AVANTI O POPOLO CONTRO IL FASCISMO CHE RITORNA! di F. D'Attanasio

Impossibile resistere ai conati di vomito che certe dichiarazioni e posizioni suscitano in persone normali e comuni qual’è il sottoscritto. Mi riferisco alle burocrazie sindacali ed in particolar modo all’atteggiamento che sta tenendo in questi giorni la Fiom-Cgil per bocca di quegli autentici bisonti che la dirigono.

La maschera viene giù anche a quei capi ritenuti da sempre, anche da certa parte politica e sindacale avversa, come particolarmente ragionevoli, preparati ed intelligenti: il signor Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom, avrebbe ripetuto il solito mantra, con toni questa volta un po’ più accesi e guerreschi, del ritorno ai tempi del fascismo come conseguenza della cancellazione di ogni residuo democratico apportata dalla riscrittura delle relazione sindacali prevista dall’accordo firmato in questi ultimi giorni tra Fiat e le altre organizzazioni sindacali. Si tratta in tutta evidenza di un modo per cavalcare quell’onda lunga avviata da mani pulite, con l’avvallo della lagrassiana GFeID (grande finanza ed industria decotta) e di potenti settori della grande finanza internazionale anglo-americana in combutta con certi ambienti molto influenti (di stampo politico-militare) statunitensi, volta – come obbiettivo secondario s’intende, essendo il primo la totale rapina, già in gran parte attuata, ai danni dell’industria pubblica italiana – a far fuori un sol uomo, cioè Berlusconi. Il cavaliere nero, fascista in pectore, ha osato in realtà, con la sua “discesa in campo”, intralciare i piani di quest’ultimi, piani aventi come obbiettivo la totale disgregazione del tessuto politico ed economico dell’Italia per renderla del tutto docile e prona alle strategie imperiali USA (aspetti questi già da noi lungamente sviscerati, ma sicuramente non ancora in maniera del tutto esaustiva, il che significa che dovremo continuare, anche perché si tratta di “materia” in continuo “divenire”). Non se ne può più di questi meschini cialtroni, disgustosi parolai ai quali, avendo perso ogni contatto con la realtà, non frega più assolutamente nulla delle condizioni dei lavoratori. Condizioni che loro vorrebbero difendere con discorsi impregnati, oramai possiamo dire, della più sporca e velenosa ideologia, quella cioè atta a mascherare determinati interessi del tutto opposti a quelli dei lavoratori stessi. D’altronde una reazione così veemente della Fiom si spiega anche, a mio avviso, col fatto che le burocrazie che costitiscono la sua ossatura vedono progressivamente erodersi quei pezzi di potere – grandi o piccoli che siano – di cui esse possono ancora avvalersi. La disaffezione verso tutte le organizzazioni sindacali è oramai un processo che sembra quasi inarrestabile, la cosiddetta sinistra è allo sbando completo, disgregata in mille pezzi, senza più nessun “appeal” presso le classi lavoratrici che non siano quelle del pubblico parassitarie o semi-parassitarie. Tutto ciò mette paura a chi oramai è abituato a non far più nulla, a chi non è più in grado di capire la realtà così come si sta velocemente riconfigurando, a chi non è più assolutamente capace di fare uno straccio di proposta che possa avere una minima efficacia concreta.  

La Fiom fa parte a pieno titolo di quel coarcevo di forze putride, di più svariata natura le quali ammorbano questo disgraziato paese da troppo tempo ormai, il cui unico obbiettivo è quello di abbattere Berlusconi, di modo che possano senza più nessun intralcio sedersi alla “corte del re”, per servirlo nel pieno tradimento del popolo italiano. Ho l’impressione che si stia facendo un salto di qualità in questa guerra a colui che sarebbe la personificazione del male assoluto, dalle escort e robaccia simile sembra si sia deciso di passare ad una nuova tattica atta a surriscaldare il clima sociale prendendo la palla al balzo degli accordi siglati tra Fiat ed altre organizzazioni sindacali. D’altronde la manovalanza pronta a scendere in piazza per sfasciare, che sfoga così le rabbie represse tipiche di gentaglia disadattata senza arte né parte e con il cervello completamente aduso ad ogni tipo di ragionamento, ve n’è in abbondanza.   

Chi ha un minimo di esperienza sindacale, come è successo a me che ho avuto il coraggio di resistere per ben sei anni nel ruolo di delegato della Fiom, sa benissimo, a meno che non sia colto da quella faziosità tipica del tesserato identitario, quale sia la differenza tra ciò che questi falsi e squallidi personaggi predicano in materia di democrazia e di come concretamente la applicano. Esiste uno iato tremendo tra i vertici e la base (parlo di quella formata dalle rappresentanze nei luoghi di lavoro) di questa organizzazione, una sorta di zona oscura e limacciosa che impedisce ogni vera dialettica autenticamente democratica. Gli organi dirigenti, per fare un esempio senz’altro significativo, vengono eletti attraverso elezioni blindate con risultati a maggioranza bulgara. Le RSU non contano assolutamente nulla, parlo ben intesi in base alla mia esperienza, la quale mi ha permesso di seguire due  difficili vertenze, di cui l’ultima ha visto la chiusura di tre stabilimenti (circa 250 persone licenziate); i tavoli ufficiali dove siedono le RSU sono una vera e propria farsa, la quadratura del cerchio la si trova nei “tavoli” segreti dove siedono solo i vertici aziendali ed i capi sindacali. Si assiste così a tutta la pantomima delle lotte dei lavoratori, poveri cristi costretti a doversi affidare a chi li usa e strumentalizza per i propri sporchi fini, senza il più delle volte riuscire a strappare quel tragico copione di cui sono ostaggio, e che viene letteralmente imposto da quella prassi falsamente democratica che caratterizza ogni vertenza.

Concludendo voglio riportare per intero la lettera che un gruppo di lavoratori della Fiat di Pomigliano ha inviato ad alcune testate giornalistiche (io l’ho ripresa dal Giornale on-line), la quale fa senz’altro giustizia di tutte le disgustose chiacchiere di chi ipocritamente oggi si schiera al loro fianco. A dimostrazione che non tutto è perduto in questo paese, che nonostante anni ed anni di devastazione culturale che ha raso al suolo la capacità di ragionare di molti, ci sono ancora persone che invece hanno conservato un grande senso del realismo e della concretezza.

 

Cara sinistra, non offendere la nostra intelligenza

Si rompe il fronte: dalle fabbriche una lettera ai leader dell'opposizione. "Se salta l'accordo con Marchionne noi perdiamo il lavoro, voi no". Al Giornale le firme di adesione

 

Cari Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Antonio Di Pietro, ormai sono sei mesi che quotidianamente assistiamo e subiamo in modo perpetuo e scientifico al nostro stillicidio da parte vostra e dei dirigenti dei vostri partiti. La questione Fiat, ieri Pomigliano, oggi Mirafiori e d
omani chi sa cosa, non può comportare sempre e comunque l’offesa dell’intelligenza altrui.

Noi che abbiamo votato «sì» a quell’accordo ci siamo stancati di continue dichiarazioni tese a sostenere chi non aveva valide alternative da proporci. Noi che ogni giorno andiamo in fabbrica e che per 1.200 euro mensili lavoriamo sulla catena di montaggio, con una pinza a saldare, non accettiamo più questa ipocrisia da parte vostra.

Noi vorremo porvi alcune domande in modo che una volta per tutte ci capiamo fino in fondo:

1) Secondo voi, noi siamo contenti di lavorare in fabbrica?

2) Secondo voi, noi che guadagniamo 1.200 euro mensili non vorremmo guadagnare di più lavorando anche meno?

3) Secondo voi, oltre la proposta di Marchionne avevamo altro?

4) Secondo voi, se la Fiom avesse proposto una valida alternativa al piano Marchionne, invece di limitarsi alla legittimità del referendum ed esortare solo per un «no», l’avremmo fatto?

5) Secondo voi, se avessimo avuto una legge che tutelasse i lavoratori sulla malattia (cioè anche i primi tre giorni) non sarebbe stato meglio? Perché non avete riformato la Legge 2110 del Codice civile quando eravate al governo?

6) Secondo voi, se avessimo avuto una legge che prevedeva più pause durante il lavoro non era meglio? Perché non avete riformato i DLgs 66/2003 quando stavate al governo?

7) Secondo voi, è giusto che ai sindacati di base in Fiat non viene riconosciuto il monte ore e i permessi per il direttivo (perché non sono firmatari di contratto) e alla Fiom che non firma nulla viene riconosciuto tutto? Perché fate 2 pesi e 2 misure?

8) Secondo voi, continuando a dire che Cisl e Uil sono i sindacati servi dei padroni (lo dite anche in maniera indiretta) aiutate la classe operaia?

9) Secondo voi, gli operai si sono dimenticati di quando avete votato in Parlamento l’inizio del precariato attraverso il pacchetto Treu?

10) Secondo voi, difendendo le sole ragioni della Fiom state portando il giusto rispetto a quegli operai non iscritti alla Fiom?

Ecco, semplicemente quanto sopra scritto, senza fronzoli, senza tatticismo e senza parlare in politichese, parlando di chi vive una condizione di sopravvivenza, una condizione dove tutti urlano contro tutti, ma nessuno indica un cammino diverso e che soprattutto sia realizzabile.

Credeteci: quando diciamo che il Ccnl non è morto a Pomigliano e neanche a Mirafiori, credeteci quando diciamo che i diritti non sono caduti a Pomigliano o a Mirafiori, credeteci quando diciamo che bisogna cambiare il sistema, ascoltate anche noi che non siamo della Fiom. E se non ci credete domandate al ragazzo del bar che ogni mattina vi serve il caffè se ha un contratto, se ha le ferie, se ha il Tfr; oppure chiedete ai tanti lavoratori in nero qui a Napoli e sparsi per l’Italia se hanno mai avuto un contratto e se sanno cosa significa aver pagata la malattia. Uscite dall’ipocrisia elettoralistica e venite a parlare con noi. E dopo averci ascoltato fate vostre le nostre richieste per una vera alternativa di governo e non per battere solamente Silvio Berlusconi. Se volete, a fine gennaio faremo un’iniziativa sul lavoro. Siete tutti e tre invitati… se volete.

 

Gli operai Fiat di Pomigliano

Gerardo Giannone, Michele Lavanga, Modestino Pappalardo, Giuseppe Coppola, Umberto Orlando, Davide Amati, Felice Meo, Biagio Guadagni, Salvatore Guadagni, Fabio La Montagna, Lello Ferrara, Vincenzo Parisi, Assunta Amendola, Claudio Millocca, Francesco Abete, Angelo Confuorto, Lucia Terna, Luca Saverio, Agrippino Silvestro, Paola Fragiello, Giuseppe Imperato, Gianluigi Ricchezza, Umberto Cesareo, Marco Berrina, Lello Marsilo, Antonio Pannarriello, Emilio Mazzarrielo, Pasquale Castaldo, Esposito Antonio, Pasquale Angelini, Pasquale Posatore, Andrea Iaquinta, Mauro Rosaria, Ciro De Angelis, Domenico Izzi, Annarita Saraco, Michele Frate, Fabio Coppola, Franciosa Giuliano, Enzo Esposito, Antonio Arcella, Mara Annunziata, Celestino Camillo, Angelo Canciello, Francesco Grimaldi, Antonio De Clemente, Antonio Giuseppe Brancaccio