Reciproche ipocrisie

 

“L’ipocrisia dei pacifisti: urla su Saddam e silenzio su Gheddafi”. Così recita Giuliano Ferrara sul “Giornale”.

Il Giuliano nazionale, termine inteso non nell’accezione di “colui che persegue l’interesse del proprio paese”, è risentito; forse perché tradito nelle proprie aspettative di purezza dei propri antagonisti, avversari inventati ad arte per il teatrino mediatico.

Perché i pacifisti si oppongono alle guerre di Bush e non a quelle di Obama? Ma come! Peste e corna sulla guerra a Saddam, invasore di stati, gasificatore di curdi, torturatore e macellaio aspirante bombarolo atomico; silenzio sul figliol prodigo Gheddafi, anche lui torturatore, stragista, dittatore; “sua sponte”, tuttavia, tornato a miti consigli.

Giuliano Ferrara non coglie esplicitamente, o finge di non cogliere, il motivo nell’infatuazione dei pacifisti per Obama; ottenebra le menti e impedisce loro la discesa in campo contro ogni evento bellico e li induce ad essere pelosamente selettivi.

Non lo coglie, o non vuole, perché lui stesso è infatuato; di Bush, cioè dello schieramento opposto della potenza dominante, anche questo attivamente impegnato nelle mire di dominio. Non si comprenderebbe la sua capacità analitica nell’individuare le nefandezze dell’intervento in Libia direttamente proporzionale alla sua acquiescenza sull’intervento in Iraq. Le menzogne hanno preparato e accompagnato sia l’una che l’altra campagna militare; l’esito rischia, purtroppo, di essere simile, come simile rischia di essere la fine degli amici ormai inutili alla causa. Sull’affidabilità dei salvacondotti concessi dai liberatori occidentali ci sarebbe da ricamare parecchio: Gheddafi lo ha capito in tempo e potrà scegliersi, quanto meno, una fine meno umiliante; Saddam lo ha compreso con già il cappio al collo. L’intervento in Iraq, il primo più che il secondo, è stato preparato, senza dubbio, mediaticamente e diplomaticamente molto meglio e con la necessaria perfidia. Su questo gli Stati Uniti hanno cercato di costruire la propria legittimazione. Il riconoscimento imperiale, allora, non è mancato.

Si è indotto Saddam ad occupare il Kuwait, i fotomontaggi decisamente più accurati, le etichette dei bussolotti al fosgene in parte cancellate per oscurarne provenienza di fabbrica e reali pluriutilizzatori.

Ferrara, da scaltro giornalista e non solo qual’è, dovrebbe avere tutti gli strumenti per cogliere simili sottigliezze.

Si scaglia, invece, comunque a ragione, sull’episodio più smaccato, opera dello schieramento atlantico a lui avverso, individuando il bersaglio più innocuo per i dominanti, ma deleterio per un reale movimento per la pace, l’indipendenza e sovranità nazionale.

Non mi pare che il movimento pacifista riesca ad influire più di tanto vista la regolare costanza e non chalance con cui l’Italia si impegna in guerre odiose, costose e perfettamente inutili dal punto di vista degli interessi del paese.

Individua gli artefici dell’ultima nefandezza in Francia e Gran Bretagna; non saranno il burattino quale appare il Bel Paese, disposto a trafiggersi con gioia per le cause peggiori e controproducenti per il proprio interesse; sono tuttalpiù dei gladiatori cui è concesso combattere solo nell’arena, nel confine ben delimitato dall’Imperatore; la volta che dovessero decidere qualche predazione non autorizzata, sarebbero pronte le falangi. Ai due è già capitato a Suez e in Africa.

Ma a tanta protervia, non corrisponde il coraggio della verità; tra le nefandezze, altrimenti, Ferrara aggiungerebbe le centinaia di missili partiti da navi ed aerei americani, l’intervento delle monarchie arabe agli ordini diretti degli Stati Uniti, l’attività di intelligence e infiltrazione militare in un paese sovrano.

A ben vedere più che le nefandezze, Giulianone sembra additare al ludibrio sprovvedutezza e impazienza.

Pare essere più una ricandidatura dell’Italia a miglior alleato atlantico che un sussulto di dignità nazionale.

Le occasioni per alzare la voce, negli anni recenti, non sono mancate: ENI, South-Stream, Finmeccanica, asse Algeria-Libia-Italia-Turchia-Russia. Sono esattamente gli anni in cui Ferrara si è eclissato e ha abbandonato il proprio mecenate; l’anno del suo riavvicinamento ha coinciso con il  declassamento dell’”Unto” a cagnolino, reso fedele  dalle minacce e dalle bastonate piuttosto che dal libero convincimento; per questo ancora più pericoloso.

I tempi sono cambiati; l’imperatore non ha risorse ed eserciti sufficienti a coprire tutto lo scacchiere; è alla ricerca di prefetti e vassalli disposti a sostenerlo in cambio di terre e bottino. Corre, certamente, il rischio di veder aumentate progressivamente le pretese e di concedere terreni sempre più vicini al cuore dell’impero; ha scompaginato, intanto, gli avversari, e procrastinato il proprio dominio. I Romani ci riuscirono per tre secoli. Gli Stati Uniti hanno appena iniziato cinque anni fa e hanno provveduto alla nomina del loro primo imperatore straniero. Ai posteri la sentenza.

A Ferrara ci accomuna, forse, il desiderio di sconfitta dell’attuale leadership americana; mi pare che tutto finisca lì.

Forse perché noi del blog non siamo pacifisti, ma nemmeno interventisti comunque e per conto terzi.

http://www.ilgiornale.it/interni/lipocrisia_pacifisti_urla_saddam_e_silenzio_gheddafi/28-08-2011/articolo-id=542405-page=0-comments=1#1