ABBATTIAMO GLI IDIOTI
Dai giornalisti non c’è quasi mai nulla da imparare. Di destra o di sinistra, c’è poco da fare, ragionano come i bambini, non hanno capacità di giudizio critico e non sanno proprio dove abiti la logica. Però pretendono di scrivere e, soprattutto, di sentenziare, su uomini o interi periodi storici, riassumendo tutto in una paginetta di quotidiano, sempre troppo corta per giungere a qualcosa di utile e sensato ma non per contenere il loro mare di baggianate. Così la polemica seguita al ddl proposto dal deputato Pd Fiano sull’antifascismo (in mancanza di fascisti) – una sciocchezza sesquipedale, parto di una mente disabitata – diventa l’occasione per Francesco Borgonovo, su La Verità, di affermare che i piddini si occupano del Duce ma non hanno nulla da ridire sul boia Lenin. Ecco il classico esempio di depensante che per rispondere ai belati antifascisti si mette a starnazzare come un’oca ferita. Costui, anziché portare la diatriba su un piano di valutazione storica più elevato, preferisce scendere sullo stesso terreno degli idioti politicamente corretti, i quali di fascisti, comunisti, resistenza e guerre ne sanno quanto le capre di grammatica. Allora dobbiamo spiegare noi come stanno le cose. Boia non ce ne sono. Non lo era Mussolini, non lo era Hitler, non lo era Lenin, non lo era Stalin. Sono i vincitori che si premurano di distribuire patenti di moralità per minimizzare i propri crimini o farli passare per opere di bene. Questa ipocrisia è un delitto parificabile ad altri apparentemente più disdicevoli. Vogliamo metterla un po’ diversamente ricorrendo alla boiata pazzesca? Boia sono tutti quanti i leader alla guida degli Stati, compresi i Presidenti americani che da un bel po’ di tempo lasciano scie di sangue ovunque passino. Senza pelo sullo stomaco non si può essere grandi statisti, si può essere umili catechisti e niente di più. Persino, l’inutile e fintamente mansueto Gentiloni è un piccolo aguzzino con l’aggravante di non contare nulla se non come servo degli statunitensi. Lo è perché sostiene le sporche guerre americane con uomini, mezzi e denari, condannando il suo povero popolo a non ricevere nulla in cambio, se non mancanza di rispetto e furto del futuro, perché i servi si comandano a bacchetta e non si ringraziano mai, volentieri si saccheggiano offrendo finta protezione. Lasciate, dunque, in pace Lenin, uno che, tutto sommato, una pace la firmò per davvero, sopportando lacerazioni territoriali, per evitare ulteriori sofferenze ai suoi cittadini nella I guerra mondiale. La fine delle ostilità fu indispensabile a Lenin e ai Bolscevichi per ricostruire il loro paese e mettere a posto un bel po’ di traditori. Nonostante questo, cioè aver tirato fuori la Russia dalla carneficina del 14-18, Lenin non si vantò mai di essere pacifista, i pacifisti li aborriva anche di più dei guerrafondai perché inservibili a qualsiasi scopo o superiore progetto sociale. Era un vero uomo di Stato al servizio della potenza sovietica. Come lo furono molti suoi avversari di quel periodo. Tacciano i quaquaraqua odierni, giornalisti, politici, intellettuali, economisti ed esperti del piffero privi di scorza e poveri di spirito, sempre pronti a salire sul carro dei vincitori mistificando gli orizzonti. Non sono all’altezza degli uomini del passato che credono di poter criticare, fossero vissuti all’epoca sarebbero stati certamente fucilati dai sedicenti dittatori e avrebbero ricevuto quello che si meritavano. Ieri, oggi e domani.