ALCUNI MODI DI ESSERE FILORUSSI. SOLO UNO QUELLO CORRETTO.
Ci sono molti modi di essere filorussi ma non tutti sono ugualmente buoni. Esistono dei grandi fraintendimenti intorno a questa adesione divenuta una necessità storica imprescindibile del nostro tempo per evitare al mondo di precipitare in un caos incontrollabile e foriero di ulteriori sventure (che comunque saranno soltanto in parte schivabili) sin da subito, laddove la (relativa) decadenza occidentale, da intendersi come progressivo cedimento di preminenza sullo scacchiere mondiale e su alcuni scenari regionali, sta sprigionando delle spinte centrifughe le quali, rafforzando contemporaneamente i concorrenti degli Usa (la potenza ancora predominante), costringono quest’ultimi ed i paesi alleati a rivedere e ridisegnare la propria sfera egemonica, al fine di mantenere un certo peso geopolitico benché diversamente redistribuito e ponderato.
E’, altresì, inevitabile che il disordine planetario discendente dalla conclusione dell’epoca unipolare, a dominazione statunitense, diverrà eccedente mano a mano che i rapporti di forza globali si ristruttureranno, verosimilmente, verso altri poli geopolitici (in questo momento appena uno e mezzo diremmo e nell’ordine in elenco: quello russo-asiatico e quello cinese-estremorientale), emergenti o riemergenti, in questa nuova fase. Tuttavia, la disgregazione del vecchio centro regolatore americano, per la verità ancora molto lenta, non sarà indolore, come stiamo osservando, giorno dopo giorno e guerra dopo guerra. L’Amministrazione degli Stati Uniti apre continuamente fronti di conflittualità territoriali, basandosi su elementi e gruppi in contraddizione, appoggiando ora gli uni ora gli altri con poca razionalità (e se c’è una logica non è chiara nemmeno agli stessi artefici), con l’obiettivo di trascinare nello sconquasso epocale quanti più paesi possibili (tanto nemici che amici). Gli Usa intendono gestire la transizione dal mono o unipolarismo al multi o pluricentrismo (che sfocerà nel prossimo inaggirabile policentrismo) secondo i propri piani strategici, non sempre ben delineati, per limitare il franamento subitaneo della loro primazia. La cosa è molto più difficile però quando non si hanno più i mezzi e le energie a sufficienza per “direzionare” o tenere sotto controllo gli eventi. I risultati sono davanti ai nostri occhi, dall’Iraq alla Siria, dall’Afghanistan all’Ucraina ecc. ecc. Il globo è diventato un posto insicuro ed il suo futuro è privo di certezze sociali, economiche e, financo, culturali con tutto il cascame politicamente corretto che esonda dalle fogne dell’ovest e l’oltranzismo ultrareligioso che sgorga dall’Islam. Ma torniamo al punto di partenza. Nella situazione testé descritta schierarsi con la Russia è l’unica via per confinare i danni che la debilitazione della leadership americana provocherà in tutte le aree sotto il suo imperio (economico, politico e militare) diretto o indiretto che sia. Inoltre, gli Usa cercheranno di accrescere il parapiglia in casa dei competitors per costringerli sulla difensiva. Lo sa bene l’Europa che viene obbligata dal potente alleato ad accollarsi i guasti del suo sistema ormai inadeguato a governare le trasformazioni internazionali. Essere filorussi, allora, rappresenta l’unica via per accelerare questo processo di “smistamento” della potenza, per impedire o allentare azioni sconsiderate ed unilaterali del gigante oltre-oceanico, leggermente ferito (e perciò pericoloso), fino a quando lo sviluppo del policentrismo non assurgerà ad un perspicuo livello di concretezza storica che schiuderà le porte dei cambiamenti profondi e tremendi. Tutto qui, non ci sono altre e surrettizie motivazioni ideologiche nella nostra russofilia e non siamo pagati da Mosca. Non siamo nemmeno antiamericani. Anzi, siamo così intrisi di cultura a stellestrisce che i nostri gusti, dal cinema alla letteratura, si orientano ancora verso quella fetta del planisfero. Chi crede il contrario è stupido o in malafede. Per questo vogliamo elencare gli altri modi sbagliati di essere pro-russi per portare costoro al ragionamento più rigoroso, in modo che la loro opzione, ora solo casualmente incanalata sui binari giusti, data l’odierna contingenza storica, non deragli in quella errata di domani.
1) I filorussi nostalgici. Questi si dividono in due famiglie. Una di destra (A) e una di sinistra(B). A) Quella di destra è filo-putiniana prima che pro-russa. I membri di questa famiglia sono convinti che Vladimir Putin sia il nuovo Zar di tutte le Russie. Guardano in viso il Cesare della Terza Roma e rivedono in lui il dittatore della Romagna chiamato a rifondare l’impero romano. Putin come Mussolini. Putini. Nulla di più falso. Putin non è l’uomo solo al comando, non è il tiranno che scala le vette del potere in solitaria e sfida i padroni del mondo mostrando i muscoli e i missili. Vi dirò di più, in fondo nemmeno Mussolini lo era, nonostante la condotta virile. Questa è la sciocca propaganda occidentale. Il leader russo è il terminale soggettivo di un gruppo di comando collettivo che ha saputo, in pochi anni, ricostruire la dignità di questa immensa potenza umiliata dai vari Gorbacev e Eltsin, i quali si vendettero agli americani devastando il Paese. Putin è la faccia della rinascita russa dietro la quale ci sono molti artefici e molti volti invisibili. B) Quella di sinistra è filo-russa perché crede ancora che laggiù risorgerà prima o poi l’Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, con bandiere rosse e spillette di Lenin appuntate alla giacca. Questo casato non ama moltissimo Putin ma finché lui difenderà la patria dal capitalismo selvaggio non si opporrà alla sua reggenza pro-tempore, giusto ritorno del sol dell’avvenire. Dunque, meglio il lupo della steppa dirigista di qualsiasi altro predatore dell’oligarchia finanziaria o industriale liberista. Peccato che il comunismo sia morto e sepolto ed esista unicamente nei sogni di questi zombie più falce che martello. La nostalgia può essere un buon principio da cui farsi animare(da destra a sinistra) ma se tramuta in fine è la fine dell’obiettività.
2) I filorussi no-global. In questo club di invasati troviamo di tutto. Da quelli che odiano la spazzatura dei Mc Donald e i cibi geneticamente modificati, perlopiù associati alle “sporche truffe” delle compagnie del SIM, ai depressi della decrescita, i quali vedono nel sistema russo alcune forme di resistenza all’unico modello di sviluppo basato sul profitto incontrollato e la produzione di beni superflui che danneggia ecosistema e coscienze, ai romantici della vita comunitaria persuasi che il ritorno alla frugalità sia ancora possibile in uno stato così vasto non ancora totalmente corrotto dai costumi occidentali. Secondo noi questi sono i peggiori e faremmo volentieri a meno del loro appoggio. Sono difficili da redimere perché fondano le loro convinzioni idealistiche su piagnucolosi luoghi comuni moralistici avvolti in linguaggi parascientifici. Sono gli stregoni del III millennio ma si sentono i dottori del pianeta, gli unici in grado di curare il grande mondo malato della loro fervida immaginazione.
3) I filorussi conservatori. Questi, in verità, li comprendiamo un po’ di più. Di fronte alla degenerazione culturale dei nostri sistemi, quote rosa, quote immigrati, quote gay, quote fuori quota ecc. ecc., insomma tutto ciò che rappresenta la cultura del piagnisteo politicamente e patriotticamente corretta, come l’ha definita lo scrittore australiano Robert Hughes, predominante da Washington a Bruxelles, è facile farsi stimolare simpatie per i russi che restano fuori da queste eccentricità occidentali futili o utili a distrarre dai problemi essenziali. In Russia, invece, anche in risposta a simili amenità, si assiste alla fortificazione dei valori tradizionali che sono radicati nello spirito del popolo da secoli, senza la rincorsa a queste mode idiote e prive di pudore pubblico, cavallo di battaglia di uomini politici, psichiatri, pedagoghi e benefattori della finta uguaglianza a tutti costi, anche al prezzo di ulteriori discriminazioni tra chi gode del privilegio dell’emarginazione apparente (perché almeno un po’ frocio, donna, straniero ecc. ecc.) e chi no.
4) I filorussi per reazione. I membri di questo gruppo si dicono filo-russi per reazione alla demonizzazione incessante a cui viene sottoposto il Cremlino. Questi sono i bastian contrari che per istinto anticonformistico sospettano di qualunque campagna martellante che trova tutti d’accordo. Eccetto loro, ovviamente, che appena sentono puzza di unanimità capiscono l’imbroglio. Spesso tale scelta dettata da motivazioni caratteriali può assurgere a livelli di piena consapevolezza se accompagnata da un maggiore sforzo conoscitivo. I filorussi per reazione possono mutare in filo-russi per convinzione e diventare buoni alleati
5) I filorussi per amore delle minoranze. Costoro in genere si schierano sempre dalla parte di chi è messo all’angolo o minacciato da uno o più prepotenti messi insieme. Oggi sono pro-russi perché tutti ce l’hanno con la Russia e questa è in minoranza nella difesa delle sue prerogative nel consesso mondiale. Qualora la Russia si trovasse a sedare qualche rivolta nella sua zona di pertinenza contro popolazioni insorgenti in inferiorità numerica e militare (anche se appoggiate da qualche furbastro internazionale) si tramuterebbero immediatamente in anti-russi. Non capiscono le ragioni geopolitiche delle diverse situazioni e spargono la loro pietà non richiesta in ogni punto del globo. Sono i più inaffidabili, meglio perderli che trovarli.
6) I filorussi per tifoseria. Questi sono filorussi perché hanno trovato una loro squadra del cuore che non si tradisce e non si rinnega, nemmeno se sbaglia gioco. Medvedev, per esempio, meritava di essere esonerato quando occupava la panchina presidenziale ma loro non lo mettevano in discussione. Tutto ciò che promana dalla compagine è bello, buono e giusto. Fedeli nei secoli dei secoli perché è tutto come una partita di calcio. I più forti siamo noi e chi cazzo siete voi. Costoro ce li teniamo finché servono poi è meglio scaricarli.
7) I filorussi per scienza e affari. Tra questi troviamo gli intellettuali e i loro pensatoi con convenzioni e sovvenzioni e i commercianti che hanno fiutato il mercato in crescita per aumentare la loro ricchezza. Finché i primi riceveranno fondi avranno un occhio di riguardo verso Mosca, giustificando con formule accademiche, la loro preferenza verso la Russia in scienza e coerenza. Se qualcun altro dovesse pagarli di più e meglio sarebbero capaci di rimettere tutto in discussione ricorrendo alla fantascienza e all’incoscienza. I secondi invece, resteranno filorussi finché riusciranno a mantenere i propri traffici e poi chissà, la volubilità è l’anima del commercio. La prostituzione in ogni ambito non ha mai generato rispetto e credito.
Questo florilegio di posizioni russofile sicuramente non esaurisce la fauna dei nostri compagni di viaggio. Oggi, con tutti questi esemplari, singoli o raggruppati, possiamo anche fare un tratto di strada assieme per creare un blocco di agitazione e di mobilitazione politica. Tuttavia, è bene chiarirci le idee sin dal principio ed adottare la linea migliore per non far naufragare possibilità e potenzialità dei nostri intenti. Sbrigativamente possiamo dire che, allo stato dell’arte, gli americani sono il nemico e i russi l’alleato (speriamo che lo capisca questa maledetta e serva Europa), tendendo però sempre in debita considerazione tutte le premesse che abbiamo qui esplicitato. Aggrappiamoci alla storia senza raccontarci troppe storie.