TEMPI POLITICI DA CANI
Il Tremonti rabbioso se la prende col Berlusconi bavoso ed ingaggia con lui un muso contro muso all’ultimo ringhio. Il Ministro accusa il Premier, con rumorosi latrati da pastore tedesco del fisco, di avergli messo i servizi segreti alle calcagna. Il cane bastonato di Arcore scuote la testa e la coda ma ha tutta l’aria del pechinese che aspetta sul fiume il passaggio del cadavere del cucciolo da lui stesso svezzato alla politica. Così Giulio, temendo la reazione del bassotto lombardo, cerca le affettuosità del Presidente della Repubblica il quale accarezzandogli il pelo sullo stomaco gli assicura una cuccia istituzionale e una protezione dall’assalto del suo stesso branco. Il Rottweiler del bilancio fa il chihuahua con il mastino Napolitano e chiede di essere difeso dalla canea berlusconiana che lo minaccia per la sue zampine corte. Il ministro coi canini da pitbull e lo sguardo del levriero ha fatto la pipì nei giardini quirinalizi dando conferma dei sospetti balenati nella testa di molti ed ora anche in quella dei suoi ex accaniti sostenitori di lungo “corso” come Bossi. Con le sue fughe con la lingua penzoloni sul Colle si sorprende pure del can can che lo circonda? E così strano allora che il Primo ministro lo faccia seguire dai barboncini finti? Altro che segugi nell’ombra, quel volpino di un commercialista meriterebbe lo sguinzagliamento dei dobermann per le sue leccatine al nemico. Il ruolo di Napolitano in questa crisi politica è chiaro a tutto il canile nazionale. Lo è anche al medesimo Tremonti che sfugge come un beagle ai richiami del padrone e fa le orecchie da setter inglese per non capire i nuovi ordini. Ma questo scodinzolamento è la prova della sua adesione allo schieramento cinofilo di chi vuol azzannare e ferire mortalmente quella bestia da “rimonta” di B. il quale ha perso il pedigree del leader e il passo fiero del quadrupede da caccia. Il fido Giorgio abbaia per gli Usa mentre l'infido Giulio mugola per l’euroburocrazia. B. si ritrova così tra moltitudini di carnivori che aspettano solo il momento propizio per fargli fare una fine da cane. La belva sta affogando e le mazze sulla sua testa vanno ad accertarsi che il grugno del canide non torni più a galla. Se Napolitano ha arrogato a sé, con l’ausilio di quei due botoli di Frattini e La Russa, la politica estera del governo deviando il virtuoso percorso della diplomazia del cucù, Tremonti ha svuotato le ciotole dei dicasteri per assecondare il regime dietetico di Bruxelles che paventando il babau del default ci vuol ridurre pelle ed ossa. Ormai ci sono in giro troppe polpette avvelenate ed è difficile che B. possa sopravvivere a questo tempo da lupi. Nemmeno San Bernardo potrà salvarlo.