Africa orientale: un campo di battaglia per Israele e Iran.

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[traduzione di Alfredo Musto da: Eastern Africa: A Battleground for Israel and Iran | Stratfor

Sommario

Se il 24 ottobre un’esplosione in una fabbrica di armi del Sudan con sospetti legami con l’Iran è stato il risultato di un attacco israeliano, l’incidente mette in luce le manovre dell’Iran e le preoccupazioni di Israele in Africa orientale. Teheran ha cercato di stabilire rotte terrestri per il traffico di armi dall’ Oceano Indiano e dal Mar Rosso a Gaza e in Israele allo scopo di sostenere i militanti nella regione – in particolare gruppi militanti legati agli iraniani ai confini di Israele e nel Levante. Questo, insieme all’importanza della via marittima attraverso il Mar Rosso ed il Golfo di Aden per il sostegno di queste rotte terrestri, ha reso il Sudan ed il Mar Rosso parte di un secondario campo di battaglia tra Iran e Israele.

Analisi

Le forze navali iraniane sono la chiave per mantenere ed espandere le rotte del contrabbando di armi di Teheran. Nel 2007, Teheran ha ristrutturato la marina iraniana e le unità navali delle Guardie rivoluzionarie islamiche, concentrando l’attenzione su Stretto di Hormuz, Golfo Persico e Golfo di Oman. Questo ha permesso alla più tradizionale marina iraniana di concentrare sulle acque-profonde gli sforzi che dovrebbero espandere l’influenza navale di Teheran, in particolare nel triangolo che collega lo Stretto di Hormuz, lo Stretto di Malacca e lo stretto di Bab el Mandeb. Bab el Mandeb è di grande importanza per l’Iran, perché è un naturale collo di bottiglia tra il Mar Rosso e l’Oceano Indiano.

L’attenzione dell’Iran sull’espansione nel Golfo di Aden e nel Mar Rosso serve a diversi scopi. In primo luogo, essa stabilisce una presenza iraniana lungo una rotta di trasporto chiave in cui l’Iran possa proteggere le proprie navi dai pirati somali. In secondo luogo, si tratta di una tattica militare che consente alla marina iraniana un’influenza al di fuori del Golfo Persico – qualcosa che Teheran ritiene necessario per il suo successo come potenza regionale. Dato che l’Iran tenta di indirizzare la sua marina verso l’operatività nelle acque-profionde, il Golfo di Aden ed il Mar Rosso saranno i punti dove si verificheranno in primis degli sviluppi. Infine, essa supporta gli obiettivi iraniani in Africa orientale. La flotta iraniana non è abbastanza avanzata per sfidare altre flotte della regione, ma la presenza marittima nel Golfo di Aden e nel Mar Rosso permette agli iraniani di fornire copertura per le loro rotte di contrabbando di armi a nord.

Diplomazia sulla costa meridionale del Mar Rosso

Teheran utilizza la sua presenza navale nella regione come una forma di diplomazia soft per mantenere buoni rapporti con Eritrea e Sudan (e, in misura minore, Gibuti), il tutto mentre sostiene i suoi obiettivi a terra nella regione. Petroliere iraniane e altre navi, comprese navi militari, spesso entrano nei porti eritrei di Massaua e di Assab e a Port Sudan. Nel 2008, oppositori eritrei hanno persino sostenuto che l’Eritrea ha permesso all’Iran di stabilire una base navale ad Assab, presso l’entrata dello stretto di Bab el Mandeb. Teheran ha anche usato il suo rapporto con l’Eritrea per aiutare i ribelli alawiti (al-Houthi) dello Yemen che, come gli iraniani, sono sciiti (anche se i ribelli yemeniti appartengono ad una setta diversa).

La vicinanza di Port Sudan a Gaza, Egitto e Israele lo rende un luogo ideale per il contrabbando di armi verso nord. Nel 2009, Israele ha lanciato tre attacchi aerei contro le spedizioni di armi in Sudan che si supponeva essere indirizzate dall’Iran in direzione di Gaza. Nel 2011, Khartoum ha accusato Israele di un altro attacco a Port Sudan che ha ucciso due persone. Cablogrammi trapelati indicano anche che l’Occidente ha avvertito Khartoum di non consentire a Teheran di armare militanti di Hamas durante la guerra di Gaza del 2008-2009.

Da quando le relazioni di Teheran con Arabia Saudita e Yemen – circa le coste settentrionali del Mar Rosso e del Golfo di Aden – sono aspre, questi legami con i Paesi delle coste meridionali sono diventati una necessità strategica per le ambizioni dell’Iran al di là del Golfo Persico. L’Iran è stato in grado di dispiegare più navi lontano dal Golfo dal 2007. Per esempio, nel 2011, per la prima volta dopo la rivoluzione islamica del 1979, le navi da guerra iraniane sono passate attraverso il Canale di Suez. Con il nuovo presidente islamista egiziano che sta cercando di lavorare con Teheran su una soluzione per la Siria, l’Iran potrebbe ottenere un maggiore accesso alle acque egiziane, in particolare perché Il Cairo tenta di utilizzare Teheran come leva per la gestione di Israele.

La marina iraniana non può proiettare potenza sufficiente a controllare le rotte principali, ma Teheran ha enfatizzato la sua presenza intorno a Bab el Mandeb come possibile strumento per danneggiare il commercio globale, in caso di un attacco contro l’Iran, e punto chiave per i negoziati in futuro, proprio come lo Stretto di Hormuz. La presenza marittima iraniana è anche a supporto delle operazioni anti-pirateria nel Golfo di Aden e nell’Oceano Indiano nord-occidentale. La marina iraniana è stato un valido interdittore della pirateria somala dal 2008, quando i pirati somali hanno sequestrato una nave-cargo iraniana al largo delle coste dello Yemen. Nel contrastare la pirateria e proteggere le navi commerciali iraniane dai pirati somali, fornisce anche una giustificazione razionale per la sua presenza al largo delle coste dell’Africa orientale, permettendo così di aumentare discretamente le attività a terra dell’Iran, come il traffico di armi attraverso il Sudan.

Le operazioni terrestri dell’Iran in Africa

L’Iran ha utilizzato non solo la costa sudanese, ma anche l’Eritrea e, forse, Gibuti o la Somalia per il contrabbando di armi sulla terraferma prima di spedirle a destinazione. I confini porosi dell’Africa orientale rendono il contrabbando lungo le vie di terra relativamente facile. Teheran utilizza le rotte terrestri in Africa orientale per contrabbandare armi e organizzare attacchi anti-israeliani. La fabbrica Yarmouk a Khartoum, dove è avvenuta l’esplosione il 24 ottobre, si ritiene fabbrichi munizioni e razzi di artiglieria destinati a Gaza e ai ribelli alawiti nello Yemen. La fabbrica è sospettata di avere legami con le Guardie rivoluzionarie islamiche e si dice che sia gestita da iraniani. Nel mese di giugno, due membri dell’unità Quds sono stati arrestati in Kenya e sono stati trovati in possesso di esplosivo RDX. L’RDX potrebbe essere stato diretto verso una rotta di contrabbando, o potrebbe essere stato pensato per l’uso in un attacco contro gli interessi israeliani in Kenya. A Mombasa, Kenya, nel 2002, un hotel di proprietà israeliana fu bombardato e due missili terra-aria furono sparati contro un charter israeliano in attacchi che si ritiene siano stati condotti dal ramo di al Qaeda in Africa orientale.

Teheran ha usato le vie di terra, non solo per il contrabbando di armi e di droga a Gaza, ma anche per spostare merci trafficate in Iran. Durante la rivolta araba del 2011-2012, armi libiche sono state contrabbandate in Sudan, e Israele ha sostenuto che quelle armi tornassero in Iran prima di essere inviate a Hezbollah, probabilmente attraverso la Siria.

Come dimostrano gli attacchi ai convogli di armi in Sudan, Israele sta prestando attenzione alle rotte di contrabbando dell’Iran in Africa orientale e sta tentando di interdire i carichi di armi di Teheran verso nord. L’uso da parte dell’Iran di rotte di contrabbando supplementari in Kenya e in Tanzania, a sud del Corno d’Africa, potrebbe limitare la capacità di Israele di interrompere operazioni di traffico iraniane, allargando queste operazioni ad una zona più ampia.