Arrestato Putin, sono tutti morti.

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In Ucraina non si può votare perché c’è la guerra ma si possono effettuare rimpasti di governo perché c’è la guerra e questa va molto male per il club Atlantico. Un controsenso che non crea imbarazzo negli amici americani ed europei di Zelensky. L’Occidente difende e protegge ad occhi chiusi, nonostante tali contraddizioni, i figli di puttana di Kiev perché sono i suoi figli di puttana. Kissinger insegna. Ugualmente si comporta, applicando un’ipocrita doppia morale, quando condanna sdegnato i bombardamenti russi ma si eccita per quelli ucraini o israeliani.
Se ad ammazzare innocenti sono gli ucraini nel Donbass e anche al confine russo si tratta di resistenza dell’aggredito contro l’aggressore. Ma se l’aggredito non è gradito, come nel caso dei palestinesi, l’aggressore israeliano può fare quel cazzo che gli pare. Come si può riscontrare, non esiste quell’assiomaticità concettuale che tentano di venderci, a reti e cervelli depensanti unificati, per giustificare l’appoggio incondizionato ai loro prediletti. Dunque, tutto è legittimato se i cattivi sono i buoni, anche la pulizia etnica. Superior stabat lupus ma la colpa è dell’agnello che, controcorrente, inquina le acque della democrazia.
Se il mondo odia l’Occidente, e in particolare gli Usa, non è colpa del mondo ma della loro criminale tracotanza e decennale impunità.
Questi lestofanti pretendono anche di far rispettare le loro leggi internazionali e si indispettiscono se un Paese, non supino ai dettami, le ignora bellamente dimostrando chiaramente dove possono infilarsele. È accaduto recentemente con la Mongolia che ha ospitato Putin in visita ufficiale senza trattenerlo, nonostante pendesse sul suo capo un mandato di arresto della Corte dell’Aja. All’ “aia” oceanica delle oche starnazzanti di Washington e Bruxelles le orde mongole hanno fatto il verso. Lorsignori non hanno ancora digerito la novità storica, quella per cui le loro regole non sono più universali e non possono imporle con la prepotenza di una volta, essendo tanti paesi divenuti immuni alle minacce. Il tempo dell’unilateralità e del consenso unanime è finito, sono mutati i rapporti di forza e si è ristretta l’influenza egemonica della Casa Bianca e dei suoi lacchè su gran parte del pianeta. Esistono più poli di potenza che stanno riequilibrando la situazione, truccare la partita cucendosi le regole addosso e riadattandole all’abbisogna è una scorrettezza che non funziona più. Inoltre, certe trame finiscono per ritorcersi contro gli stessi che le hanno ordite. Aspettiamo il giorno in cui il tribunale di un paese membro dell’Unione Europea, presentandosene l’occasione, sbatterà il Presidente russo in gattabuia. Un attimo dopo sarebbe investito da una raffica di missili che lo riporterebbe ai tempi della pietra. Scatterebbe forse la difesa collettiva di tutta la NATO ma non c’è da giurarci e sarebbe tardi per il malcapitato. I piccioni viaggiatori ai quali affidare il messaggio “arrivano i nostri” giungerebbe comunque a cose già (dis)fatte ma non è detto dopo i soccorsi che potrebbero invece non arrivare mai, in perfetto stile americano. Da sempre questi ultimi si fiondano solo dove possono ricavarci qualcosa, per amore della libertà che coincide con il loro interesse. Va bene immolarsi per la democrazia purché a morire siano sempre gli altri.
Ci siamo messi in cul de sac con le nostre mani e ora pretendiamo di risolverlo tagliandocele.