Autore: G. P.
Qualche interpretazione della Storia , di GLG
Quando all’inizio del ’33 andò al potere Hitler (alle elezioni i nazi erano il I partito con il 43,9% dei voti, mentre socialdemocratici e comunisti erano lontanissimi, ma certamente poi tale potere non fu più gestito con sondaggi tra […]
Continua a leggereLa Memoria è un trucco
La Memoria divide, la Storia aiuta a capire. Sono parole di Alessandro Barbero, storico e accademico di rara bravura. Ed è effettivamente così. La Memoria, ormai completamente identificata con un solo evento relativamente recente, come la Shoah, è divenuta un […]
Continua a leggereIntervista a La Grassa
La censura in nome della democrazia, di A. Terrenzio
Che la sinistra italiana fosse entrata in un vicolo cieco, che fosse l’ideologia mainstream ostile a qualsiasi discorso contrastante la narrazione dominante, era cosa ormai nota da tempo e l’abbiamo descritta in tutte le salse, ma e’ da qualche tempo […]
Continua a leggereINTERVISTA A GIANFRANCO LA GRASSA
Gianfranco La Grassa è stato professore associato. Inoltre, è stato alla facoltà di Giurisprudenza di Pisa dal 1964 al 1981 (con due anni quindi di viaggi tra Pisa e Venezia). A Venezia è stato professore di Economia politica, ma al Corso di Laurea in […]
Continua a leggereLa sinistra che non c’è
Metodi americani, di GLG
Gli statunitensi uccidono al-Baghdadi e prendono i pozzi petroliferi di Assad
due articoli molto precisi e più che credibili. Nessun pianto certo per la morte del “Califfo” come nessuna, a suo tempo, per Bin Laden. Tuttavia, è chiaro che si sapeva dov’era quest’ultimo così come si sapeva dov’era il primo. Gli Usa di Trump e quelli di Obama (con Hillary Clinton) sono in forte attrito, ma comunque mentono e recitano “commedie” tutti e due. Solo che ci sono strategie diverse; e Bin Laden fu assassinato da coloro che lo avevano aiutato a mettere in piedi Al Qaeda. Il “Califfo” – non poi tanto morto da codardo – si è suicidato e con i figli; qualcosa che semmai assomiglia vagamente al suicidio dei Goebbels (anche loro da non com-piangere, ma certamente da non accusare di viltà). Le due morti dei capi degli islamici “terroristi” (assassinio e suicido) sono state viste (o almeno lo si è finto) in diretta TV, con lo “wow” della Clinton e l’esultanza di Trump. Mentre Obama (tramite Arabia Saudita e Qatar) mise in piedi l’Isis per poi combatterlo (esattamente come già si era fatto con Al Qaeda) e vantarsene, forse Trump ha semplicemente proseguito la lotta a tale organizzazione. Tuttavia, poteva annientare il “grande capo” assai prima, ma non conveniva agli USA. E’ del tutto evidente che – da quando la Russia ha salvato Assad dalla fine che volevano procurargli proprio gli “yankees”, esattamente simile a quella di Gheddafi – si è svolta una recita, piuttosto meschina e miserabile, in cui hanno avuto un qualche ruolo pure i curdi (per conto degli Usa) contro l’Isis, ma per tenere occupato un pezzo di Siria con i pozzi petroliferi. Poi ci si è serviti della Turchia – di volta in volta blandita e minacciata da Trump per la sua recente azione anti-curda – allo scopo di avere una più sicura occupazione di quell’area. E adesso, si è potuto dare il tocco finale (cioè: finale per il momento) con l’uccisione del capo dell’Isis. La Russia (che nutre dubbi sulla fine del “Califfo”) deve stare in campana e gioca varie carte; pur essa non si scontra veramente con la Turchia, ma certamente starà ben attenta a quest’ultima mossa che vorrebbe rendere definitiva l’occupazione dei pozzi petroliferi. Seguiamo, seguiamo. Non piangiamo le morti dei servi degli Stati Uniti, ma cerchiamo di capire chi sono i peggiori “terroristi” e “assassini”. E se nel “mondo” islamico (o comunque in quello che fu “il Terzo”) abbiamo appunto servi dai modi piuttosto rozzi e brutali, dalle “nostre parti” abbiamo personaggi “gentili” e di “buone maniere”. Quali sono i più pericolosi alla lunga? Non è affatto l’islamismo a mettere in forte pericolo la nostra civiltà; questo l’errore di personaggi come la Fallaci o, più recentemente, come Houellebecq. Il pericolo è tutto interno all’“occidente”, che non riesce a trovare una nuova classe dominante sostitutiva di quella ormai “alla fine”, nata dalla fusione degli industriali “cotonieri” e di un ceto intellettuale prodotto dalla totale degenerazione di “ultrarivoluzionari” falliti e dunque vendutisi per continuare la loro devastante opera culturale.
E so già che gli “amici” di questo luogo non sapranno leggere nemmeno un centesimo di quanto qui contenuto. E si terranno la loro ignoranza del destino che li attende.
Continua a leggereMa i “razzisti” non erano finiti?
Sui giornali accadono fatti che la realtà ignora. Aveva ragione Jacques Derrida (e di rincalzo Carmelo Bene), le notizie vengono prima degli eventi e poco importa se quest’ultimi contraddicono, in un secondo momento, la cronaca immaginata. Il tentativo dei […]
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