LA RIVOLTA DEGLI SCERIFFI

 

 

Dalla finestra del suo ufficio si vede l’autostrada, una tipica freeway californiana con almeno quattro corsie per senso di marcia, si alza dalla sedia e si avvicina alla finestra, sembra fissare le macchine che sfrecciano sulla strada; non è ora di punta ma il traffico è già sostenuto. Si gira verso di me: “vuoi un caffè?

La mia è una visita cordiale, ci sono stato altre volte nell’ufficio di questo sceriffo; un’autorità molto amata in questa contea di media grandezza nello Stato dell’oro, la California. Alto, di corporatura media, con una lunga carriera alle spalle, uno di quelli che ha cominciato dalla gavetta, facendo pattugliamento sulla strada e arrivando fino alla posizione più alta; “no grazie, il caffè l’ho già preso” rispondo.  Ritorniamo a parlare del più e del meno ma c’è una domanda che mi brucia; aspetto il momento giusto; “hai mai avuto il piacere di incontrare l’ex sceriffo Richard Mack?” Mi guarda sorridendo, capisce che la mia è una domanda trabocchetto: “ma non eri venuto solo per salutarmi…? No, non  ho mai avuto il piacere…Ma lo so dove stai andando a parare…Senti io non appartengo alla categoria degli sceriffi ribelli…” Il suo viso si  fa serio “ le nuvole all’orizzonte sono cupe e minacciose …” dice lui, adesso anche io volgo lo sguardo alla finestra. Una giornata di sole di tarda primavera tipicamente Californiana; d’altronde nella baia di San Francisco da Aprile a Ottobre non piove mai, le nuvole cui si riferisce annunciano…ben altre tempeste… da tardo impero americano …

Quando nell’ormai lontano 1994, l’allora Sceriffo Richard Ivan Mack,  della contea di Graham in  Arizona, fece causa al governo Clinton, accusando il governo federale di violare la costituzione con il Brady Handgun Violence Prevention Act, pochi consideravano la possibilità che nel futuro immediato si sarebbe creato un gruppo consistente di sceriffi,  sparsi in tutto il territorio a stelle e strisce, pronti ad alzare le barricate contro il tiranno federale (https://www.youtube.com/watch?v=uEoeLGIL3BI). Dopo quasi vent’anni dalla causa di Mack, siamo alla resa dei conti.  La proposta di legge fatta recentemente dai democratici con il supporto di un ristretto numero di repubblicani e poi bocciata, la quale prevedeva l’ inasprimento delle norme sul controllo delle armi, ha creato un’onda d’urto considerevole tra molti sceriffi e tutori della legge americani, al punto da far sorgere lo spettro tangibile della ribellione armata.

Mentre gli americani devono confrontarsi, scandalo dopo scandalo, con la totale incompetenza e il delirio dell’imperatore nudo Obama e dei suoi fedeli, nei posti più remoti dell’America, più di 400 sceriffi, sparsi in 15 stati (il 15% degli sceriffi), su un totale di 3080, hanno giurato di opporsi a qualsiasi tentativo dei politici di violentare la costituzione, soprattutto riguardo al secondo emendamento: il diritto di possedere armi (https://www.youtube.com/watch?v=UAgcgGyv_i0). Sotto la magistrale regia dell’ormai ex sceriffo Mack con la sua stella appesa al chiodo, ma non il suo fucile, il movimento patriottico Americano ha ritrovato nuova linfa. Una linfa che non si vedeva forse dai tempi della guerra di indipendenza, quando nelle taverne del paese, gruppi di contadini, sceriffi, fuorilegge, coloni, tutti insieme patrioti convinti, si ritrovavano per esprimere la loro frustrazione e rabbia contro l’oppressione della corona inglese  che limitava la loro libertà.  Quegli stessi che poi si ritroveranno a combattere per l’indipendenza dal tiranno d’oltre oceano. Allora solo il 30% circa della popolazione di coloni,  credeva nella necessità di liberarsi dal giogo della tirannia materna inglese. Ma quel 30 % era pronto a morire per il loro ideale di libertà, un concetto di patriottismo pressoché sconosciuto in Italia. Soprattutto questa Italia odierna del politicamente corretto, asservita ai padroni sparsi tra Europa e Nord America, preoccupata più delle proprie marchette che della propria sopravvivenza.

Questi 400 sceriffi, hanno non solo giurato di difendere la costituzione Americana dall’attacco perpetrato, secondo loro, da componenti del governo federale, ma sono passati dalle parole ai fatti.  Negli Stati dello Utah e Nuovo Messico,  58 sceriffi hanno spedito una  lettera di sfida alla Casa Bianca. In New Hampshire, uno sceriffo ha dichiarato che sia lui che ì suoi vice si ritengono giustificati nello sparare a vista contro i dottori abortisti per proteggere la vita “di piccoli innnocenti”, vittime di barbari assassini. Nella contea di  Maricopa, in Arizona, l’ormai leggendario sceriffo Joe Arpaio (genitori originari di Lacedonia), è impegnato con i suoi incaricati a purgare la contea da immigrati illegali, cosa che gli è costata una denuncia da parte del Dipartimento di Giustizia Americano per abuso di potere; ma Arpaio ha risposto mostrando l’indice medio al governo federale e per ritorsione ha ordinato ai suoi vice, di avviare  una inchiesta, per accertare, una volta per tutte, se il certificato di nascita mostrato da Obama è autentico oppure falsificato, caso questo che validerebbe la teoria cospiratrice che Obama non è nato negli USA, ma in Africa; quindi ineleggibile alla presidenza secondo la regola dettata dalla Costituzione Americana (https://www.youtube.com/watch?v=RbxBZ12sjgQ ).

Più di qualche sceriffo ha anche dichiarato che ogni agente federale che cercherà di applicare nella loro contea qualsiasi legge che sia in violazione o in diretto contrasto con la Costituzione Americana dei padri fondatori, verrà dichiarato fuorilegge e quindi sottoposto ad arresto immediato da parte dei suoi incaricati; una minaccia indirizzata soprattutto alla FBI. Lo Sheriffo Greg Hagwood, della contea di Plumas in California, ha dichiarato recentemente che il governo federale con le sue azioni incostituzionali “ha svegliato il gigante dormiente” (https://www.youtube.com/watch?v=a_fhPEMFOxk ).  I casi sono virtualmente infiniti e non basterebbe un libro di 300 pagine per menzionare tutti gli sceriffi e le dichiarazioni da loro fatte negli ultimi mesi contro il governo centrale, contro Obama e contro i vigliacchi colleghi delle forze dell’ordine che non hanno ancora preso una posizione antigovernativa. Al riguardo è significativo aggiungere che recentemente in Colorado, durante una visita di Obama, un gruppo di Sceriffi ribelli ha manifestato contro in presidente, fuori dal luogo in cui parlava (https://www.youtube.com/watch?v=Vsgtvz4OnYw ). La cosa peculiare è che il Presidente aveva alle spalle, durante il comizio, un gruppo di agenti della Polizia di Denver ed il comizio si teneva nell’edificio principale dell’accademia di polizia di Denver. Passato l’evento si è saputo da alcuni degli agenti presenti, che molti colleghi sono stati ”obbligati” dall’amministrazione ad attendere e partecipare alla manifestazione di Obama. Si profila uno scontro tra forze di polizia contrapposte.

La storia degli sceriffi ribelli, non è l’unico segno di cedimento strutturale della potenza Americana. Come  riportato l’anno scorso in questo mio articolo ( http://www.conflittiestrategie.it/cracks-in-the-empire) il problema è anche politico, oltre che civile/sociale. Lo scontento manifestato dagli sceriffi, anche se per il momento circoscritto a circa il 15%, potrebbe allargarsi ancora di più.  Questi sceriffi si ergono a barriera contro la deriva liberale progressivista che pervade la terra a stelle e strisce. Loro sono pronti alla difesa estrema della causa patriottica conservatrice. Nelle parole dello sceriffo della contea di  Milwaukee, David A. Clarke Jr., si sentono i tuoni, ancora lontani ma in avvicinamento, di una seconda rivoluzione americana (https://www.youtube.com/watch?v=hgH7LfNTt3U )

Questi 400 sceriffi possono contare sui loro incaricati, agenti addestrati allo stesso modo e a volte anche più di poliziotti regolari; vice che pattugliano ogni giorno le strade delle contee americane. Se calcoliamo questi subordinati fedeli ai loro sceriffi, parliamo di un potenziale di circa 40.000 agenti (stima per difetto). A questi deputati bisogna aggiungere semplici civili patrioti, militari ed ex militari, milizie anti-governative, poliziotti statali e cittadini comuni; quindi gli ingredienti ci sono veramente tutti per un nuovo 1776. Tutto dipenderà dal comportamento di Obama e della sua amministrazione su certe tematiche e politiche. Le sue elezioni, anche se apparentemente maggioritarie, seguite dagli scandali a ruota che coinvolgono la sua amministrazione e dalle leggi federali anti-costituzionali, hanno lasciato un segno indelebile e cambiato il corso del paese mettendolo quindi in rotta di collisione con milioni di cittadini americani. Il voto popolare preso da Obama in Novembre, non assicura la sua sopravvivenza perché le forze contrapposte a lui e al partito democratico sono quelle “dure e pure” (forze che vanno al di là del Partito Repubblicano, dove è in corso una resa dei conti stile “notte dei lunghi coltelli”) pronte a lottare e morire per la loro causa. I prossimi 3 anni di Obama saranno cruciali per capire se l’America che conosciamo potrà sopravvivere nella sua forma attuale oppure quella forma assumerà per sempre altre vesti.

Mi rivolgo di nuovo allo sceriffo: “ti vedo preoccupato …” Mi guarda diretto negli occhi  “hai mai sentito la frase che fu detta da Lincoln?” “Quella sulla caduta dell’unione?” Chiedo io.  “Sì, proprio quella” risponde continuando a scrutarmi negli occhi. “Non me la ricordo a memoria, mi pare che menzioni la caduta del nostro paese come una possibiltà concreta più dovuta a un fattore interno che esterno.” Con il dito si tocca la tempia “l’ho memorizzata fin da piccolo, mi rimase impressa dopo una discussione nella lezione di storia alle medie: America will never be destroyed from the outside. If we falter and lose our freedoms, it will be because we destroyed ourselves.” … Le nuvole all’orizzonte si stanno gonfiando di un nero pesante …

 

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Conflitti e Strategie intervista Giorgio Benvenuto (2a parte), a cura di Giuseppe Germinario

3153-657094Conflitti e Strategie ha intervistato Giorgio Benvenuto. Questa è la seconda parte.  Attualmente personaggio di spicco del PD, dagli anni ’60 al ’90, ha ricoperto da protagonista di primo piano gli incarichi di segretario dei metalmeccanici e poi della confederazione sindacale della UIL; nel ’93 è stato segretario del PSI, successore di Bettino Craxi; sino al 2008 è stato parlamentare nelle fila del PD/PDS/DS seguendo con grande competenza le questioni del fisco, delle condizioni di lavoro e dell’economia. L’intervista tratta della particolare conduzione della recente campagna elettorale del PD, dell’Unione Europea, della gestione del fisco in Italia con qualche aneddoto riguardante la caduta di Bettino Craxi. A breve riproporremo l’appuntamento per discutere del ruolo del sindacato nel nostro paese. In basso i link di accesso

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Conflitti e Strategie intervista Giorgio Benvenuto, a cura di Giuseppe Germinario

giorgio benvenutoConflitti e Strategie ha intervistato Giorgio Benvenuto. Attualmente personaggio di spicco del PD, dagli anni ’60 al ’90, ha ricoperto da protagonista di primo piano gli incarichi di segretario dei metalmeccanici e poi della confederazione sindacale della UIL; nel ’93 è stato segretario del PSI, successore di Bettino Craxi; sino al 2008 è stato parlamentare nelle fila del PD/PDS/DS seguendo con grande competenza le questioni del fisco, delle condizioni di lavoro e dell’economia. L’intervista tratta della particolare conduzione della recente campagna elettorale del PD, dell’Unione Europea, della gestione del fisco in Italia con qualche aneddoto riguardante la caduta di Bettino Craxi. In una occasione successiva percorreremo un po’ di storia d’Italia da un particolare punto di vista. Sotto, i link delle prime tre parti dell’intervista. Domani seguirà il resto

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LE BRIOCHES DI MARIANTONIETTA

mariaantoniettaSono esterrefatto. Ho ascoltato più volte l’intervento di Laura Boldrini, Presidente della Camera, ai funerali dei tre suicidi a Civitanova Marche. Ascoltatelo anche voi e soprattutto interpretatelo (http://www.youtube.com/watch?v=hUqAUwufmqY&NR=1&feature=endscreenhttp://www.youtube.com/watch?v=CMmk6YJwT_E).

Sono stato funzionario sindacale per diversi anni negli anni ’70 nel settore meccanico ed edilizio. Il nocciolo duro del sindacato di allora era costituito dagli operai professionalizzati e dai tecnici i quali fondavano sulla considerazione del lavoro, sulla consapevolezza professionale la legittimità delle battaglie sindacali, anche le più dure e l’orgoglio della rivendicazione di diritti e condizioni di vita e lavoro decenti. Tralascio il resoconto della mia vicenda professionale una volta tornato al lavoro dipendente; vi presterò attenzione una volta giunto alla pensione non per narcisismo, ma per divertimento e per stigmatizzare il rapporto che esiste in tante grandi aziende, spesso e volentieri inversamente proporzionale, tra appartenenza a combriccole e competenza professionale. Il segno, anche se degenerato, che comunque il potere, il conflitto di potere prevale sul cosiddetto merito specie quando si sceglie di sopravvivere negli interstizi del mondo.

Dalla mia attuale postazione di lavoro osservo con sempre maggior frequenza lo stesso atteggiamento e pudore, così come rivelato, dei tre suicidi di Civitanova, anche se smentito da alcuni loro concittadini: il rifiuto della richiesta di assistenza, vissuta come una umiliazione insopportabile, da parte di chi ritiene di essersi guadagnato il diritto a un reddito e a una pensione decente con il proprio lavoro di una vita. Noto altresì la gran “generosità” con la quale vengono elargiti oboli, assistenzialismo e prebende a persone in transito occasionale in questo nostro paese; non ne faccio colpa ai singoli opportunisti di turno. Sono la conseguenza di un welfare ormai del tutto avulso dalla capacità di un paese di produrre ricchezza e attività e di riconoscere il contributo dei propri cittadini alla prosperità e all’indipendenza della comunità nazionale; sono il riverbero dell’umanitarismo e del dirittocittadinario pelosi dell’Unione Europea così lesta a riconoscere uguali diritti di cittadinanza sociale all’universo mondo, così subdola nel delegare però ai singoli stati nazionali, all’interno dei propri confini e con poche possibilità di verifiche efficaci, sempre che ne abbiano l’intenzione, l’erogazione e il controllo delle elargizioni.

Un discorso che riprenderò con dovizia di argomenti quanto prima e senza alcuna venatura di razzismo.

Ad una rivendicazione estrema e disperata di dignità negata, la nostra Maria Antonietta offre simbolicamente la propria brioche: “la misura della dignità di una persona va associata ai valori di cui è portatrice, non alla ricchezza materiale di cui dispone” è la sintesi del suo predicozzo.

Annamaria, Romeo e Giuseppe avranno finalmente compreso, da lassù, di essere vittime delle apparenze della società consumistica e del proprio inganno; si saranno già pentiti della loro scelta irreversibile.

La nostra benefattrice non fa che riproporre al proprio piccolo paese, all’Italietta bisognosa e questuante, il proprio ruolo planetario di assistente e prefica di profughi, spesso al seguito diretto degli artefici del degrado e della distruzione che li producono.

Gli espropriati, i depredati, gli annullati diventano “poveri”; gli interventi auspicati diventano pura e semplice assistenza. Nessuna parola su un patrimonio professionale, imprenditoriale, di competenze costruito in decenni che si sta vaporizzando in pochi mesi; un paese con sempre meno identità, coerenza e amor proprio e uno stato spappolato che si vorrebbe ridotto a una ONG o ad una succursale dell’UNICEF e dell’ONU dei quali si sente, evidentemente, ancora dipendente a pieno titolo.

Una mutazione antropologica mostruosa che rispecchia fedelmente l’evoluzione della sedicente sinistra superstite degli ultimi decenni.

Questi signori e, nella fattispecie, la Signora vivono ormai in una sfera di cristallo; non si accorge nemmeno, quest’ultima, degli insulti compassionevoli che dispensa sin dal suo insediamento alle vittime compassionate; rischia di irretire prematuramente oltre ogni misura i “poveri” e fustigati che ancora plebe non sono.

A fine ‘700, in Francia, non riuscirono a tacitare la sua antenata e sopraggiunsero sei anni terribili.

È probabile che l’attuale rediviva sarà messa a tacere dai suoi stessi mentori prima che contribuisca a determinare con entusiasmo plasticoso definitivamente l’irreparabile.

Ma la Storia, come la gatta frettolosa, fa spesso i figli ciechi, specie quelli più supponenti.

 

 

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