Aridatece i Gulag
Come già ribadito ad libitum su questo spazio multimediale, la sinistra italiana fa veramente schifo e ribrezzo: ormai è chiaro che ci troviamo davanti alla componente più reazionaria del nostro Paese. Non soltanto dobbiamo assistere all’ormai ridicolo tentativo di tenere in piedi il quasi ventennale teatrino politico “pro” o “contro” Berlusconi, come copertura per nascondere le pesantissime responsabilità di questi figuri nell’opera di distruzione dello Stato sociale e dell’industria pubblica italiana, ma perfino alla riproposizione di una ipocrita e vergognosa questione morale, che, come il loro “maestro storico”, Enrico Berlinguer, insegnava, è sempre utile per accaparrarsi i voti dell’area cattolico-sociale e di quell’opinione pubblica soltanto in apparenza impegnata socialmente, ma in realtà completamente generalista e priva della benché minima coscienza e capacità critica e analitica. Dobbiamo partire proprio dalla prima metà degli Anni Settanta, perché è allora che la (de)-generazione ingraiana comincia a mettere le sue radici malefiche all’interno di questo mondo, tutto sommato ancora pienamente cosciente di sé e del proprio ruolo istituzionale e politico, quanto meno fino alla morte di Togliatti avvenuta nel 1964. Sicuramente gli storici e i politologi dell’Italia contemporanea sono di gran lunga più accreditati di me in simili ricostruzioni, ma in via sintetica è possibile constatare, senza eccessiva tema di smentita, che lo scontro tra Amendola e Ingrao fu tra i più determinanti per stabilire le sorti e il futuro riposizionamento del Partito. Come già ricordato da Gianfranco La Grassa, nel 1973 Berlinguer diede alle stampe su Rinascita un’analisi in merito al golpe cileno di Pinochet, un’analisi assolutamente sorprendente ed esageratamente misurata, mentre nel 1978 Giorgio Napolitano (a ragione o a torto considerato esponente di punta della corrente di “destra” guidata da Amendola, il quale, però, rimase sempre sostanzialmente filo-sovietico, così come la corrente di Cossutta) fu inviato dalla Segreteria ad effettuare un viaggio negli Stati Uniti, come “ambasciatore de facto” del Partito in America. Nel frattempo il PCI, sul piano internazionale, si stava già ampiamente preparando al salto del fosso, al passaggio sempre più netto e definito dalla parte delle ragioni atlantiche e della Nato, mentre, sul piano nazionale e interno, il settore del pubblico impiego veniva scandalosamente gonfiato in virtù delle disposizioni dell’intero sistema partitocratico attraverso l’odiosa pratica del clientelismo politico (ancora oggi fortissimo nelle cosiddette regioni “rosse”), provocando un’impennata del debito pubblico senza precedenti. Eppure, anche dopo quel gigantesco eccesso di spesa pubblica, fu tenuta in piedi la farsesca teoria del “capro espiatorio”, per l’occasione individuato nella figura dell’ex presidente del consiglio, Bettino Craxi, sicuramente corresponsabile di finanziamenti illeciti ai partiti, ma nei fatti unico imputato seriamente coinvolto dal pool di Mani Pulite, a differenza di tutti coloro che prima di lui beneficiarono di tale “pratica occulta”, dei numerosi prodotti politici del PSI, letteralmente riciclatisi a destra (Frattini, Brunetta ecc. …) e a sinistra (Amato, Del Turco ecc. …), e di quella vasta fascia di parlamentari del “fu pentapartito” che fecero in tempo a “sdoganarsi” da quel “terribile mostro” che aveva osato puntare i piedi contro Reagan a Sigonella e legittimare l’Intifada Palestinese durante una seduta del consesso di Montecitorio. E questo vizio italiano di scaricare addosso ad un solo ed unico individuo tutto il bene o tutto il male di un’epoca storica o di una situazione sociale, continua ancora oggi con la farsa, mediaticamente sempre più roboante, di Berlusconi. Eppure i nodi vengono al pettine, e nell’occasione dell’aggressione imperialistica contro la Repubblica di Libia, avvenuta a coronamento di tutta una serie di rivolte pilotate e/o cavalcate ad hoc dalla macchina strategica atlantica in Nord Africa, questi impostori della sinistra hanno potuto finalmente mostrarsi in tutta la loro ignominia. Si sono distinti ancora una volta, ma non per invocare la pace o il cessate il fuoco (posizioni comunque vigliacche e scandalosamente neutraliste, lontane anni luce da un chiaro e netto punto di vista antimperialista), bensì per unirsi al coro propagandistico e messianico di Obama, della Clinton e di Sarkozy, per denunciare il “dittatore” di turno, malgrado l’evidenza della manipolazione mediatica anti-Gheddafi (ampiamente confortata da prove e testimonianze ormai documentate), e per esortare – con maggior foga persino dello stesso governo italiano – gli Stati Uniti, la Francia e la Gran Bretagna al bombardamento “umanitario”. Il percorso è compiuto: la dimostrazione della servitù atlantica di questi ignobili vetero-colonialisti di sinistra è presto servita. Per chi avesse avuto ancora dei dubbi a riguardo, questa vicenda libica deve necessariamente rappresentare un fosso, uno spartiacque storico, che ponga ben in evidenza l’assoluto carattere criminogeno di questo ammasso di rinnegati e manipolatori definito “sinistra”, dove la stra-citata (e presunta) divergenza tra vertice e base non può più giustificare nulla. Difatti tutto questo mette, ancora una volta, in evidenza l’inconsistenza teorica di quello che Gianfranco La Grassa ha definito quale “semplicismo duale” della grezza ed insufficiente concezione politica di certe parrocchie ideologiche (capitale-lavoro, padronato-proletariato, oppressori-oppressi, dominanti-dominati ecc. …), e delle generiche e grossolane “definizioni collettive” para-religiose di cui questo insulso schematismo si serve (“umanità”, “masse”, “popoli”, “rinascite”, “rivoluzioni popolari” ecc. …), proprio in base al fatto che questi ambienti politici non possono più intendersi come la personificazione istituzionale di “solitari dominanti” al comando di alcuni partiti di massa, ma fanno leva sul consenso e sul favore di un ceto sociale parassitario di estrazione borghese medio-alta, ben preciso, variegato e composito, essenzialmente formato da quella parte del pubblico impiego “inutile e gonfiata”, da una cospicua parte della cosiddetta intelligentia del nostro Paese (artisti, comici, scrittori, opinionisti ecc. …) e da una serie di personalità di spicco del mondo finanziario ed editoriale. Dopo aver festeggiato in seguito al lancio delle centinaia di missili cruise (dotati di quantitativi di uranio) da parte dei loro “eroi” della US Armed Force, i nostri sinistrati ora vogliono convincere il popolo italiano che il nucleare sia “morte”, proponendo un’altra equazione (nucleare + dominanti = profitto) in funzione di (B), dove B ovviamente è il solito cavaliere di Arcore, ormai onnipresente come il peggiore degli incubi nelle notti di questi decerebrati. Malgrado si siano scandalosamente avvinghiati attorno al reattore della centrale nucleare di Fukushima come iene mediatiche, gli sta andando maluccio, perché una delle loro “eroine” storiche, Margherita Hack, portata in pectore fino a due mesi fa quale paladina anti-berlusconiana, ha ovviamente preferito mantenere una sua dignità deontologica di scienziata, piuttosto che prestarsi alla propag
anda falsa, ipocrita e scandalosa di questi novelli radical-ambientalisti in stile Greenpeace, di questi pacifisti-interventisti e moral-umanitaristi: tutta gente che Marx ed Engels avrebbero piacevolmente preso a calci in culo. Ora, secondo il più classico dei ridicoli copioni della propaganda, la Hack viene insultata e scaricata, e lo scienziato da portare in trionfo diventa Carlo Rubbia, che in ogni caso non è affatto contrario al nucleare, ma soltanto all’uranio, puntando invece sui progetti legati all’utilizzo del torio, effettivamente meno nocivo, ma ancora scarsamente reperibile e dunque molto costoso. Sarà un caso, ma praticamente tutte le battaglie di questa sinistra, da oltre vent’anni, conducono il nostro Paese dritto, dritto, lungo i binari della subordinazione agli Stati Uniti, del ricatto contrattuale di Confindustria, della distruzione di ogni residuo di sovranità politica, energetica e militare, e dell’annullamento di ogni seria tutela sociale e previdenziale. È un caso? Io dico di no. Aridatece i gulag.