à manipuler les informations comme les déclarations des dirigeants allemands, afin de créer artificiellement des sentiments d'inquiétude. Enfin, même certains médias français commencent à se rendre compte de la formidable machine d'Agitprop qu'est devenue le Financial Times comme le prouve ce récent article de Jean Quatremer du journal Libération.

(6) A titre de comparaison, aucun investisseur n'a perdu d'argent dans les « épisodes grecs et irlandais » de la « crise de l'Euro », alors qu'ils sont des dizaines de milliers à avoir perdu des sommes très importantes dans le récent crash des Munis US … pourtant les médias parlent du premier et pas du second.

(7) Comme déjà analysé dans les GEAB précédents, LEAP/E2020 tient à rappeler que le discours sur la « crise de l'Euro » est du même ordre que celui sur l'épidémie de grippe H1N1 il y a un an, à savoir une vaste opération de manipulation d'opinions publiques destinée à servir deux objectifs : d'une part, détourner l'attention des opinions publiques de problèmes plus graves (avec H1N1, c'était la crise elle-même et ses conséquences socio-économiques ; avec l'Euro, c'est tout simplement pour détourner l'attention de la situation aux Etats-Unis et au Royaume-Uni) ; d'autre part, servir les buts d'opérateurs très intéressés à créer cette situation de crainte (pour H1N1 c'était les laboratoires pharmaceutiques et autres prestataires connexes ; pour l'Euro, ce sont les opérateurs financiers qui gagnent des fortunes en spéculant sur les dettes publiques des pays concernés (Grèce, Irlande, …). Mais tout comme la crise de la grippe H1N1 s'est terminée en mascarade avec des gouvernements empêtrés dans des stocks monstrueux de vaccins et de masques sans plus de valeur, la soi-disant crise de l'Euro va se finir avec des opérateurs qui devront convertir à vil prix leurs bons si « rentables » tandis que ce sont leurs Dollars qui continueront à se dévaluer. L'été 2010 a pourtant déjà montré la direction des évènements. Source : Bloomberg, 18/11/2010

(8) Conformément à la méthodologie d'anticipation politique, notre équipe a bien entendu examiné depuis plusieurs années la possibilité que l'Euro disparaisse ou s'effondre. Sa conclusion est sans appel car nous n'avons identifié qu'une seule configuration où une telle évolution serait réalisable : il faudrait qu'au moins deux Etats importants de la zone Euro soient dirigés par des forces politiques souhaitant renouer avec les conflits intra-européens. Cette option a, selon notre équipe, une probabilité égale à zéro pour les deux prochaines décennies (notre durée maximale d'anticipation en matière politique). Donc, exit ce scénario, même si cela rend triste certains nostalgiques du Deutsche Mark, du Franc … , certains économistes qui croient que la réalité prête la moindre attention aux théories économiques, et certains Anglo-Saxons qui ne peuvent imaginer sans douleur un continent européen qui trace son chemin économique et financier sans eux. Même Mervyn King, le patron de la Banque d'Angleterre, croit à une intégration accélérée de la zone Euro sous l'effet de la crise, d'après Wikileaks qui relate ses conversations avec des diplomates américains (source : Telegraph, 06/12/2010). Notre travail, pour ce qui est de l'Euro, se concentre donc sur l'anticipation du laborieux parcours d'adaptation de la zone Euro à son nouveau statut d'Euroland, dans le contexte de la crise systémique globale. Au passage, il est utile de noter que cette débauche de critiques et analyses que prodiguent pour l'essentiel les médias américains et surtout britanniques a une utilité indéniable pour les responsables de l'Euroland : elle éclaire tous les recoins du chemin de la zone Euro, condition sine qua non pour éviter les écueils. C'est paradoxal, mais c'est un avantage dont ne bénéficient ni les dirigeants britanniques, ni les dirigeants américains … sauf quand ils lisent GEAB.

(9) Et non pas par rapport à des devises « sur mesure » comme c'est le cas pour le Dollar Index.

(10) Le New York Times a mis en ligne un jeu très instructif intitulé « Vous réglez le problème budgétaire » qui permet à chaque internaute de tenter de rétablir l'état des finances publiques fédérales en fonction de ses priorités socio-économiques et politiques. N'hésitez pas à vous placer dans la peau d'un décideur de Washington et vous constaterez que seule la volonté politique manque pour régler le problème. Source : New York Times, 11/2010

(11) Sources : CNBC, 26/11/2010 ; Le Temps, 10/12/2010 ; USAToday, 30/11/2010 ; New York Times, 04/12/2010

(12) Les Etats-Unis finançant leurs déficits par une ponction quotidienne énorme de l'épargne mondiale disponible, la crédibilité et l'efficacité diplomatique du pays sont donc deux paramètres essentiels pour sa survie financière. Or les récentes révélations de Wikileaks sont très dommageables à la crédibilité du Département d'Etat, tandis que le récent échec complet des nouvelles négociations Israël-Palestine illustre une inefficacité croissante de la diplomatie américaine, déjà bien sensible lors du dernier G20 de Séoul. Voir analyse plus détaillée dans ce GEAB N°50. Sources : Spiegel, 08/12/2010 ; YahooNews, 07/12/2010 ; YahooNews, 08/12/2010

(13) Même les responsables chinois estiment que la situation fiscale américaine est nettement pire que celle de l'Euroland. Source : Reuters, 08/12/2010

(14) Islande, Irlande … Royaume-Uni, Etats-Unis, c'était la suite infernale de l'insolvabilité souveraine qu'avait anticipée LEAP/E2020 il y a plus de deux ans. Le processus suit son cours à une vitesse plus lente que nous l'avions prévue mais l’année 2011 risque de s'avérer une année de « rattrapage ». Le Royaume-Uni tente actuellement de se sauver au prix d'une formidable amputation socio-économique dont les violences étudiantes, y compris contre la famille royale (phénomène rarissime), témoignent de l'impopularité. Mais l'ampleur de son endettement, son isolement financier et le sauvetage par l'Etat de ses bombes bancaires (comme l'a fait l'Irlande) rendent cette fuite en avant très périlleuse, socialement, économiquement et financièrement. Quant aux Etats-Unis, leurs dirigeants semblent tout faire (en « ne faisant rien ») pour s'assurer que 2011 soit vraiment l'année de la « Chute du Mur Dollar » comme l'avait anticipé LEAP/E2020 en Janvier 2006.

(15) Comme le souligne Liam Halligan dans le Telegraph du 11/12/2010, cette évolution des taux ne présage rien de bon pour la dette US et traduit ce que l'équipe de LEAP/E2020 a anticipé il y a plus de deux ans déjà : nous atteignons le moment de vérité où l'épargne mondiale disponible ne suffit plus à satisfaire les besoins de l'Occident, et en particulier le besoin gargantuesque des Etats-Unis.

(16) Elément souligné depuis plus de quatre ans par l'équipe du GEAB.

(17) Fonds Européen de Stabilisation Financière, réglementation des hedge funds, limitation drastique des bonus bancaires, réglementation stricte des agences de notation, surveillance budgétaire, prochain renforcement de l'ensemble de la régulation financière du marché intérieur européen, première agence de notation de l'Euroland, … Sources : European Voice, 26/10/2010 ; Deutsche Welle, 05/11/2010 ; Reuters, 13/07/2010 ; ABBL
, 08/12/2010 ; BaFin, 16/11/2010

(18) Wolfgang Schauble, le ministre des Finances allemand est pour l'instant le seul homme politique à oser clairement annoncer la couleur dans sa récente interview au magazine populaire Bild, dans laquelle il indique que, d'ici dix ans, les pays de l'Euroland auront réalisé une véritable intégration politique. Karl Lamers, son collègue en charge des affaires européennes au sein de la CDU identifie quant à lui la crise à une chance pour l'Europe et pour l'Allemagne, tout comme d'ailleurs la trop rare voix américaine de Rex Nutting dans le Wall Street Journal du 08/12/2010. Côté technocrate, le président de la BCE, Jean-Claude Trichet, appelle lui à une « fédération budgétaire » de l'Euroland. Sources : EUObserver, 13/12/2010 ; DeutschlandFunk, 09/12/2010 ; EUObserver, 01/12/2010

(19) Depuis plus d'une décennie, les opinions publiques des pays de l'Euroland sont en effet beaucoup plus « intégrationnistes » que leurs élites. Ainsi, le rejet du projet de Constitution européenne en 2005 en France et aux Pays-Bas n'aurait jamais eu lieu sans la participation d'une partie des « pro-Européens » au vote « Non ». Ils rejetaient ainsi ce qu'ils estimaient être un projet trop timide en matière politique, démocratique et sociale.

(20) Les dirigeants européens sont un peu comme la tortue de la fable de Jean de La Fontaine « Le lièvre et la tortue » … mais dont la course serait commentée par des lièvres !

(21) A ce propos, ces futurs dirigeants politiques de l'Euroland seraient bien inspirés de s'entraîner à apprendre au plus vite à gérer l'Euroland grâce aux deux jeux interactifs, Economia et Inflation Island, que la Banque Centrale Européenne vient de mettre à disposition du public.

(22) Comme le répète LEAP/E2020 depuis près de deux ans, l'austérité européenne n'est politiquement viable que si elle s'accompagne d'une indéniable équité fiscale et sociale et de la mise en place de grands projets démocratiques et sociaux à l'échelle de l'Euroland. C'est là que se trouve à moyen/long terme la vraie faiblesse de l'Euroland ; pas dans les dettes souveraines des pays périphériques. En guise d'illustration de cet aspect, il est utile de regarder la très intéressante série de reportages vidéos que le New York Times a réalisée au cours de l'été 2010, intitulée « The Austerity Zone: Life in the New Europe ».

(23) Au vu de l'évidente difficulté des élites américaines à comprendre les processus en cours en Europe, LEAP/E2020 souhaite apporter sa contribution au débat qui fait actuellement rage sur les campus universitaires US où l'austérité budgétaire entraîne des coupes sombres dans les enseignements linguistiques. As always, behind budgetary justifications, several 'hidden agendas' can be identified as well as candid lack of understanding of what's going on in the rest of the world regarding languages. A perfect example of both trends seems to be Richard N. Haas, former key official of the US State Department in G.W. Bush administration, and now the president of the influential Council of Foreign Relations, who strongly advocates pushing French, German and Russian languages out of US campuses. With such 'enlighthened and fair' advisers (qualified as having « an intellectual deficit » to understand 21st century world at the GlobalEurope seminars of The Hague and Washington in 2004/2005), US students are doomed to be less and less able to understand tomorrow's world. Therefore, LEAP/E2020 finds timely to circulate again its 2007 anticipation entitled 'Which languages will the Europeans speak in 2025?'.

(24) Ce seront des obligations qui seront empruntées par l’ensemble des pays de l'Euroland et par d'autres états-membres de l'UE qui souhaiteront s'y associer comme l'ont fait en Mai 2010 les autres pays, sauf le Royaume-Uni, pour le Fonds Européen de Stabilisation Financière.

(25) Malgré les dénégations des officiels français et allemands, ces Eurobligations sont au menu de toutes les discussions informelles des dirigeants de l'Euroland. Source : Euroinvestor, 10/12/2010

(26) Il est probable d'ailleurs que la montée en puissance des renouvellements politiques prévus en France dès le Printemps 2012, et peut-être à cette date aussi en Allemagne, feront de ces sujets de vrais thèmes de campagne dès la fin de l'été 2011.

(27) Liam Ha
lligan, décidément l'un des meilleurs observateurs britanniques de la crise globale, a ainsi tout-à-fait raison de souligner dans le Telegraph du 27/11/2010 qu'Angela Merkel (et bien d'autres responsables de l'Euroland) a bien l'intention de faire payer aux investisseurs une part significative de leurs paris irlandais, grecs, … Mais cela se fera de manière organisée, selon une stratégie efficace et brutale dont les Etats forts ont l'habitude ; pas dans la panique, à l'occasion d'une mini-crise.

(28) Et dont nous répétons que, selon nos anticipations, ils seront probablement les dirigeants politiques les plus indépendants du lobby bancaire depuis les années 1990.

(29) Ce sera aussi un moyen organisé de réduire « manu militari » le bilan dégradé des grandes banques européennes.

Mercredi 15 Décembre 2010