ER POPOLO COJONE di G.P.
Un'altra guerra, le solite menzogne. Anzi, se un salto di qualità c'è stato nel modus operandi della Comunità Internazionale in questo frangente epocale esso è avvenuto proprio nella fabbricazione di quelle falsità che hanno condotto all'adozione di provvedimenti militari nei confronti della Libia.
Quel che sta accadendo in queste ore a Tripoli non ha paragoni con altre circostanze storiche, non è confrontabile con l’Iraq né con l’Afghanistan. Forse l’unico accostamento possibile è con il conflitto in Serbia del 1999 che insieme alle bombe portò alla vidimazione internazionale di un nuovo linguaggio di mascheramento ideologico della barbarie occidentale nei riguardi di uno Stato Sovrano, culminato nell’affermazione ossimorica dalemiana della “guerra umanitaria”. Oggi tutti danno per scontato che a Tripoli ci sia un dittatore sanguinario ma fino a ieri costui era accolto come un grande condottiero del suo popolo nelle principali Capitali europee. Non c’è stato quasi bisogno di un processo di destrutturazione della precedente situazione perché è bastato costruire una rivolta artificiale e televisiva per modificare i connotati pubblici del Colonnello e del suo regime. Inutile passare tutte le bugie in rassegna anche perché i padroni del mondo, con i loro potenti mezzi mediatici, diplomatici, politici, propagandistici ecc. ecc. riescono a rivestire di buoni sentimenti umanitari gli interessi economici più beceri e le istanze politiche più criminali. Se si vuol fare il male basta imporre il bene, questo è il messaggio che sta passando attualmente. Certamente oggi non c’è più la sinistra al governo ma i D’Alema si sono moltiplicati e si sono fatti avanti con lo stesso intento di accreditarsi quali futuri leaders del Paese. I vari La Russa e Frattini hanno agito in questa maniera perché intendono dimostrare di avere il polso per sostituire Berlusconi, non appena costui vorrà o sarà costretto a togliere il disturbo. E B. pare aver capito quel che sta succedendo sotto i suoi stessi occhi, almeno se in tale direzione interpretiamo le affermazioni di Bossi secondo le quali ci sono Ministri che fanno più di quanto gli è concesso dal loro ruolo e che si arrogano una capacità decisionale superiore a quella dello stesso capo. La Russa, un altro genio di questo secolo politicamente malfamato, mentre i tornado italiani partivano verso Tripoli, ha avuto il coraggio di dire che l’Italia ha scelto una linea di moderazione. Ne tengano conto i cittadini italiani allorché scontenti dell’operato dei propri politici potrebbero decidere di mettere mani ai cannoni, ma moderatamente, per liberarsi di una classe dirigente impreparata e truffaldina. Il Presidente della Repubblica Napolitano, uno che di carrarmati e di conflitti geopolitici se ne intende, ha detto bellamente che l’Italia non è in guerra. La più alta carica dello Stato non ci sta prendendo per i fondelli ma sta facendo di peggio e con l’autorità che la funzione gli conferisce. Ed allora ci tocca salire sulle spalle dei veri giganti del passato che ancora oggi ci illuminano il cammino e ci rischiarano la ragione di fronte allo scempio e alla desolazione morale dei nostri politicanti. Due citazioni possono forse bastare per scuotere la gente di buon senso che non ha ancora mandato il cervello dallo sfasciasinapsi e il cuore nel trogolo dove grugniscono i maiali. Definire popolo democratico quattro scalmanati che issano la bandiera monarchica di Re Idris è già una vergogna. Far passare questo sparuto gruppo di insorti che invocano gli eserciti stranieri per coraggiosi patrioti è letteralmente uno stupro all'intelligenza di tutti noi. C'è una lezione di Machiavelli, presente nel Principe, che ogni Paese dovrebbe tenere a mente e che ho già citato altrove. Mai chiedere l'aiuto di un esercito straniero se poi non si hanno i mezzi per tenerlo a freno. I fantomatici ribelli libici, che in qualsiasi altro contesto occidentale sarebbero stati stigmatizzati come mascalzoni e terroristi, inneggiano invece a Sarkozy ed ai liberatori occidentali. La madre dei cretini è sempre incinta ma quella dei servi sciocchi fa parti plurigemellari. Infine, la sinistra italiana, quella delle bandiere della pace e del rifiuto della guerra senza se e senza ma, questa volta è tutta schierata sul fronte con una convinzione cieca ed ingiustificabile. Motivo? C’è il popolo di mezzo e quando quest’ultimo scende in piazza (non importa la sua consistenza numerica) ha sempre ragione. Si tratta di un riflesso ideologico pavloviano discendente da scarsa conoscenza della Storia. I sinistri hanno dimenticato che il popolo essendo numeroso è sempre dappertutto e viene tirato per la giacchetta sia dai trasformatori sociali che dai reazionari. Senza andare troppo lontano nel tempo, dalla rivolta della Vandea contro il regime rivoluzionario francese fino alle armate bianche che combatteronoo contro i bolscevichi, il popolo si è sempre diviso equamente tra sovvertitori e conservatori. L’unica certezza è che in conclusione, dovunque le masse si schierino, finiscono per prenderla in saccoccia. E spesso se lo meritano. Le rime di Trilussia che riproduco sotto non sono un semplice componimento poetico ma quasi una ferrea legge evenemenziale.
Ninna nanna, tu nun senti
li sospiri e li lamenti
de la gente che se scanna
per un matto che commanna;
che se scanna e che s'ammazza
a vantaggio de la razza
o a vantaggio d'una fede
per un Dio che nun se vede,
ma che serve da riparo
ar Sovrano macellaro.
Ché quer covo dassassini
che c'insanguina la terra
sa benone che la guerra
è un gran giro de quatrini
che prepara le risorse
pe li ladri de le Borse.
Fa la ninna, cocco bello,
finché dura sto macello:
fa la ninna, ché domani
rivedremo li sovrani
che se scambieno la stima
boni amichi come prima.
So cuggini e fra parenti
nun se fanno comprimenti:
torneranno più cordiali
li rapporti personali.
E riuniti fra de loro
senza l'ombra d'un rimorso,
ce faranno un ber discorso
su la Pace e sul Lavoro
pe quer popolo cojone
risparmiato dar cannone!
E chi vuol intendere intenda!