ALL'INFERNO E' PRIMAVERA di G.P.
Che strana primavera aleggia sui Paesi arabi, il deserto avanza e non c’è quiete, niente maggio odoroso ma solo puzza di zolfo e di polvere da sparo. La primavera libica è un inferno. Ardono le cose e le persone, cadono ordigni incivili sui civili, i nuovi eroi del cambiamento hanno facce poco rassicuranti e sembrano usciti direttamente da un film di Romero. I capi della rivolta sono Generali delle tenebre con un passato oscuro, di loro si sa che hanno fatto fortuna prestando servizio nel regime di Gheddafi. Questi criminali diventano all’improvviso presentabili perché lo ha stabilito il premio Nobel per la pace Obama. E' il tocco dell’Occidente che monda dai peccati, o forse il morso del serpente che schieratosi con i buoni non uccide ma purifica, non tramortisce ma irrobustisce, non avvelena ma benedice. Altrimenti come spiegheremmo il fatto che Mustafa Abdel Jalil, presidente del Consiglio nazionale di transizione libico, sia potuto passare dalle condanne di Human Right Watch ed Amnesty International alla beatificazione voluta dal Papa nero di Honolulu? Questo signore dal passato luciferino è stato accolto anche in Italia come un eroe, intervistato da Bruno Vespa a Porta a porta quale leader democratico dei libici, ed è stato fatto entrare in casa nostra da Ministri del Governo con l’interim al laccheismo internazionale e la delega al servilismo atlantico. Sono già due mesi che la coalizione di volenterosi sgancia la morte sulla Libia ma i ribelli non riescono ad avanzare di un passo perché non hanno l’appoggio popolare. La gente li teme più della dittatura del Rais, sa che sono dei balordi con la bava alla bocca e l’istinto sanguinario. Ma Washington dice che costoro sono la “Libia legale” ed offre ai rivoltosi di aprire una ambasciata negli Usa. Ambasciator non porta pena ma fa decisamente pena. Nel frattempo il testo della risoluzione ONU 1973 è divenuto carta straccia, gli alleati fanno quello che vogliono perché la guerra non ha mai avuto regole e l’unica legge che vale è quella della bomba per niente intelligente che stermina colpevoli ed innocenti. Vogliono portare Gheddafi davanti ad un giudice ma sul banco degli imputati dovrebbero esserci loro, guerrafondai di professione con la laurea in genocidio. Però la loro sete di possesso e di profitto non riesce ad avere ragione di una comunità fiera che resiste strenuamente all’apocalisse venuta dal cielo. I diavoli volanti dovranno scendere a terra per sopraffare il nemico. Qui troveranno l’inferno che loro stessi hanno scatenato.