ANCORA PAKISTAN di G. La Grassa
Ormai è del tutto scoperto il gioco che si sta sviluppando in Pakistan. Musharraff ha oggi compiuto un nuovo gesto di (solo apparente) sfida agli USA, arrestando migliaia di oppositori (e c’è scappato anche qualche morto) e mettendo agli arresti domiciliari la Bhutto. Poi, dopo una telefonata (“irritata”; alla faccia!) dagli USA, ha liberato la Bhutto, che insiste nel chiedere le elezioni a gennaio come previsto. Musharraff probabilmente le concederà, ma è anche lui “irritato” perché l’avversaria, in questo momento favorita dagli Stati Uniti, vuole che abbandoni il comando dell’esercito, mossa per lui certo pericolosa; per cui sta contrattando una sua migliore sorte. Alla fine sigleranno una “pace armata”, sotto l’ala della chioccia.
Gli Stati Uniti hanno fretta di trovare una via di uscita, che è anche un tentativo di puntellare meglio il governo fantoccio in Afghanistan, dove la situazione sul campo, malgrado i vantati successi dell’offensiva di qualche mese fa, non è affatto favorevole agli “occidentali” (leggi Stati Uniti); ormai non ci danno più notizie, ma “niente nuove, buone nuove” (buone per chi è contro il predominio statunitense e il codismo europeo e italiano). Adesso, per opporsi alle forze islamiche, che in questa fase storica giocano contro il suddetto predominio, si tenta in Pakistan l’ultima carta. Questo paese resta il perno dell’attuale instabile sistema di rapporti di forza a livello mondiale (non si creda che, sott’acqua, non si muovano anche Russia e Cina). Se l’occidente capitalistico (stradominato dagli USA) prende una “botta” in quel paese (con immediati riflessi nel vicino Afghanistan), addio attacco o contenimento forte dell’Iran; addio losche manovre nelle repubbliche centroasiatiche russe; addio “rivoluzioni arancione” (anche quelle manovrate con le “elezioni democratiche”) in Ucraina e Georgia (dove l’opposizione si fa sempre più forte e pericolosa per i filostatunitensi).
Si cerca quindi di dare il via all’ulteriore “elezione democratica” in Pakistan. Credo proprio che gli “occidentali” (schiacciati come servi sciocchi sugli USA) siano “alla frutta” in quell’area. Praticamente fallito il tentativo del regime militare forte alla Musharraff, resta la “democrazia” delle mafie e delle gang. Tutti si scordano che il regime di Benazir Bhutto cadde anni fa, e lei fu costretta all’esilio, perché la corruzione aveva raggiunto livelli mai toccati in quel paese, che pure ne ha viste di tutti i colori. Ora, non sanno fare altro che ritirarla fuori come fosse il “nuovo”. Magari faranno queste elezioni, e con i brogli e i dollari le vinceranno anche; ormai sta però finendo un periodo, almeno in Asia (la Russia comunque si “protende” anche verso l’Europa). Non avverrà proprio domani, ma la fine dell’epoca dell’incontrastata predominanza statunitense non è lontanissima. Resta questa Europa – di cui l’Italia è il “ventre molle”, il paese più sfasciato e in declino – ad annaspare senza un progetto, senza uno slancio verso il futuro, che sta per ricominciare – e ciò dispiace a chi abita in queste desolate lande – in tutt’altre zone del mondo.