APPESI AD UN FILO MA…di G.P.
Come stiamo sostenendo ormai da tempo il governo Prodi è, politicamente, un morto che cammina. Tuttavia, pur traballando come un ubriaco destinato allo schianto fragoroso ad ogni passo che mette, riesce ancora a resistere appeso alla sua corda. Noi del blog avevamo già detto che la fune alla quale Prodi resta aggrappato è fatta di una fibra molto particolare, un intreccio inestricabile d’interessi di stampo finanziario e industriale.
Se l’attuale maggioranza conserva ancora qualche possibilità di sopravvivenza, nonostante l’imminente votazione parlamentare si annunci addirittura come fatidica, è perché in ballo ci sono i soliti interessi della GF eID (Grande Finanza e Industria Decotta) su una serie di nomine importanti, in altrettanti enti ed istituti, la quale deve rispondere a logiche di designazione già scritte.
Come dire, è bene che certi piani non vengano scompaginati per la foia sfascista di qualcuno, altrimenti può accadere che le idrovore industrialdecotte, all’opera da anni nella sottrazione delle risorse al nostro Stato, finiscano per incepparsi mandando in fumo i piani dei poteri forti, quest’ultimi momentaneamente asserragliati dietro alla poltrona prodiana.
Siccome non c’è un opzione alternativa a Prodi (che volentieri lorsignori scaricherebbero per raggiunti limiti di credibilità) e al suo smaccato servilismo – nonché a quello dell’attuale compagine governativa, comunisti per primi (a tal proposito, basta far riferimento alle ultime dichiarazioni di Gennaro Migliore, il quale ha avuto l’impudenza di sostenere che proprio ora sarebbe cominciata la politica sociale del governo, sic!) – possiamo presupporre che il parlamento, trasformandosi per l’occasione nel laboratorio di un alchimista, riuscirà ad individuare una formula magica per dargli altro "ossigeno" (i senatori a vita e qualche “coscienzioso” avversario potrebbero farsi prendere dal senso di responsabilità nei confronti della "nazione"), giusto il tempo di portare a termine le quasi 600 nomine in ballo.
Ma se anche Prodi dovesse cadere (cosa sulla quale non scommetto, ma potrei sbagliarmi), un eventuale governo istituzionale avrebbe come obiettivo precipuo quello di svolgere gli stessi compiti. Il problema (per loro) è che, quasi certamente, gli originari piani spartitori dovranno essere rivisti. Insomma, in quest’ultimo caso le bocche da "sfamare" potrebbero diventare troppe.
Comunque, per il momento non è il caso di fare altre congetture e dobbiamo accontentarci di spartire le nostre previsioni con il giornalista del Giornale De Francesco
ENTI PUBBLICI, POLTRONIFICIO DA 600 NOMINE (fonte Il Giornale)
articolo di Gian Maria De Francesco – mercoledì 23 gennaio 2008, 07:00
In scadenza i vertici di Eni, Inps, Enel e Alitalia. Capezzone: occhio alla campagna acquisti
da Roma
Il liberal Daniele Capezzone ha invitato il centrodestra a fare attenzione «alla campagna acquisti che Prodi potrebbe scatenare in queste ore» ricordando che sono previste «600 nomine negli enti pubblici». L’azzurro Raffaele Fitto ha osservato che «l’accanimento terapeutico ha un unico scopo: sopravvivere fino alla scadenza dei principali consigli di amministrazione (Eni, Enel ecc.) per ridistribuire poltrone».
Forse non saranno proprio 600 posti, ma gli interessi in gioco sono molto alti. A partire proprio dai principali enti previdenziali (Inps, Inail, Inpdap) che in base al protocollo sul welfare dovrebbero essere accorpati per conseguire un risparmio di spesa. Come ha sottolineato l’esperto Giuliano Cazzola sul Giornale lunedì scorso, l’idea che si sta facendo largo è quella di commissariare la super-Inps con il presidente della commissione Lavoro del Senato, Tiziano Treu) nominando subcommissari i direttori generali dei tre enti accorpati. E soprattutto liberando uno scranno importante a Palazzo Madama, magari a favore di Rifondazione.
Si tratta di tre enti che movimentano ogni anno 500 miliardi di euro tra entrate e uscite. Ma è chiaro che la partita principale si giocherà sulle aziende controllate dallo Stato. Il settore energetico interesserà i movimenti principali. Sono in scadenza, infatti, i cda di Eni, Enel e Terna. I manager delle tre società: Paolo Scaroni, Fulvio Conti e Flavio Cattaneo hanno conseguito ottimi risultati e il mercato è favorevole a una loro riconferma. Ma l’emergenza politica potrebbe determinare spostamenti più rilevanti rispetto alle presidenze e ai singoli consiglieri.
Lo stesso discorso vale per Poste Italiane dove l’amministratore delegato Massimo Sarmi difficilmente otterrà una riconferma. Giovanni Ialongo (Ipost) è uno dei principali candidati. A Finmeccanica, invece, più che le poltrone sono in ballo le deleghe e il governo ovviamente dovrà giocare la propria parte. In estate, poi, dovrà essere nominato il nuovo consiglio di amministrazione Rai con conseguente valzer di cadreghini nei posti chiave della tv pubblica. Né bisogna dimenticare altre aziende come Tirrenia e come Alitalia. In quest’ultimo caso, la cessione ad Air France-Klm potrebbe spianare la strada a un ex-Iri come Francesco Mengozzi.
Allo stesso modo, un banchiere molto vicino al premier come Claudio Costamagna potrebbe essere uno dei protagonisti. Quel che più conta, tuttavia, è proprio l’ampio margine di manovra che potrebbe assicurare la sopravvivenza della maggioranza di centrosinistra. Al di là di tutti i contrasti. Perché il «nominificio» vale molto più di una crisi.