IL GAS E I PENNIVENDOLI di G.P.

pipeline

Berlusconi: il popolare commissario della gnocca, il membro onorario del Comitato Centrale Postribolare con delega ai fallici tubi, l'agente del KGB con licenza di scopare, la testa di turco e di czz delle barbe finte ex-sovietiche in Italia, l'uomo eretto (ed in erezione permanente) dai despoti di Mosca a sponsor dei loro interessi extranazionali, l'affarista imbroglione che fa uso privato della cosa pubblica a fini strettamente familiari.

Secondo La Repubblica e il Corriere della Sera, che rilanciano i cablogrammi degli ambasciatori americani in Italia, questo sarebbe il nostro Presidente, né più né meno di un piazzista col vezzo della fica e della politica estera elaborata tra festini a luci rosse e meetings nella dacia rossa di Valdaj con l’amico Putin. Tanto l’Ammiraglia di via Solferino, battente bandiera dei poteri forti nostrani, che la nave pirata del gruppo editoriale l’Espresso, il cui padrone-filibustiere odia a morte i Cavalieri, specie se di Arcore, mettendo in prima fila le penne più appuntite della loro ciurmaglia (vedi Mucchetti, D’Avanzo, Rampini) hanno dato addosso a B. sulla faccenda dei legami con il Premier russo e con il gigante energetico Gazprom coinvolto, insieme alla nostra Eni, nel progetto di gasdotto South Stream (quello che trasporterà 63 mld di metri cubi di gas in Europa aggirando paesi instabili che rischiano di farci passare dei brutti inverni senza riscaldamento), considerato dagli americani uno schiaffo alla loro egemonia e all’indipendenza energetica del Vecchio Continente. Ma le preoccupazioni degli yankees vanno ben oltre la pipeline russo-italiana o la sua gemella russo-tedesca (North Stream) in quanto tirano in ballo una diversa configurazione dei rapporti di forza tra capitali continentali che la Casa Bianca vede come fumo negli occhi poiché non rispondenti ai suoi disegni egemonici. Questo l’unico torto di Berlusconi che, tuttavia, in patria sta ricevendo un trattamento vergognoso da parte degli avversari politici e della stampa nazionale la quale, delle due l'una, o non ha capito la portata della guerra economica in atto con le sue pesanti implicazioni strategiche (ma è lecito dubitare della loro buona fede), oppure sta scegliendo deliberatamente di appoggiare le mire colonialistiche degli statunitensi sul nostro Paese. Propendo per quest’ultima ipotesi laddove la menzogna è alla base delle loro argomentazioni pretestuose che si sono spinte persino a mettere in dubbio gli investimenti dell’Eni in tecnologie che, sempre secondo lorsignori, sarebbero superate, antieconomiche e non redditizie per gli azionisti del gruppo. Mucchetti ha parlato del gas di scisti quale ultima frontiera di un’energia praticamente inesauribile e conveniente. Ma la produzione di questo gas, da quanto si dice, ha un costo ambientale non indifferente laddove per ottenerlo devono essere frammentate le rocce con getti di acqua ad altissima pressione. Se le trivellazioni per l’estrazione del petrolio sono sempre state messe sotto accusa dagli ambientalisti chissà cosa penseranno costoro di siffatta nuova tecnica. Inoltre, il brevetto è ovviamente degli americani e a questi dovremmo pagare profumatamente i diritti per servirci della scoperta. Ma se le cose stessero effettivamente come dice Mucchetti come mai gli statunitensi e la UE continuano ad investire e a scommettere sul dotto Nabucco? Come mai il Consorzio Gmbh riceve finanziamenti dalla BCE? Se l’era delle pipelines è definitivamente tramontata perché sprecare i soldi dei contribuenti europei? Del resto, a parere di molti esperti del settore, è il Nabucco ad essere un progetto antieconomico e di difficile realizzazione. I paesi del Caucaso, chiamati a pompare materia prima nelle condutture di quest’ultimo, non ne hanno a sufficienza, Nabucco è un tubo vuoto (aspetto confermato dal vice-presidente della SOCAR – State Oil Company of Azerbaijan Republic, impresa di uno Stato che dovrebbe contribuire alla sua fattibilità) ed è pensato quale steccato per tenere a distanza la Russia dal c.d. mondo civile occidentale. Come mai in questo caso i nostri illustri pennivendoli dimenticano volentieri le regole del mercato per appellarsi a quelle più prosaiche della realpolitik e della fedeltà atlantica? O meglio, come mai essi si prestano alla mistificazione della verità, che fa comodo ai loro padrini editoriali, rinunciando così a quella illimitata libertà di espressione della quale menano vanto di fronte ai colleghi della stampa proberlusconiana che invece sarebbero tutti dei servi prezzolati? Infine, un altro punto da segnalare, ma non meno pernicioso per il futuro energetico dell’Italia. La Repubblica, da anni ormai, diffonde notizie ed informazioni esaltanti sulle fonti rinnovabili che renderebbero pleonastici gli investimenti sul nucleare e sugli idrocarburi in generale. Peccato che queste campagne di apoteosi si basano su dati aggiustati o per giunta falsificati. Come riportato anche recentemente da Franco Battaglia, grande competente della materia, senza i sovvenzionamenti pubblici, il flop delle energie alternative sarebbe sotto gli occhi tutti. Questi signori che si riuniscono in organizzazioni dai nomi evocativi ed altisonanti come il Kyoto Club, sottoscrivono manifesti per invitare il Governo a recedere dalle sue iniziative nucleari e per dirottare gli investimenti sul fotovoltaico e sull’eolico. Lo fanno attraverso il quotidiano di De Benedetti. Casualità o maggiore sensibilità del giornale diretto da Ezio Mauro su tali temi? Difficile da credere perché chi specula più di tutti sulle presunte virtù di sole e vento sono le società di De Benedetti (Sorgenia, gruppo CIR), editore del citato quotidiano, il quale sorvola volentieri sul fatto che senza “certificati verdi” e “conti energia” ed altri sovvenzionamenti, grazie ai quali vengono prelevati miliardi dalle nostre tasche, queste compagnie sarebbero belle che fallite. Vogliamo, pertanto, lasciare il Paese nelle mani di questa masnada di truffatori, associati ad una classe politica altrettanto truffaldina e servile, che come primo punto programmatico vuole lo smantellamento industriale dell'Italia e lo spezzatino delle grandi imprese di punta? Berlusconi può anche non piacere, ed a me non aggrada nè moralmente nè politicamente, tuttavia, almeno fino ad ora, costui non ha mai dato segni di squilibrio come i suoi avversari di estrema destra e di centro-sinistra, i quali sono invece pronti ad abbassarsi le braghe davanti alla bandiera americana per ottenere un posticino di governo.