AFFARI E FINANZA
Per gentile concessione, riportiamo nel blog questo ironico e caustico scritto di Maria Turchetto (destinato al Vernacoliere), che ci sembra utile oltre che spiritoso
AFFARI & FINANZA
Io sono vecchia, e ho ancora il vizio di leggere i giornali di carta – anziché guardare i TG. Ma dei giornali di carta non sopporto una novità relativamente recente: le pagine economiche. Sono così vecchia, pensate, che mi ricordo ancora di quando sull’argomento c’era una paginetta sola, con un listino di borsa di poche colonne. Adesso, invece, paccate di carta tutti i giorni, paginate di quotazioni (per forza, ormai si quota in borsa anche il barrino sotto casa mia – per altro assai più utile all’umanità e al PIL dei vari "sicav e fondi") e in più, un giorno la settimana, un intero supplemento.
Quello che mi urta, oltre alla distruzione delle foreste conseguente alla smania di rifilarci tutta questa carta, sono le ghigne, il tono, il linguaggio delle pagine in questione.
Le ghigne: in apposite rubrichette, con foto accattivanti, ti presentano come eroi personaggi che tempo due settimane ritroverai nella cronaca nera. I vari Ricucci, Fiorani, Fazio perché no, e via dicendo. "Vanta fantastici risultati come investitore e uomo d’affari", scrivono sotto la foto: beh, vuol dire che è un pescecane, mica un modello da mostrare in giro per l’edificazione della gioventù.
Il tono: decisamente cinico. Senti questa, te la copio pari pari dal Corriere: "La crisi dei mutui immobiliari subprime ha fatto la sua prima vittima… Dopo essere stata costretta a mettere in bilancio svalutazioni per 8,4 miliardi di dollari, un buco molto superiore al temuto, ieri Merrill Lynch ha ufficializzato le dimissioni del suo amministratore delegato Stan O’ Neal, che comunque lascia la società con un pacco di circa 160 milioni di dollari, fra azioni e benefit pensionistici". Prima vittima? PRIMA VITTIMA? Negli USA migliaia, dico migliaia di disgraziati sono rimasti senza casa per la faccenda dei subprime, altro che prima vittima!
Il linguaggio: assolutamente incomprensibile. Un pastrocchio di tecnicismi, modi di dire, espressioni gergali e parole inglesi per acchiappare i gonzi e tacere al popolo come stanno le cose. Torniamo alla famosa faccenda dei subprime: vi ricordate i titoli di quest’estate, quando è scoppiata la bolla? MILIARDI DI DOLLARI BRUCIATI. Complimenti, bella metafora: così la gente s’immagina degli enormi falò di biglietti di banca crepitanti e fumanti, e s’impressiona. Ma figurati! Non erano mica soldi veri. Erano titoli sopravvalutati, e nemmeno titoli che avessero a che fare con qualche attività produttiva, con l’"economia reale" – come la chiamano i keynesiani. Macché: tutta la bolla era basata su mutui, anzi per parlar chiaro su prestiti a strozzo, fatti da simpatici cravattari a disgraziati particolarmente insolventi (dunque chiedendo interessi particolarmente alti) che volevano comprarsi casa. Furbi, i cravattari: se il disgraziato pagava, bene, se no anche meglio, perché allora si cuccavano la casa, il che era un vero affare, perché i prezzi delle case salivano. La bolla è scoppiata quando hanno cominciato a scendere. Ma nel frattempo i crediti erano stati "cartolarizzati", cioè trasformati in titoli e ceduti ad altri, un po’ qua un po’ là, e su questi titoli sono stati fatti dei "derivati", e anche quelli distribuiti ovunque, e via di questo passo. Insomma, speculatori e strozzini hanno cominciato a passarsi di mano in mano il cerino acceso (il prestito che non sarebbe stato restituito) finché qualcuno, alla fine, s’è scottato. Ah, i titoli si svalutano, i nostri capital gains vanno in fumo! Ah, l’economia in pericolo! Aiuto! Chiamate i pompieri!
Ed ecco che i pompieri arrivano. Titolo: LE BANCHE CENTRALI IMMETTONO LIQUIDITA’ NEL MERCATO. Che caspita vorrà dire? Che Draghi piglia la manichetta e butta l’acqua sui famosi bigliettoni che bruciano? Ma no. Vuol dire che le Banche Centrali – che sono "le banche delle banche" – prestano a tassi bassi alle banche in sofferenza a causa dei subprime.
Non so se avete capito. Le Banche Centrali pubbliche prestano a poco alle banche private che hanno prestato a tanto ai disgraziati. Se tiriamo le somme, il risultato finale di questo fantastico giro d’affari è RUBARE AI POVERI PER DARE AI RICCHI. Ma certo dalle pagine economiche dei giornali non risulta affatto chiaro. Senza contare che se i famosi titoli e derivati sono finiti in qualche fondo-pensione, aihmé ci rimettono pure i pensionati nostrani che, povere anime, non hanno i "benefit pensionistici" del signor Stan O’ Neal, ghigna da gogna – mì, che bel gioco di parole – più che da copertina patinata.
Maria Turchetto