A TENTONI, MA……(di Giellegi, 12 dic ’10)

E’ ovviamente impossibile non lasciarsi talvolta coinvolgere dall’indignazione. Non si può essere così faziosi, e stupidamente intestarditi contro un singolo individuo, da accettare il doppiopesismo di autentici furfanti, che invece sanno bene al soldo di chi sono e quali scopi antinazionali stanno perseguendo al servizio degli ambienti statunitensi più ottusamente imperiali e dei settori bancari e confindustriali nostrani, anch’essi i più reazionari e servi (per interesse).

Così pure diventa ormai intollerabile sopportare questa magistratura scandalosa, lentissima e pigra nei processi normali e solo celere nel perseguire una sola parte, per favorire gli appena nominati ambienti antinazionali, pronti a scardinare la società e le istituzioni pur di servire i loro padroni d’oltreoceano. Adesso si mette a istituire processi per la transumanza dei parlamentari. Dalla fine della prima Repubblica in centinaia hanno cambiato casacca, dimostrando con i fatti che non c’è alcuna reale contrapposizione tra destra e sinistra, denominazioni di pura facciata. Ottantanove sono i parlamentari transfughi solo in questa legislatura (in poco più di due anni). Per sostenere il governicchio D’Alema, e consentirgli l’aggressione alla Jugoslavia al seguito degli Usa del “democratico” Clinton (idolo della sinistra prima di Obama), ventisette (dis)onorevoli si staccarono dal Polo delle libertà al seguito di Mastella.

Mai ci fu indagine, come non c’è stata per il tradimento dei cosiddetti finiani, con il loro capopartito inchiodato alla presidenza della Camera, che dovrebbe almeno fingere di essere super partes. Lo squasso delle istituzioni è evidente, com’è evidente che la magistratura non può essere riformata ma semplicemente liquidata al gran completo per crearne una di totalmente nuova, con obbligo di licenziamento in tronco non appena un magistrato partecipi ad una manifestazione di parte o emetta un solo giudizio politico in pubblico; e con chiusura dell’intero ufficio non appena vi sia fuga di notizie verso la stampa da questa o quella Procura.

L’indignazione non si può quindi evitare, come in questo momento in cui cominciano a serpeggiare preoccupazioni circa la riuscita dell’operazione di “licenziamento” di Berlusconi, evitando le elezioni mediante un governo di pura raccolta di rifiuti, senza un programma purchessia e cui sono state affibbiate tutte le denominazioni possibili – tecnico, di salvezza nazionale, d’armistizio, addirittura di riedizione del CLN resistenziale, ecc. – in un crescendo di idiozia e di pura furfanteria da parte dei residui rancidi e d’infimo ordine della prima Repubblica. Al di là dell’indignazione, è però necessario andare ai fatti politici. Anche perché, manifestato il disprezzo per il PAB (partitume o poltiglia antiberlusconiana), non è che si possa manifestare simpatia per il suo sedicente contraltare, il PB (pro-berlusconiano). Il problema centrale non è il “mercato delle vacche” parlamentare, è l’assenza di vera strategia di lungo respiro da parte del premier e di quelli che gli restano “fedeli” (molto a modo loro!).

Certamente, di fronte all’attacco ormai frontale e vile dei giornali della GFeID (grande finanza e industria decotta) – quella del compromesso con i sindacati, chiamato concertazione, in realtà un lurido accordo tra parassiti che depredano la ricchezza prodotta e se la distribuiscono in chiave puramente assistenzialistica e clientelare – scatenato contro le nostre industrie di punta e strategiche, non si può non difendere la politica estera di Berlusconi. Tuttavia, è chiaro che quest’uomo è stato scelto in un momento di colpo di Stato, in chiave giudiziaria, perpetrato da quelle forze che il blog ha sempre denunciato. Dopo diciassette anni di tira e molla, di incertezze e giravolte continue, di compromessi defatiganti e sempre sull’orlo della disfatta, vengono a galla i difetti di una scelta che sarebbe dovuta essere provvisoria. In un paese lacerato dalla guerra per bande, guidata dagli Usa e, in subordine, dalla UE, non si può praticare con coerenza una seria politica estera se non si controllano almeno in parte alcune forze speciali. E se non sono quelle “ufficiali”, allora bisogna sapersene creare di “parallele”.

In ogni caso, essendo noi soltanto un pensatoio, non avendo propositi suicidi di dar vita a qualche gruppetto politico (di puri dementi, come quelli in circolazione), dobbiamo seguire di meno le vicende particolari, che pur sollevano rabbia e sdegno, per valutare – nella teoria e nella fase storica – quale dovrebbe essere una politica di minima autonomia per il nostro paese. Una politica che porti vantaggio alla maggioranza dei suoi abitanti; esclusa però dal conteggio di questa maggioranza quella parte della popolazione, composta di “nani e ballerine”, che vive solo del parassitismo legato all’enorme spesa pubblica, cresciuta non per fini di “pubblica utilità”, ma solo per sistemare, corrompendola totalmente e in modo irrecuperabile, una caterva di ceti sociali che pesano su chi produce ricchezza. Non perché esercitino funzioni del tutto inutili; solo perché il lavoro, per la cui esecuzione è sufficiente uno, viene eseguito da tre, quattro o anche più individui.

Naturalmente, mai dimenticando che una grossa quota dello spreco di spesa pubblica va a favore di quelle imprese che dominano nella Confindustria e nell’ABI (qualunque sia il loro organismo di vertice, che, non a caso, sempre sta con il PAB e muove la sua stampa corrotta e scandalistica all’attacco del PB in piena combutta con la scandalosa magistratura). Oggi si comincia a parlarne – ma già ne eravamo convinti – che tali organi “padronali” finanziano i sindacati, sono pappa e ciccia con essi; tutti insieme appassionatamente ci prendono in giro, anche nei loro finti scontri, che finiscono in accordi per derubarci di ogni più favorevole prospettiva. Questo soprattutto dobbiamo denunciare. Logicamente, la denuncia sarà principalmente diretta al PAB, che appoggia i parassit
i e sta al seguito dei “padroni”, sia interni (GFeID) sia situati nella UE e, al vertice, negli ambienti statunitensi meno propensi ad accettare almeno un periodo transitorio di multipolarismo (secondo me, nessun ambiente Usa ha ancora capito che questa fase si aprirà ineluttabilmente e irreversibilmente, checché ne pensino i suoi diversi gruppi dominanti). Non va però mai dimenticato il PB.

In definitiva, dobbiamo iniziare a parlare di politica (e di teoria per questa politica), lasciando in certo qual modo in subordine PAB e PB in quanto soprattutto guitti che mal recitano le loro parti nella tragicommedia in corso. Dobbiamo però sempre ricordare al lettore che non esiste in Italia una sinistra. Sostanzialmente, destra e sinistra erano partiti politici nei Parlamenti del capitalismo borghese. In quello dei funzionari del capitale, l’esistenza della “trasversalità” diventa la norma. Tuttavia, le socialdemocrazie nordiche o anche quella tedesca, ecc. hanno conosciuto una loro gestazione storica di lunga durata, con effettive tradizioni e consuetudini; non proprio coerenti, pur sempre legate alla lotta tra gruppi dominanti che sono lobbies di funzionari (agenti) del capitale, ma comunque non semplicemente ballerine e totalmente proteiformi.

Bisogna andare alla formazione della sinistra italiana dopo il colpo di mano giudiziario e l’annientamento di Dc-Psi, ecc. Questa sinistra è solo l’agglomerato di rinnegati e traditori. Il nucleo grosso è appunto costituito da quelli che finsero di non essere mai stati comunisti, che abiurarono ogni loro passato, vendendosi (nel senso più vero del termine) alla Confindustria agnelliana e alla “manina d’oltreoceano” (espressione che, guarda caso, Geronimo/Cirino Pomicino non usa più da quando è rientrato tra i democristiani dell’Udc); una vendita tanto pura da non contemplare alcuna riflessione autocritica. Alcuni gruppetti vollero restare comunisti, in piena chiave nostalgica e anch’essi senza autocritica; sono tristemente finiti come pezzenti che oggi strisciano nel silenzio pressoché generale in cerca di miseri avanzi.

A questi meschini individui, prostituitisi per salvarsi dal crollo del socialismo, si sono uniti altri miserabili – democristiani e socialisti – voltagabbana per scampare al colpo di mano giudiziario. Che cosa ci si può aspettare da una simile accolita di maneggioni, privi di dignità e valori, politicanti che intendono continuare a sbafare senza lavorare una sola ora in vita loro? Soltanto quello che abbiamo visto da quasi vent’anni a questa parte. Sono cialtroni, inetti, senza idee se non quella di cercare qualcuno disposto a comprare merce avariata. Cosa c’entra la sinistra con simile merdaio? D’altra parte, chi si è loro opposto, non ha dimostrato uno spessore maggiore, un minimo di conoscenza storica e politica. L’uomo prescelto è forse bravo come “piazzista”, non come politico. Lui e i suoi tuonano contro il teatrino della politica e poi vi partecipano a pieno regime, senza però la furbizia e capacità manovriera dei vecchi democristiani. Accusano gli altri di essere “rossi”; comprese le “toghe”, e passi, ma persino i banchieri, i vertici confindustriali, i personaggi alla Ciampi, Amato, Prodi, ecc., mandatari dei gruppi capitalistici parassitari della GFeID. Accusano persino i finiani di essere passati con i comunisti o quanto meno a sinistra. Evidentemente c’è sia mala fede sia stupidità e scarsa conoscenza storica. Abbiamo a che fare con veri ignoranti, personale raccogliticcio e perciò instabile, volubile.

L’unico partito sarebbe la Lega. Benone! Appaltano la politica estera a Berlusconi. Si è mai visto, soprattutto in epoche come queste di avvio del multipolarismo, un partito senza politica estera, tutto legato al localismo di una inesistente “Padania”? E’ evidente che tra i traditori e rinnegati del PAB e questa raccolta di “sbandati”, ammassati alla bell’e meglio per resistere allo smantellamento dei pochi punti di forza e autonomia del nostro paese, non c’è da fare scelte strategiche, di lungo periodo.

Dobbiamo fissare alcune linee guida e spiegarle alla luce della fase storica attuale con le sue caratteristiche di congiuntura (non di breve momento, certo). Si lascino perdere le impostazioni generali legate alla Nazione o alla Patria o alla Tradizione; o invece all’internazionalismo proletario e “lotta di classe”, alla rivolta delle “masse dei dominati”, al pietismo verso i “diseredati”, al “socialismo del XXI secolo”, alla “inalienabile” resistenza all’oppressione, ecc. Occorre realismo e analisi seria e rigorosa delle condizioni di possibilità di date scelte politiche. Importanti sono pure gli sviluppi teorici e nuove valutazioni storiche; sempre però con l’occhio rivolto al mondo reale, non ai sogni da “anime belle”. Chi sogna resti a blaterare in FB, pagato dagli americani, che di sogni se ne intendono, avendo creato quella bella “fabbrica” degli stessi, la Walt Disney, che a me nemmeno dispiace visto che spesso vi dominano gli animali.

Siamo all’inizio di una fase incerta di transizione ad un’epoca assai diversa dal mondo bipolare (1945/1989-91) e da quello, assai breve, di apparente monocentrismo imperiale statunitense, finito nei primi anni del secolo. Meno certezze e abbandono dell’enfasi di ormai vecchi tromboni; massima attenzione invece ai continui mutamenti delle diverse “variabili” in gioco.