IL VERO BORDELLO E’ NELLA TESTA DI CHI NE PARLA di G.P.

bordello

Solo qualche giorno fa parlavo della capacità dei mezzi d’informazione e della classe dirigente italiana di autoimporsi il supplizio per questioni di scarsa rilevanza finendo così per prestare il fianco ai pre-giudizi impietosi degli stranieri che utilizzano il nostro senso di colpa per ricamarci addosso i panni della razza debosciata e senza riferimenti assiologici.

In ossequio a questa visione grossolana risultiamo pertanto inquadrabili sempre tra due infime categorie: quella dei mafiosi impenitenti o quella dei latin lovers inguaribili. Lucky Luciano e Casanova restano i nostri cittadini più rappresentativi. In questo range di bassa moralità si stagliano tutti gli altri difetti nazionali che sarebbero connaturati alla storia, alle tradizioni e alla stessa identità della nostra stirpe, ovvero la tronfiezza e la codardia, il doppiogiochismo e l'inganno, la superficialità e l'inciviltà. Sono i soliti luoghi comuni che ci danneggiano anche quando sembrano innocui, anche allorché ci descrivono come genti pacifiche e canterine, poetiche e romantiche, votate alla musica o all'arte creativa ma, soprattutto, a quella di arrangiarsi di cui siamo maestri imbattibili. Ogni qual volta si vuole sminuire qualcuno basta riconoscergli qualche qualità di poco conto lasciando intendere che oltre quel perimetro di requisiti vi è il vuoto assoluto e l'inadeguatezza totale. Questo ci suggerisce la propaganda internazionale che trova sostegno nel circuito mediatico nostrano il quale partecipa alla diffusione di siffatte rappresentazioni superficiali sulla vita nazionale per liberarsi del suo provincialismo ed essere integrato nei salotti buoni d’oltreconfine. La Patria in cambio della carriera o la Patria come corriera, si sale a Roma e si scende in qualche Capitale più moderna e "ap-pagante". Da quando poi c'è Berlusconi al Governo è tutto più semplice, il male viene individualizzato in una sola persona che incarnerebbe pienamente ogni italico vizio: dalla delinquenzialità alla scopofilia. Liberatasi di costui  la collettività sarebbe finalmente mondata dai suoi immensi peccati ma anche dalle sue piccole venialità ed infine riaccolta nella Comunità Mondiale con molte pacche sulle spalle e poco onore nel petto. In verità, dietro il disprezzo per il Premier si nasconde qualcosa di molto più profondo  e sostanziale del mero sdegno per l’uso smodato del cialis o per le serate ingrifate che si concludono stancamente sul lettone di Putin. Al di là della ripugnanza per le abitudini sessuali di B., ben oltre la repulsione che provocano i suoi affari presuntamente loschi,  al di sopra degli inorridimenti  istituzionali per  l'utilizzo privato del bene pubblico fa capolino l’interesse incrociato degli Usa e dei poteri forti italiani (sorretti e sponsorizzati dai primi) i quali vogliono disfarsi di un politico certamente scadente ma pur sempre scomodo e  non rispettoso degli ordini che gli vengono impartiti. In un articolo apparso su Il Fatto Quotidiano di ieri tutte le dicerie sulla Penisola provenienti da “Oltreatlantico” venivano messe in fila con il solito intento di far breccia nella pudicizia popolare e svergognare B., anche al prezzo di mistificare la realtà e proiettare un’immagine dell’Italia nient’affatto edificante. Un florilegio di cliché grazie ai quali l'opposizione pensa di poter surrogare idee che non ha più e rimettere insieme i cocci di un progetto politico che si è definitivamente rotto. Con questi mezzucci squallidi Bersani e compagnia urlante sperano ancora di dare all’assalto all’imperatore di Puttanopoli e alla sua satrapia postribolare. Ma in questo momento gli unici ad essere impresentabili sono proprio loro che vanno in giro denudati di ogni credibilità ideologica e politica senza nemmeno rendersene conto. Ve li elenco così come sono stati sceverati sul quotidiano di Padellaro-Travaglio: Bordello State (Foreign Policy), Whoreocracy (N.Y. Review Books), The corrupt Reign of Emperor Silvio (N.Y. Review Books). Ce ne sarebbero molti altri ma il pezzo si è concentrato appunto su quel che pensano gli statunitensi di noi, come se da quelle parti fossero del tutto avulsi agli scandali sessuali, agli intrighi di palazzo, agli intrecci politica-affari nonché ai complotti per ribaltare i responsi elettorali. Quindi bisogna dedurne che l’autore del pezzo in questione o era a digiuno di storia e di scienza politica oppure aveva come obiettivo quello di dimostrare surrettiziamente che siamo una democrazia di buffoni, di maschilisti e corrotti a causa del Cav. E’ un teorema moraleggiante che ben conosciamo e che ci viene ripetuto da quasi vent’anni: “agli occhi degli americani Berlusconi merita di essere deriso e disprezzato perché è un uomo di cui i cittadini maturi [sic!] non dovrebbero fidarsi in quanto non rispetta i requisiti minimi dell’integrità personale, a cominciare dall’essere leale [a chi? Agli americani o agli italiani?], dal sapersi controllare [o farsi controllare?], dal senso di responsabilità”. Ed ancora “Per gli americani il potere politico non è proprietà di chi governa, ma appartiene ai cittadini che lo affidano a dei rappresentanti, per un tempo limitato [In Italia no? Forse che B. sarebbe salito al governo con un colpo di Stato? Dimentica costui che in Italia le consultazioni elettorali si svolgono generalmente a scadenze quinquennali ed anche meno data l’instabilità delle maggioranze che sostengono gli esecutivi?] e sotto precisi controlli, affinché lo usino per il bene pubblico. Proprio perché è un potere importante non lo si può delegare a persone che si rendono ricattabili, che mentono, e che sono dominate da un sentimento di onnipotenza”. Se si prestasse fede a questo prontuario etico-statale dovrebbero dimettersi tutti i Presidenti e tutti i Primi Ministri in qualsiasi parte del mondo si trovino. Specie in America.

È fuor di dubbio che dall’altra sponda dell’Atlantico ci guardano ormai con molta diffidenza ma le ragioni principali di questa mancanza di fiducia non attengono ai riti bacchici dei nostri governanti e nemmeno alla decadenza delle nostre istituzioni. Gli americani hanno frequentato e continuano a frequentare dittatori impresentabili  non preoccupandosi  mai della loro condotta dirigenziale e del male che procurano all'umanità purchè questi riconoscano sempre la loro autorità geopolitca.  Allora il vulnus sta proprio nella svolta impressa alla politica estera da B. che ha avvicinato l'Italia all''Est e al Mediterraneo, allontanandosi da Washington. Dai buoni rapporti con Putin e Gheddafi agli affari nel settore energetico ed in quello militare abbiamo pestato i piedi a molti alleati che ora vorrebbero ridimensionarci e riportarci nella cuccia della storia. B., suo malgrado, è stato artefice di una virata che la Casa Bianca giudica pericolosa per le sue prerogative di centro dominante, in una fase multipolare in cui risorgono vecchie potenze  e ne emergono di nuove.  Il nostro paese occupa una posizione geografica strategica sin dai tempi della Guerra Fredda, ed è ancora quella portaerei naturale dalla quale si possono
controllare i movimenti su tre continenti: Europa, Africa ed Asia.

Ma la stampa e il centro-sinistra, per connivenza o per distrazione, non vedono quanto sta succedendo alle porte di casa nostra dove Annibale ha radunato i suoi eserciti in maniera minacciosa con l'intento di ridurci in schiavitù. L'unica morale che riesco a tirare da questa storia è la seguente: non è il troppo sesso che rende ciechi considerato che gli unici ipovedenti in Italia sono proprio quelli che criticano gli eccessi ormonali di B. Quest'ultimo, al cospetto dei suoi detrattori, si conquista di diritto il titolo di monoculus in terra caecorum