ITALIA REAL ESTATE di G.P.
Il diavolo si nasconde nei dettagli e quando questi emergono sono sempre scabrosi e inzolfati. Alla Baggina avevamo lasciato il poeta rivoluzionario protagonista di una canzone di De André che tentava la fuga in tram ed adesso vi ritroviamo attori, nani, ballerine, im-prenditori e politici di destra e di sinistra, senza anima né luce di lampadina i quali non intendono mollare la stamberga che hanno impropriamente occupato per il nome che portano o perché si sono legati ad altri nomi che contano.
Ma se fossero davvero dei tuguri, come lorsignori ribattono ai cronisti e alla gente indignata che gli urla contro da sotto le finistre, non starebbero lì da così tanto tempo, proprio loro abituati come sono alla comodità, al lusso e al tepore del buon salotto dove le chiacchiere scivolano come lo champagne. Agiatezza sì ma a costo quasi-zero e possibilmente a spese della collettività. L'eroe romantico col mitra in mano che rischiava la vita per l'ideale è stato dunque sfrattato dai ricchi briganti senz'arte ma con tanta parte politica. Benché gli scrocconi alle spalle dei contribuenti si siano immediatamente attaccati a qualche stupida causa per alleggerire la loro posizione sulla casa, l'evidenza dei fatti si è incaricata di sbugiardali e di renderli ancor più biasimevoli agli occhi della pubblica opinione. Adesso attendiamo che i magistrati vogliano interessarsi anche degli appartamenti di questo scandalo dopo aver ficcanasato per mesi nelle ville del peccato e nelle residenze della lussuria. La nuova affittopoli è in realtà un vecchio malcostume mai dismesso in questa patria di furbi e di lacchè che pontificano sulla coscienza altrui per nascondere le macchie della propria. Qualcuno dei conduttori era pure sceso in piazza per protestare contro B. che prendeva donne a pagamento per i suoi piaceri sessuali. Vero! Ma almeno B, pagava il canone pieno e non chiedeva sconti allo Stato per il suo sollazzo. E' il partito della pigione bellezza, solo chi è iscritto all'esclusivo club degli accasati può godere dei relativi vantaggi in pieno centro, più vani ed accessori. Ma non si tratta solo di Milano perché a quanto pare in tutta Italia enti comunali e previdenziali che dispongono di abitazioni e residenze anziché utilizzare il proprio patrimonio immobiliare per ricavarci su qualcosa, e magari ripianare conti perennemente in rosso, preferiscono piangere sussidi allo Stato e gestire i loro averi in perdita. La ragione non è nobile ma certamente "immobile": si tratta di accontentare qualche potente o affine. Ci eravamo illusi (in realtà si erano illusi solo quelli che non avevano ben compreso la differenza tra un putsch di Palazzo sostenuto dall'estero e una vera rivolta sociale) che con Tangentopoli e con Mani Pulite l'Italia fosse stata ripulita da ladri e da mascalzoni ma come questi episodi dimostrano siamo andati completamente fuori strada. Anzi il malaffare, la corruzione, la malversazione, l'uso privato della “casa” pubblica sono diventati ancor più estesi ed insopportabili perché coperti da una coltre bipartizan di compiacenza e di foia spartitoria.
Ovviamente, questa è sola la punta dell'iceberg, il dettaglio che rivela il diavolo, ma sappiamo bene che il marcio più indigesto si trova nel cuore stesso dello Stato finito nelle mani di una classe dirigente che tira a campare svendendo i tesori del popolo. E' tale il modo dei politicanti di auspicare democrazia e benessere generale cioè con la "con la tovaglia sulle mani e le mani sui coglioni". Non è che, parafrasando De André, per vivere come si deve in questa famosa città civile dobbiamo mettere anche noi un cannone nel cortile? .