ATTACCO ALL’ECONOMIA ITALIANA E GOVERNO DELLA CONTINGENZA di M. Tozzato

 

Sul Sole 24 ore del 17.02.2011 è apparso un articolo dal titolo significativo: Ultimatum di Bruxellessulla golden share in Italia. La giornalista del Sole, A. Cerretelli scrive:

<<Il contenzioso con Bruxelles su questo fronte si trascina da anni. […] la Commissione decise di rivolgersi ai giudici di Lussemburgo. Nel marzo del 2009 la Corte le diede ragione bocciando la normativa italiana, ritenuta incompatibile con quella comunitaria in quanto ostacola tanto la libera circolazione dei movimenti dei capitali quanto il diritto di stabilimento nel mercato unico.

Incassata la condanna, l'Italia non fece comunque nulla per correre ai ripari. Trascorsi alcuni mesi, Bruxelles nel novembre di quello stesso 2009 decise di inviarle una lettera di messa in mora. Ma anche quel passo non suscitò reazioni a Roma.>>

Adesso il governo italiano ha due mesi di tempo per modificare il decreto sulle golden share altrimenti ci sarà un nuovo ricorso davanti alla Corte di Giustizia europea; naturalmente il risultato sarebbe scontato e la nuova bocciatura costringerà questa volta l’Italia ad adeguarsi alle norme della Ue. Il dipartimento del Tesoroitaliano detiene poteri speciali in alcuni grandi gruppi di importanza strategica come Eni, Enel, Finmeccanica e Telecom Italia. Si tratta proprio di quei gruppi industriali di punta che mantengono  da alcuni anni una notevole capacità competitiva e di iniziativa, in campo internazionale, anche grazie all’appoggio economico e soprattutto politico dei vertici governativi dello stato italiano. L’articolo poi continua spiegando che sono

<<nel mirino i poteri di veto in caso di acquisizione di quote rilevanti di capitale delle società partecipate che rappresentino il 5% dei diritti di voto (o anche meno, se così stabilito). Quelli di veto anche in caso di patti o accordi tra azionisti su pacchetti che rappresentino sempre almeno il 5% dei diritto di voto. E ancora quello di veto su decisioni relative alla gestione delle società, come fusioni, scissioni, trasferimento all'estero, scioglimento o cambiamento di ragione sociale.>>

Gli scherani dell’Unione europea al servizio degli Usa motivano il provvedimento contro l’Italia affermando che le regole vigenti “rendono meno attraenti gli investimenti diretti o di portafoglio in queste imprese e possono scoraggiare potenziali investitori di altri paesi membri”. Questo attacco ai nostri interessi nazionali viene in effetti svelato dalla stessa Commissione quando riconosce che

<<la golden share può essere giustificata dalla necessità di tutelare interessi vitali dello Stato. Però nel caso italiano i criteri di gestione dei poteri speciali […] ,essendo imprecisi, potrebbero tradursi in un eccesso di discrezionalità.>>

Si tratta, ovviamente, di un eccesso di discrezionalità nei confronti dei vertici di Bruxelles, semplici pedine al servizio dell’amministrazione degli Stati Uniti, di fronte alla quale, comunque, ora come ora, nemmeno Francia e Germania riescono a costruire una efficace strategia di contrapposizione. Intanto il 16 febbraio , mentre si segnalavano i primi disordini e le prime proteste  contro il governo libico, veniva annunciato un accordo che impegna Eni

<<la compagnia controllata dallo Stato italiano a cedere a Gazprom il 50% della sua quota nel giacimento petrolifero Elephant, nel deserto libico. La partecipazione è stata valutata circa 170 milioni di dollari. L`intesa, che sarà sottoposta al vaglio di Tripoli, è stata sottoscritta da Scaroni e da Alexey Miller, capo di Gazprom, alla presenza del premier Silvio Berlusconi e del presidente della Federazione russa, Dimitri Medvedev, alla sua terza visita ufficiale in Italia. Eni e Gazprom firmeranno poi un altro accordo, entro il 28 febbraio, per regolare i rapporti di compravendita del metano che sarà estratto dai giacimenti siberiani di Severenergia, la società mista di cui i russi possiedono il 51% e Eni ed Enel il 49% in modo congiunto. Tutto ciò avviene mentre mancano poco più di due mesi alla scadenza del secondo mandato di Scaroni, che conta sulla riconferma da parte dell`attuale governo.>>

Forse gli Usa hanno cominciato a valutare che i rapporti tra Gheddafi e la Russia si stanno facendo troppo stretti e – consapevoli di colpire così anche i maggiori stati europei (Italia, Francia, Germania e perfino Gran Bretagna) che hanno sviluppato con la Libia relazioni economiche di dimensioni molto significative – nel loro “piano di riorganizzazione” del nord-africa e di alcune zone del Medio Oriente hanno avuto nel mirino fin dal primo momento il regime di questo loro “nemico storico”, nonostante l’apparente ammorbidimento nelle reciproche relazioni a cui abbiamo assistito negli ultimi anni. La strategia del “serpente” dell’amministrazione Obama che tenta di sfruttare l’arma delle rivoluzioni colorate pseudodemocratiche per destabilizzare questi paesi gioca ovviamente sul disagio delle masse impoverite dalla crisi e punta sul disorientamento dei gruppi islamici radicali i quali si rendono conto di non riuscire più a controllare i ceti medio bassi solamente  con il richiamo alla tradizione religiosa ma di dover proporre anche un progetto economico-sociale credibile.

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Sul Corriere del 17.02.2011 Giuseppe de Rita propone alcune interessanti osservazioni, almeno dal mio punto di vista. Prima di tutto il noto sociologo risponde, in qualche modo, ai suoi numerosi amici e colleghi degli altri paesi riguardo alle sollecitazioni ricevute ad esprimere indignazione e a proporre richiami etici di fronte all’attuale situazione politica italiana. Così si esprime, infatti, De Rita:

<<Anzitutto non mi indigno, perché avverto che l'indignazione serve molto per infiammare gli animi ma poco per stabilire una seria dialettica politica, al di là delle strumentalizzazioni spesso taroccate che essa subisce. In secondo luogo non faccio richiami etici, perché sono convinto che il moralismo non si traduce mai in cultura di governo e che ancor meno ci si può aspettare dall'immoralismo di potere, specialmente in una società dove tutto galleggia su una diffusa amoralità quotidiana.>>

 Il professore propone, quindi, come primo passo, un atteggiamento umile e sobrio che consiste nel

<<mettere in ombra per qualche anno le due parole- mito degli ultimi decenni: programmi e riforme. […]Avanzo quindi l'ipotesi che oggi occorre attrezzarsi a «governare la contingenza», cioè i fenomeni ed i processi che via via si presentano nell'evoluzione socioeconomica, senza farsi prendere dalla nostalgia per la magica parol
a «vision» su cui si basa il cosiddetto primato della politica. È infatti evidente che nella società moderna «non ci sono che processi» (dalla globalizzazione all'esplosione dei flussi migratori), che spiovono dal di fuori e creano incertezze e sfide per tutti i soggetti sociali, piccoli e grandi che siano; essi di conseguenza possono essere gestiti solo fenomeno per fenomeno, soggetto per soggetto, caso per caso, decisione per decisione, in un crescente primato della contingenza.

È la indiscutibile realtà di fatto, con tutta la sua carica di relativismo nei giudizi e di empiria continuata nei comportamenti. Ne troviamo più che facile conferma nella attuale situazione italiana dove dobbiamo fronteggiare solo delle contingenze: la ripresa degli sbarchi di immigrati, la esplosione politica del Nord Africa, il rientro dal debito impostoci dalle nuove direttive europee, l'egoismo aziendale di molte imprese che vivono di globalizzazione, la risistemazione della finanza locale in vista del federalismo, l'incidenza del permanere della crisi occupazionale sulle decisioni economiche delle famiglie, la bolla dei due milioni di giovani che non studiano e non lavorano.>>

Certo l’affermazione di De Rita che nella società moderna non ci sono che processi   non può essere presa alla lettera ma è sicuramente vero che in una situazione d’emergenza, in uno stato di eccezione,  se non si vuole che la situazione degeneri – magari sfociando in un regime dispotico che si presenti come restauratore dell’ordine di fronte al caos – è necessario mettere tra parentesi le problematiche di riforma strutturale compresi i tentativi di risolvere le grandi questioni con opere di ingegneria costituzionale  e legislativa. Diventano quindi necessari, per chi governa, tempi decisionali più rapidi e una maggiore capacità di individuare gli obiettivi e gli ostacoli, momento per momento, assieme al coraggio di portare avanti dei progetti – certo sempre collegati a determinati gruppi di potere – con decisione e determinazione, cosicché gli eventuali oppositori di diverse tendenze possano/debbano  rispondere con proposte autenticamente alternative e altrettanto orientate a risultati  efficaci nell’applicazione delle strategie. Ovviamente il nostro blog ha da tempo assunto una precisa presa di posizione, ma il nostro ruolo come piccolo gruppo che porta avanti un lavoro di critica politica e culturale consiste anche nel contribuire alla nascita di una coscienza politica – e di attori che possano renderla effettuale – adeguata alla nuova fase di acuti conflitti interni agli stati e di un multipolarismo  che attraverso crisi   sempre più frequenti e acute sta esasperando le tensioni sociali e provocando “ribaltoni” geopolitici.

Mauro Tozzato           20.02.2011