AMBIENTALISTI “ALLA MINCHIA DI MARE” di G.P.

 

Apprendiamo da Il Giornale di oggi (10 dicembre 2007) che l’ex candidato democratico alla Casa Bianca, già vicepresidente degli USA, Al Gore, oltre ad essere un indefesso sostenitore delle tematiche ambientaliste è, soprattutto, un ottimo imprenditore. Siccome nella società capitalistica tutto può essere impacchettato e venduto (basta stare attenti ai gusti e alla sensibilità dei consumatori) il mancato presidente degli Stati Uniti ha trovato un filone merceologico tutto suo e ne ha saputo trarre molteplici vantaggi, politici ed economici. Mancato Presidente ma non mancato imprenditore, dunque. Al Gore non fa il venditore porta a porta di aspirapolvere, servizio forse più utile per le casalinghe di tutto il mondo, ma fornisce un’ opera completa di ripulitura del pianeta (una tempesta di chiacchiere) alla quale associa l’entertainment cinematografico.  

Salvare il mondo dal disastro ambientale? Fa bene anche al portafogli: secondo il giornale londinese Sunday Times, Al Gore, ex vice presidente degli Stati Uniti e massimo attivista globale nella lotta ai cambiamenti climatici, ha guadagnato oltre 75 milioni di euro in sette anni grazie a libri, conferenze, investimenti in tecnologie e aziende ambientaliste. Gore, 59 anni, questa settimana riceverà il premio Nobel per la pace a Oslo prima di volare alla conferenza dell’Onu sui cambiamenti climatici di Bali, dove terrà un atteso intervento. Il giornale scrive che l’ex candidato alla presidenza Usa nel 2000 percepisce un cachet di 117.000 euro per ogni discorso (ne tiene quasi 150 all’anno, ma molti sono gratuiti, come nelle scuole e per associazioni senza fini di lucro); ha azioni in Google per 22 milioni di euro, in Apple per 4,5 milioni, ha intascato circa 6 milioni di euro come anticipo sul suo prossimo libro ed è anche consigliere di una finanziaria Usa”. Strano che Al Gore, dall’alto della sua coscienza ambientalista, investa in società informatiche che contribuiscono ad accelerare l’ammasso di rifiuti tecnologici che seppellisce il pianeta. Si, perché l’obsolescenza precoce delle apparecchiature elettriche ed elettroniche genera volumi di rifiuti ben superiori ad altri beni di consumo. Senza contare la pericolosità di smaltimento di alcuni materiali contenuti nei Pc come il piombo.

In secondo luogo, occorrerebbe aggiungere che per ogni conferenza di Al Gore si mobilitano migliaia di persone le quali, se non si servono del teletrasporto, usano mezzi come aerei, bus, automobili ecc. ecc. Chissà poi se i libri scritti da Al Gore, una montagna di fogli inutili, siano stampati su carta riciclata per evitare l’abbattimento della foresta amazzonica…

Più inquinamento per combattere l’inquinamento. Un ossimoro che la dice lunga sugli obiettivi di Gore. Del resto, questo perdente di successo doveva trovare una via per rifarsi il look e, magari, partire con lo sprint giusto alla prossima occasione elettorale. Va da sè che l’accresciuta fama di eroe ambientalista e un immeritato nobel in tasca possono aiutarlo.

 

Anche qui da noi il dibattito su inquinamento ed energie alternative prende, da un po’ di tempo, le prime pagine dei giornali e satura i servizi dei vari TG. Ma c’è molta approssimazione e poca scientificità da parte dei sedicenti oratori specializzati, i quali, lobbizzati fino al midollo, decidono secondo il termometro del loro portafoglio se la situazione è più o meno grave.

Sta di fatto che le cosiddette energie alternative diventano un affare da sovvenzionare con i soldi pubblici. Eppure come sostiene lo scienziato Franco Battaglia “A noi risulta che le fonti solare, eolica, geotermica (che, non dimentichiamolo, è nucleare "naturale"), da rifiuti e da biomassa (cioè legno), tutte insieme, nel 2000, hanno fornito meno del 2% del consumo mondiale: praticamente zero in Medioriente e in Africa; inferiore al 3 per mille in Europa orientale e all’1.1% in Asia e Oceania (meno dell’1.9% in Giappone); e inferiore al 3% sia in ciascuna delle Americhe sia in Europa occidentale (valore che non viene superato neanche dai soli Stati Uniti). L’unico Paese al mondo che ci risulta in grado di fornire valori percentuali con 2 cifre prima della virgola (e con solare o eolico quale contributo principale) è la Danimarca (18%, con circa la metà di questo valore dovuto all’eolico). Ma la popolazione in Danimarca è un decimo di quella in Italia; e questa, priva di vento sufficiente a offrire un contributo superiore all’irrisorio, è anche uno dei Paesi più industrializzati del mondo: insomma ci appare difficile confrontare le realtà danese con quella italiana.” Così non la pensa Carlo Rubbia che sul solare sta costruendo i suoi rapporti privilegiati con gli enti statali e con alcuni pseudoambientalisti di governo.

Anche noi quindi abbiamo il nostro Al Gore, costui si chiama Pecoraro-Scanio. L’ineffabile Ministro continua a indire conferenze su ambiente ed energia invitando a parlare non scienziati (i quali lo smentirebbero subito) ma esperti di “caccia e pesca” adattati all’argomento e preventivamente catechizzati su quello che si può o non si può dire, così come accaduto nella Conferenza Nazionale sul Clima di qualche mese fa. Al Ministro non è bastata quella figuraccia e i dati sparati a cazzo su una platea disertata dagli esperti. Da qualche parte ho letto che qualcuno, di cui non ricordo il nome, ha definito il nostro Ministro dell’ambiente “una specie di ministro del clima alla minchia di mare”. Mai espressione fu così felice tanto che andrebbe estesa anche al suo sodale americano.