SUDDITANZA AD OLTRANZA

Ancora una volta i mercati. Ancora una volta la speculazione. Avremmo dovuto imparare la lezione dei primi anni ’90, allorché la lira e l’Italia furono azzannate dal moloch finanziario che staccò brandelli di carne dal corpo debilitato del nostro Paese. La struttura ossea, sociale e politica, dello Stato restò a lungo scoperta e prima che qualche tessuto si ricomponesse sulle profonde ferite vedemmo che anche quella era malmessa, uno scheletro nazionale in osteoporosi a causa della carenza di calcio politico.  Adesso, i cani da caccia della finanza internazionale si sono messi di nuovo sulle nostre tracce e noi, anziché agitare i bastoni, ci siamo rintanati in un angolo a fare gli scongiuri e a leccarci i graffi. La finanza batte dove la politica duole. Questo sarebbe il momento di dare segnali forti a coloro i quali tentano di fagocitarci lanciando un’Opa sui nostri gioielli nazionali eppure noi, ancora una volta deboli e confusi proprio come nell’ultimo decennio del secolo scorso, ai latrati dalle agenzie di rating e degli hedge fund (prestanome di altri soggetti innominabili ma riconosciuti quali architetti di un nefasto disegno politico ai nostri danni), rispondiamo con i guaiti delle associazioni dei consumatori e con qualche fascicolo d’indagine aperto qui e là dalle procure dello Stivale. Dovremmo richiamare gli eserciti, abbandonare i fronti di guerra dove andiamo a sostenere ragioni che non ci appartengono ed interessi che non ci riguardano, minacciare l’uscita dall’euro (e perché no? L’Inghilterra non ha mai adottato la moneta unica eppure viene presa in maggiore considerazione di noialtri negli assetti istituzionali dell’UE) ed, invece, piagnucoliamo al pari di prepubescenti e ci infliggiamo il cilicio come martiri della fede mercatista, attuando tagli alla spesa pubblica (bisognerebbe razionalizzare più che amputare) ed innalzamento delle tasse. Difesa fiacca ed inutile la nostra, laddove è ormai chiaro che l’armata dei predatori finanziari viene corazzata da qualche governo straniero disposto a farci a pezzetti una volta per tutte, a prescindere dallo stato dei nostri conti pubblici che non è quel disastro del quale vorrebbero convincerci. Disastrata è la classe dirigente (absit iniuria verbis, tanto sulla classe e sullo stile che sulla sua capacità di direzione) di destra e di sinistra che se non è venduta è incapace, e se è inadeguata si lascerà comunque comprare per non perire. L’Italia è il ventre molle del continente ed attaccando la sua economia, imbrigliando la sua politica, limitando le sue ambizioni sarà un gioco da ragazzi mettere la museruola a tutta l’Europa. I vicini di casa, lupi mannari poco raccomandabili e sciacalli pronti ad avventarsi sui nostri tesori , stanno appoggiando questo piano perché intendono partecipare al sacco ed alla rapina contro il Belpaese. I politici nostrani prestano il fianco agli aguzzini e si attrezzano per rendere la discesa degli invasori su Roma molto più agevole sperando così di avere salva la vita ed il portafoglio. E gli italiani? In catene a patire la crisi e le intemperie geopolitiche. Come ha scritto Ludovico Festa su Tempi la situazione si è rovesciata in pochi mesi e “dalle piccole speranze alla Niccolò Machiavelli di dare una qualche stabilità allo stato allargandone la base ai ceti medi e popolari (da sempre ai margini di assetti oligarchici prevalenti anche nella Repubblica) al tendenziale prevalere delle spinte disgregative descritte da Francesco Guicciardini vent’anni dopo il Principe. Come nel 500 è mancata la coerenza degli apparati fondamentali che ostacola lo Stato unitario…se non si allargano le basi dello Stato il destino sarà segnato da interessi stranieri che già adesso orientano quando non dominano le nostre esauste nomenklature primorepubblicane nonché certi settori di ‘borghesia compradora’. Se non si bloccano le tendenze alla disgregazione, ci resterà solo da interrogarci su chi sarà il nuovo Carlo V, il nuovo padrone.”  Non so dargli torto, ma vorrei essere un po’ più esplicito. Il Carlo dei nostri giorni è bello ed abbronzato anche se non è discendente di Filippo. E’ a capo di un impero teocratico ma non sacro, tuttavia consacrato, questo sì,  alla profanazione della sovranità dei popoli che sognano libertà e indipendenza.

 

Ps. Vi do un piccolo aiuto: Indovina indovinello,  lui è nero e molto bello, è gentile ed ottimista, democratico e pacifista, piace molto alla sinistra. Oltreoceano se ne sta ma le mani ce le ha là e pure qua!