AEREO DI LINEA ABBATTUTO A DONETSK: CASUALITA’ O DISEGNO?
Ieri, nella regione di Donetsk, è precipitato un aereo di linea della compagnia Malaysia Airlines, che trasportava 298 persone, sulla tratta da Amsterdam a Kuala Lumpur. Non ci sono sopravvissuti. Il mezzo sorvolava una zona di guerra e non doveva trovarsi lì in quel momento, sia perché già altre compagnie avevano precauzionalmente deciso di aggirare lo spazio in questione, troppo pericoloso in questa fase, sia perché non era quella la rotta tradizionale del volo. Ovviamente, gli Ucraini hanno immediatamente incolpato i separatisti che, dal canto loro, negano e sostengono di non avere armi adatte a colpire velivoli oltre i 10 mila metri.
Chi ha ragione? Forse non lo sapremo mai ma le circostanze in cui il disastro si è verificato gettano più di un sospetto su Kiev. Direttamente o indirettamente è stato fatto un favore a Poroshenko. Infatti, anche se nessun giornale ne ha parlato, le truppe ucraine sono in ritirata su tutto il fronte. Hanno subito perdite pesantissime a Lugansk e Donetsk e si trovano attualmente impantanate e circondate nella sacca a sud delle regioni ribelli, intrappolate tra il confine russo e l’area controllata dai miliziani del Donbass.
Molti militari per sfuggire a morte certa si sono rifugiati in Russia, dove vengono curati e rifocillati. Qualche giorno fa Poroshenko aveva stranamente sospeso, almeno a parole, i raid con i Su-25, dopo che uno di questi era stato abbattuto nei pressi di Lugansk. E non era certo il primo. A questa dichiarazione ufficiale, per indagare sui fatti, non era seguita nessuna sospensione concreta dei bombardamenti dall’alto.
Mentre i media americani hanno subito rilanciato la versione governativa che addossa la responsabilità ai filo-russi, un controllore del traffico aereo operante a Borispol sostiene che l’aereo prima dello schianto era stato avvicinato da due jet ucraini. Tra accuse e controaccuse resta il dato principale: questa sciagura danneggia chi stava avendo la meglio nel confronto a terra tra regolari e miliziani.
La disfatta militare ucraina era quasi completa ma né il presidente Poroshenko né la comunità internazionale avevano battuto ciglio circa le immani difficoltà sul campo di battaglia degli ucraini. Questo attentato darà respiro a Kiev che proverà a riorganizzarsi mentre un’ondata di sdegno si rovescerà sui resistenti, i quali vengono già additati, senza nessuna prova o nonostante queste siano contrastanti e di difficile interpretazione, come unici responsabili.
Tuttavia, la scatola nera è stata recuperata da quest’ultimi e inviata a Mosca. Dovrebbero, inoltre, esserci immagini riprese dai satelliti, con le quali venire a capo della tragedia. Laddove lo si voglia davvero. I complotti non esistono, esistono invece escamotage o disegni finemente studiati. Le strade delle trame sono fitte e di difficile sbrogliamento, spesso gli effetti di certe azioni sfuggono persino a chi le ha architettate. Confidiamo in qualche errore di calcolo o in qualche indizio lasciato per strada per giungere alla verità. Infine, tragica fatalità, oppure no, la disgrazia avvenuta due giorni addietro nella metropolitana di Mosca che ha fatto una ventina di morti, in realtà potrebbe non essere una casualità. Il treno è deragliato nei pressi di Slaviansk boulevard. Il nome della città della Novorossjia simbolo della lotta dei miliziani filo-russi contro i governativi. Giudicate voi.