PERICOLO IMMINENTE di G.P.

L’Italia deve morire, così hanno deciso i mercati, o meglio lo hanno stabilito i grandi speculatori e i loro fondi – in grado di togliere ossigeno finanziario ai governi screditandone l’immagine di solvibilità – che si sono messi all’opera per punire il nostro Paese.

L’Italia è sotto attacco, politico ed economico, una situazione che Stefania Craxi, Sottosegretaria agli Esteri, ha paragonato a quella del ’92, allorché la lira fu spinta allo sprofondo da oscure manovre di borsa che dissanguarono la Banca d’Italia e costrinsero la moneta italiana a lasciare sul banco il 30% del suo valore. Un impoverimento così repentino dello Stato e dei suoi apparati risultò necessario per dare il colpo di grazia ad una classe dirigente che aveva esaurito la sua missione storica (almeno nei rimodulati assetti internazionali  emergenti dalla conclusione della guerra fredda) e che, messa sotto accusa dalla magistratura agli inizi dello stesso anno, verrà completamente decapitata dalla mannaia di Tangentopoli nei mesi successivi. Tutti gli uomini che si trovarono a gestire malamente quell’assedio li ritroveremo con più potere e meglio collocati nei gangli delle istituzioni nei periodi a seguire. Nel 1992 il famigerato dream team dei Grands Commis d’etat, resosi responsabile di tanto sfacelo, era così composto:

1. Giuliano Amato, Presidente del Consiglio, costui non sarà nemmeno sfiorato dalla malasorte abbattutasi sul suo partito restando ancorato a ruoli di rilievo fino ai giorni nostri (Presidente dell’antitrust nel 94-97, ancora presdelcons nel 2000-2001, Ministro dell’interno di Prodi nel 2006-2008 ecc. ecc.).

2. Carlo Azeglio Ciampi, Governatore di Bankitalia (presdelcons nel 93-94, Ministro del Tesoro, prima di Prodi e poi di D’Alema, anni 96-99, Presdelrep nel settennato 1999-2006 ecc. ecc.),

3. Lamberto Dini, Direttore Generale di Bankitalia (Ministro di Berlusconi nel 94-95, poi presdelcons nel 95-96, ancora capo dicastero agli Esteri dal 96 al 2001 ecc. ecc.)

4. Mario Draghi Direttore del Tesoro e presidente del comitato privatizzazioni/rectius svendite fino al 2001 (nel 2002 diventa Vicepresidente sezione Europa della Goldman Sachs e dal 2006 è Governatore di Bankitalia).

Questo il cenacolo dei tecnocrati che affossò la nazione in cambio di carriere prestigiose e folgoranti, senz’altro immeritate. I nomi di alcuni di questi personaggi tornano in auge, vedi quello di Mario Draghi, proprio ora che lo spappolamento politico sembra riprodurre i nefasti di quella congiuntura storica dell’ultimo scorcio del XX secolo. Ieri come oggi, la marea di fango politico che ha travolto l’Italia sta preparando successive e più esiziali epidemie, finanziarie e poi probabilmente ancora politiche. Gli avvoltoi della finanza girano sui cieli della Penisola pronti ad avventarsi al primo segno di cedimento del corpo sociale. Il Belpaese oramai accostato a Grecia ed Irlanda non tarderà, sempre secondo i mercati, a stramazzare al suolo. Sfiducia genera sfiducia e con questi sintomi portati artificialmente allo stadio di conclamazione, la fibrillazione diventa incontrollabile anche se la situazione non è così drammatica. Tuttavia, nel paradiso della volatilità finanziaria non conta la realtà ma la percezione che si ha di questa.  Sono stati gli autorevoli New York Time e Wall Street Journal a lanciare l’allarme, spingendo gli operatori di Borsa ad accodarsi ai loro timori. Il debito pubblico italiano non reggerà alla buriana, così dicono alle forze politiche nostrane gli oracoli internazionali. I partiti raccolgono l’invito a morte e formano coalizioni di resistenza per tentare di arginare la debacle. Come? Riproponendo governi tecnici o di transizione per la salvezza nazionale. Ci risiamo, stanno per rimandare in onda il remake di un film già visto che produrrà effetti ancor più disastrosi di quelli passati. Questa volta ci svenderanno tutto, pure le madri.